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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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italiani ebbero con lui un solo contatto, nel 1938, che non ebbe alcun seguito. Le m<strong>in</strong>oranze<br />

cristiane erano ancora più prudenti: una parte dei maroniti, e alcuni ambienti cristiani di<br />

Aleppo, sembravano disposti ad accettare la possibilità di una protezione italiana, ma<br />

solamente nel caso di un def<strong>in</strong>itivo tracollo della Francia <strong>in</strong> Oriente; un’eventualità che,<br />

peraltro, essi non avevano alcun <strong>in</strong>teresse a favorire. Anche da un punto di vista puramente<br />

ideologico, le cose non andavano meglio. Nessun esponente politico di rilievo <strong>siria</strong>no o<br />

libanese poteva essere considerato davvero “<strong>fascista</strong>”, neppure quelli che più apparivano<br />

attratti dal modello organizzativo del partito mussol<strong>in</strong>iano, come Antun Sa‘ada, Fakhri al-<br />

Barudi o Munir al-‘Ajlani. L’Italia non avrebbe potuto contare, <strong>in</strong> caso di necessità, sul<br />

richiamo all’aff<strong>in</strong>ità spirituale e ideale fra il fascismo e il nazionalismo arabo, o l’Islam. I<br />

leader politici arabi, concentrati sull’unico obiettivo dell’<strong>in</strong>dipendenza, badavano solo ai<br />

vantaggi concreti che potevano venire alla loro causa da un’alleanza con l’Italia. Infatti,<br />

l’unico momento <strong>in</strong> cui il prestigio italiano sembrò poter travalicare la ristretta cerchia dei<br />

suoi sostenitori più fedeli, fu nel periodo tra la conquista dell’Etiopia e gli accordi di Pasqua,<br />

quando Mussol<strong>in</strong>i apparve <strong>in</strong> grado di tenere testa alla Gran Bretagna, e molti arabi si illusero<br />

che fosse disposto a difendere <strong>in</strong> maniera decisa la causa del nazionalismo palest<strong>in</strong>ese.<br />

Svanita questa speranza, e <strong>in</strong> seguito alle notizie allarmanti che giungevano dalla Libia, il<br />

fascismo cessò di avere qualsiasi potere di attrazione per gli arabi e i musulmani.<br />

La stampa costituiva la cart<strong>in</strong>a tornasole dell’op<strong>in</strong>ione pubblica <strong>in</strong> Siria e Libano, i paesi<br />

arabi <strong>in</strong> cui il giornalismo aveva raggiunto il maggiore sviluppo, assieme all’Egitto. Da un<br />

lato, i giornali erano quasi sempre espressione di un preciso raggruppamento politico, sociale<br />

e religioso: al-Qabas, ad esempio, era il quotidiano nazionalista musulmano più <strong>in</strong>transigente<br />

di Damasco, mentre Alif Ba’ era cristiano ortodosso, e rappresentava una voce moderata e<br />

filo-francese. L’op<strong>in</strong>ione dei diversi giornali ci permette perciò di conoscere il pensiero della<br />

classe dirigente, e dell’élite <strong>in</strong>tellettuale, <strong>siria</strong>na e libanese. Invece i dati sulla loro diffusione,<br />

anche se <strong>in</strong> maniera molto approssimativa, e tenendo conto di diversi fattori <strong>–</strong> come il diverso<br />

livello di educazione fra cristiani e musulmani <strong>–</strong> danno un’<strong>in</strong>dicazione della misura <strong>in</strong> cui le<br />

op<strong>in</strong>ioni espresse dalla stampa venivano recepite dall’op<strong>in</strong>ione pubblica, o perlomeno della<br />

classe medio-elevata che acquistava i giornali. In base ai documenti francesi e italiani, sembra<br />

che all’apice della campagna filo-<strong>islamica</strong>, nel 1937, l’Italia fosse riuscita ad ottenere un<br />

atteggiamento favorevole <strong>–</strong> o perlomeno non ostile <strong>–</strong> da parte di una porzione maggioritaria,<br />

a livello di diffusione, della stampa di Aleppo e Damasco. A Beirut, <strong>in</strong>vece, la posizione<br />

italiana fu sempre molto più debole. Nonostante la stampa libanese fosse <strong>in</strong> gran parte<br />

cristiana, essa rimase <strong>in</strong> larga parte ostile all’Italia e fedele alla Francia, con la quale i cristiani<br />

libanesi avevano saldi legami politici e culturali. In Siria, <strong>in</strong>vece, la stampa cristiana era <strong>in</strong><br />

buona parte filo-italiana; ma essa rappresentava una porzione largamente m<strong>in</strong>oritaria della<br />

società <strong>siria</strong>na. All’<strong>in</strong>terno della stampa musulmana, gli organi vic<strong>in</strong>i al Blocco Nazionale <strong>–</strong><br />

cioè i più diffusi ed <strong>in</strong>fluenti <strong>–</strong> rimasero quasi sempre ostili all’Italia, e fedeli alla<br />

collaborazione con la Francia, sui cui del resto si basava l’<strong>in</strong>tera <strong>politica</strong> del Blocco. Il<br />

fascismo trovava una sponda negli organi di opposizione più estremisti, contrari al trattato e<br />

alla collaborazione con la Francia, ma proprio per questo di importanza marg<strong>in</strong>ale. La<br />

situazione appare ancor meno rosea, se si tiene <strong>in</strong> considerazione il fatto che, <strong>in</strong> larga parte,<br />

l’appoggio di una parte della stampa all’Italia si fondava sul pagamento di sovvenzioni. I<br />

quotidiani del mondo arabo, con pochissime eccezioni, non avevano una solidità economica<br />

tale da permettere loro di rifiutare dei f<strong>in</strong>anziamenti segreti. Spesso, anche quelli considerati<br />

più credibili e prestigiosi accettavano, per denaro, di moderare gli attacchi ad una nazione, o<br />

di pubblicare articoli propagandistici, purché non apparisse troppo evidente la loro<br />

provenienza, o non avessero contenuti <strong>politica</strong>mente rischiosi. Non era <strong>in</strong>frequente che lo<br />

stesso giornale pubblicasse <strong>propaganda</strong> di diverse nazioni, pers<strong>in</strong>o nello stesso numero e sulla<br />

stessa pag<strong>in</strong>a, e numerosi fra i periodici più piccoli sopravvivevano, secondo i francesi,<br />

mettendosi <strong>in</strong> vendita al migliore offerente. Visto anche il rischio <strong>–</strong> per nulla remoto <strong>–</strong> di<br />

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