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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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un’escalation nei toni antifrancesi del governo e della stampa. La manifestazione del 30<br />

novembre 1938 alla Camera fu la prova evidente che la Francia era divenuta la vittima<br />

designata degli appetiti espansionistici italiani. Se l’<strong>in</strong>fluenza ed il prestigio dell’Italia nel<br />

mondo arabo, dal 1938 <strong>in</strong> poi, dim<strong>in</strong>uirono <strong>in</strong> maniera evidente, non fu tanto perché la<br />

<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong> era stata abbandonata dal governo italiano, ma perché i leader e l’op<strong>in</strong>ione<br />

pubblica araba e musulmana reagirono negativamente a una serie di scelte politiche dell’Italia,<br />

nel campo della <strong>politica</strong> coloniale ed estera. Per gli italiani, non vi era stata alcuna ritirata. In<br />

realtà, Mussol<strong>in</strong>i si mostrava conv<strong>in</strong>to di avere consolidato le posizioni del fascismo <strong>in</strong><br />

Oriente, rassicurato anche dalle rappresentanze diplomatiche e consolari, le quali tendevano a<br />

sovrastimare largamente il prestigio dell’Italia nel mondo arabo.<br />

L’ideale dichiarato dall’Italia, di una “espansione pacifica” della propria <strong>in</strong>fluenza nei<br />

paesi arabi, era assai ambiguo. In ogni caso, almeno dalla f<strong>in</strong>e degli anni Venti, ogni ipotesi di<br />

dom<strong>in</strong>io coloniale o <strong>in</strong>diretto <strong>–</strong> sotto forma, cioè, di protettorato o mandato <strong>–</strong> era stata scartata<br />

dal governo <strong>fascista</strong>, anche se periodicamente riemergeva sulla stampa italiana. L’esperienza<br />

francese e britannica mostrava chiaramente che qualsiasi forma di amm<strong>in</strong>istrazione europea,<br />

di fronte alla forza crescente del nazionalismo arabo, era dest<strong>in</strong>ata al fallimento. Nel Vic<strong>in</strong>o<br />

Oriente <strong>–</strong> ma non nel Nord Africa <strong>–</strong> l’Italia <strong>fascista</strong> si era perciò rassegnata ad accantonare<br />

ogni ambizione imperiale di tipo tradizionale; ma non aveva certo abbracciato gli ideali<br />

democratici di autodeterm<strong>in</strong>azione, uguaglianza, e parità fra le nazioni. I futuri stati arabi<br />

<strong>in</strong>dipendenti, era dato per scontato, sarebbero stati troppo deboli per reggersi da soli, e<br />

avrebbero avuto <strong>in</strong> ogni caso la necessità di appoggiarsi a una grande potenza,<br />

economicamente, <strong>politica</strong>mente e militarmente. Mussol<strong>in</strong>i e gli uom<strong>in</strong>i del fascismo si<br />

illudevano che l’odio degli arabi verso la Francia e la Gran Bretagna fosse ormai <strong>in</strong>sanabile:<br />

che presto o tardi, il Vic<strong>in</strong>o Oriente si sarebbe liberato del loro giogo, pacificamente o grazie<br />

ad una guerra, e allora l’Italia avrebbe colto i frutti della sua amicizia verso i musulmani. La<br />

<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong> italiana non era che il tentativo, condotto attraverso una lenta e paziente<br />

opera di erosione dell’<strong>in</strong>fluenza franco-britannica, di consolidare l’<strong>in</strong>fluenza dell’Italia, <strong>in</strong><br />

previsione dell’<strong>in</strong>dipendenza del mondo arabo, il quale sarebbe così caduto naturalmente nella<br />

sfera egemonica italiana nel Mediterraneo. La Seconda Guerra Mondiale provocò un<br />

mutamento significativo <strong>in</strong> questa <strong>politica</strong>: <strong>in</strong>vece che attendere con pazienza la f<strong>in</strong>e del<br />

dom<strong>in</strong>io franco-britannico nel Vic<strong>in</strong>o Oriente, l’Italia credette di poter ottenere il controllo<br />

della regione ed elim<strong>in</strong>are la concorrenza, più facilmente, attraverso la conquista militare.<br />

Dopo essersi sostituita ai precedenti dom<strong>in</strong>atori, avrebbe gestito <strong>in</strong> maniera autonoma, e come<br />

una questione <strong>in</strong>terna, la transizione verso le forme di autonomia <strong>politica</strong> o <strong>in</strong>dipendenza che<br />

meglio garantivano i suoi <strong>in</strong>teressi. Dopo due decenni spesi a criticare l’imperialismo delle<br />

potenze democratiche, Mussol<strong>in</strong>i appariva pronto a sostituirsi ad esse, riprendendo il loro<br />

percorso esattamente da dove era stato <strong>in</strong>terrotto.<br />

F<strong>in</strong> qui, abbiamo visto quali erano le <strong>in</strong>tenzioni italiane. Rimane da stabilire se la “<strong>politica</strong><br />

<strong>islamica</strong>” <strong>fascista</strong> <strong>in</strong> Siria e Libano sia stata o meno coronata dal successo, anche se la<br />

sconfitta bellica dell’Italia, e la caduta del fascismo, <strong>in</strong>terruppero bruscamente l’esperimento<br />

<strong>in</strong> atto. Dal momento che il pr<strong>in</strong>cipale obiettivo di tale <strong>politica</strong> era la conquista del consenso e<br />

dell’appoggio del nazionalismo arabo e dell’op<strong>in</strong>ione pubblica, la risposta non può che essere<br />

largamente negativa. I rappresentanti italiani avevano mantenuto dei contatti, spesso stretti e<br />

cordiali, con molti leader nazionalisti <strong>siria</strong>ni, e con esponenti del clero cristiano, ma non fu<br />

mai <strong>in</strong>staurato alcun genere di collaborazione concreta. Del resto, nella situazione <strong>politica</strong><br />

degli anni Trenta, il Blocco Nazionale <strong>siria</strong>no non aveva <strong>in</strong>teresse a fronteggiare la Francia a<br />

muso duro. Gli stessi italiani erano molto prudenti, e non cercarono di forzare la situazione,<br />

anche perché una conquista violenta dell’<strong>in</strong>dipendenza <strong>siria</strong>na era fuori questione. L’Italia<br />

trovava qualche simpatia <strong>in</strong> più fra i nazionalisti <strong>in</strong>transigenti, come gli Istiqlalisti, ma si<br />

trattava di gruppi esclusi dalle leve del potere e qu<strong>in</strong>di poco <strong>in</strong>fluenti; Shahbandar, il più<br />

importante leader politico al di fuori del Blocco, era considerato legato ai britannici, e gli

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