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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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<strong>in</strong>correre <strong>in</strong> una sospensione, la gran parte della stampa manteneva <strong>in</strong> ogni caso una grande<br />

prudenza, evitando di criticare troppo apertamente la Francia, o di contrariare le autorità<br />

locali. Come osservò il console italiano Zasso, la stampa di Aleppo, «anche quella<br />

notoriamente al servizio della Francia e dell’Inghilterra, è poco ricca, poco organizzata, e<br />

sempre affamata di materiale qualsiasi per riempire le colonne». Ciò rendeva semplice<br />

pubblicare anche materiale il cui contenuto si distaccava dalla l<strong>in</strong>ea <strong>politica</strong> del giornale,<br />

purché esso non avesse un carattere troppo esplicitamente propagandistico 2 . Ciò conferma le<br />

osservazioni francesi, secondo cui i consolati italiani riuscivano a far pubblicare qualche<br />

articolo di loro gradimento, ma non ottenevano un sostegno efficace <strong>–</strong> né, tanto meno,<br />

dis<strong>in</strong>teressato <strong>–</strong> alla propria <strong>politica</strong>. L’adesione ideologica al fascismo, ed il prestigio<br />

dell’Italia, erano assai più limitati di quanto non si illudessero gli italiani, sulla base del<br />

consenso apparente che loro stessi si erano comprati. Nel 1939, dopo che la Francia riprese a<br />

sovvenzionare la stampa, e <strong>in</strong>asprì la repressione verso coloro che mostravano scarsa<br />

solidarietà con la potenza mandataria, praticamente nessun giornalista scelse di sacrificarsi<br />

per fedeltà all’Italia.<br />

Il sostegno o l’opposizione all’Italia non erano motivati, comunque, esclusivamente da<br />

considerazioni economiche. Pur con significative limitazioni, legate sia alla situazione<br />

f<strong>in</strong>anziaria dei giornali, oppure alle leggi restrittive verso la stampa, una buona fetta dei<br />

giornalisti libanesi e <strong>siria</strong>ni svolgeva il proprio lavoro con onestà <strong>in</strong>tellettuale. Molti di essi<br />

rifiutarono le offerte di sovvenzioni italiane, o r<strong>in</strong>unciarono a quelle che già ricevevano, per<br />

poter esprimere le proprie conv<strong>in</strong>zioni politiche. Inoltre, le offerte di denaro alla stampa<br />

provenivano da diverse fonti: i giornali potevano ricevere denaro dalle autorità mandatarie e<br />

da quelle locali, da vari gruppi di potere e di <strong>in</strong>teresse, oltre che dalla Turchia, dall’Iraq, e<br />

probabilmente da ogni altra nazione che avesse degli <strong>in</strong>teressi politici o economici all’<strong>in</strong>terno<br />

del Mandato. La conseguenza pratica di questa situazione era che i giornalisti potevano<br />

permettersi, entro certi limiti, di scegliere la provenienza delle sovvenzioni che ricevevano, <strong>in</strong><br />

base alle loro conv<strong>in</strong>zioni e <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azioni. Secondo i documenti italiani, ad esempio, al-Bilad<br />

aveva com<strong>in</strong>ciato a sostenere l’Italia di propria <strong>in</strong>iziativa, nel 1935; solo quando si era trovato<br />

<strong>in</strong> difficoltà economiche, si era naturalmente rivolto al consolato italiano per chiedere aiuto.<br />

Personaggi come Tayssir Zabian e Shakib Arslan, sebbene figurassero sul libro paga italiano,<br />

non erano necessariamente dei “venduti”; è altrettanto probabile che essi fossero s<strong>in</strong>ceramente<br />

conv<strong>in</strong>ti della necessità, per il nazionalismo arabo, di appoggiarsi all’Italia per liberarsi dal<br />

giogo francese e britannico. Le op<strong>in</strong>ioni della stampa non dipendevano esclusivamente dalla<br />

provenienza delle sovvenzioni, il che è implicitamente dimostrato dal fatto che l’Italia perse<br />

molti appoggi, quando la sua <strong>politica</strong> estera e coloniale apparve <strong>in</strong> contrasto con gli ideali e<br />

gli obiettivi del nazionalismo arabo. Tra il 1938 ed il 1939, prima dunque che le autorità<br />

mandatarie francesi com<strong>in</strong>ciassero a elargire denaro ed a fare pressioni sulla stampa, il filofascismo<br />

era già <strong>in</strong> evidente decl<strong>in</strong>o, mentre i fondi italiani per la stampa nel Mandato erano<br />

rimasti <strong>in</strong>variati. Vale la pena sottol<strong>in</strong>eare, poi, che anche una stampa con una tiratura limitata<br />

come quella araba aveva degli obblighi verso i lettori; e che le sovvenzioni elargite dagli<br />

italiani non erano certo faraoniche. Affidarsi a queste ultime, per correre poi il rischio di<br />

perdere un gran numero di lettori, sostenendo una l<strong>in</strong>ea <strong>politica</strong> filo-italiana molto<br />

impopolare, poteva essere economicamente controproducente. Mentre al-Bilad dovette<br />

fronteggiare le difficoltà causate da un netto calo negli abbonamenti, dopo la guerra d’Etiopia,<br />

un foglio nazionalista <strong>in</strong>transigente come al-Qabas, durissimo nei confronti di tutti gli<br />

imperialismi europei, riuscì non solo a sopravvivere alle numerosissime sospensioni<br />

<strong>in</strong>flittegli, ma anche ad aumentare costantemente la propria tiratura e qualità tipografica.<br />

Il sostanziale fallimento della <strong>politica</strong> <strong>islamica</strong> dell’Italia non era dovuto a errori o limiti<br />

specifici dell’organizzazione propagandistica. Le vicende della <strong>politica</strong> <strong>fascista</strong> <strong>in</strong> Libano e<br />

2 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 201, F. “Siria. Aleppo”, Sf. “Articoli giornali”, Tel. 2074, Aleppo 27 dicembre<br />

1938, Zasso al M<strong>in</strong>culpop

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