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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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l’Italia 90 . Il consolato italiano a Beirut era talmente irritato dal contegno della stampa <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua<br />

francese nel Mandato, da richiedere che il governo italiano si adoperasse per far richiamare da<br />

Vichy il capo del Bureau de Presse, Chambard, <strong>in</strong> quanto «eccessivo ed accanito antiitaliano»<br />

91 . A Damasco, la situazione sembrava leggermente migliore. Castellani riferiva, a<br />

dicembre, di essere riuscito a «“<strong>in</strong>coraggiare” <strong>in</strong> forma concreta i vari proprietari dei giornali»<br />

(ovvero sovvenzionandoli) a mantenere un atteggiamento obiettivo riguardo alle operazioni<br />

belliche <strong>in</strong> Egitto, contrastando così la <strong>propaganda</strong> britannica. Faceva eccezione solo Les<br />

Echos de Syrie <strong>–</strong> un tempo filo-<strong>fascista</strong> <strong>–</strong>, il quale commentava la situazione militare italiana<br />

con acida ironia 92 . A causa dell’atteggiamento sempre più «anglofilo e particolarmente antiitaliano»,<br />

questo quotidiano venne <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e sospeso s<strong>in</strong>e die, nel maggio 1941, su <strong>in</strong>sistenza del<br />

capo della Delegazione italiana, De Giorgis 93 .<br />

In ogni caso, il fallimento della “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” italiana <strong>in</strong> Libano e Siria, e nel Vic<strong>in</strong>o<br />

Oriente <strong>in</strong> genere, era piuttosto chiaro. L’Italia si era illusa di poter ottenere facilmente<br />

l’appoggio del nazionalismo arabo, <strong>in</strong> caso di conflitto la Francia e la Gran Bretagna. Si<br />

ritrovava, <strong>in</strong>vece, a fronteggiare un atteggiamento di diffusa diffidenza, e spesso di aperta<br />

ostilità, da parte dell’op<strong>in</strong>ione pubblica. L’orientamento dei quotidiani locali, la gran parte dei<br />

quali erano diretta espressione dei diversi schieramenti politici, o delle comunità<br />

confessionali, lo dimostrava ampiamente. Stando ai dati francesi, contenuti <strong>in</strong> un rapporto<br />

sulla stampa del dicembre <strong>1940</strong>, a Beirut l’unico quotidiano apertamente filo-italiano era stato<br />

al-Bilad, prima di essere sospeso s<strong>in</strong>e die dalle autorità allo scoppio della guerra 94 . Si trattava<br />

di un foglio di secondo piano: con una tiratura di 1.500 copie, era al decimo posto per<br />

diffusione, fra i quotidiani <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba della città. Sette giornali, con proprietari o direttori<br />

cristiani, avevano una tiratura maggiore di al-Bilad 95 , oltre ai tre quotidiani <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese<br />

L’Orient, Le Jour e La Syrie. L’Italia non aveva dunque conquistato le simpatie dei quotidiani<br />

più importanti legati alle comunità cristiane del Libano, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese o araba. Per molti<br />

di essi, del resto, i legami con la Francia non erano rappresentati tanto dalla solidarietà<br />

religiosa, quanto dall’adesione alla cultura francese, e agli ideali democratici che ne erano<br />

espressione. Fogli come Sawt al-Ahrar e al-Nahar erano liberali <strong>–</strong> o “massonici” <strong>–</strong> prima che<br />

cristiani, e perciò del tutto impermeabili all’ideologia <strong>fascista</strong>. Ma l’Italia ebbe ancor meno<br />

fortuna nel tentativo di trovare l’appoggio della stampa musulmana libanese, nonostante vi<br />

fossero, <strong>in</strong> teoria, diversi punti comuni su cui basare un accordo. Il governo di Roma, <strong>in</strong><br />

particolare, aveva a lungo difeso il pr<strong>in</strong>cipio dell’unità <strong>siria</strong>na, <strong>in</strong>vocato con forza dai<br />

musulmani <strong>in</strong> Libano, e dal Blocco Nazionale <strong>siria</strong>no. L’Italia pagava soprattutto, <strong>in</strong> questo<br />

caso, il prezzo dei suoi noti rapporti con il clero maronita, che risalivano a ben prima del varo<br />

di una “<strong>politica</strong> musulmana”. Era assai difficile nascondere, sotto la retorica della “potenza<br />

<strong>islamica</strong>”, che Roma era <strong>in</strong>nanzitutto il centro della cristianità. Bayrut, il pr<strong>in</strong>cipale quotidiano<br />

musulmano del paese, era stato violentemente anti-francese almeno f<strong>in</strong>o al 1936, quando una<br />

lunga sospensione lo aveva <strong>in</strong>dotto a moderare il proprio atteggiamento 96 . Ciò nonostante,<br />

non aveva mai auspicato un’alleanza degli arabi con l’Italia e Mussol<strong>in</strong>i, e contro la Francia,<br />

caratterizzandosi <strong>in</strong>vece per un antifascismo <strong>in</strong>transigente. Al-Yawm, che nel 1936 aveva<br />

90 ASMAE, M<strong>in</strong>culpop, B. 229, Tel. 40669/PR., Beirut 16 dicembre <strong>1940</strong>, Sbrana al M<strong>in</strong>culpop<br />

91 ASMAE, AP, Siria 24, Sf. 4, Tel. 01132, Roma 5 dicembre <strong>1940</strong>, Luca Pietromarchi (Ufficio Armistizio Pace<br />

del Gab<strong>in</strong>etto) al MAE<br />

92 ASMAE, AP, Siria 24, Sf. 1, Tel. 181, Damasco 19 dicembre <strong>1940</strong>, Castellani alla Presidenza della<br />

Delegazione mista CIAF<br />

93 ASMAE, M<strong>in</strong>culpop, B. 229, Sf. “Echos de Syrie”, Tel. 1052/188, Damasco 15 maggio 1941, Castellani al<br />

MAE e al M<strong>in</strong>culpop<br />

94 CADN, Syrie-Liban, DP, 445, “La presse au Liban et en Syrie. Decembre <strong>1940</strong>”, p. 18<br />

95 Si trattava di Sawt al-Ahrar, quotidiano liberale e massonico, partigiano di Emile Eddé, che aveva una tiratura<br />

di 3.500 copie; al-Nahar, legato al partito di Bishara al-Khuri, 3.000 copie; al-Bashir, 3.000 copie; al-Hadith,<br />

2.500 copie; al-Bayraq, 2.000 copie; al-Liwa’, 2.000 copie; Lisan al-Hal, 1.600 copie: Ivi, pp. 10-26<br />

96 Ivi, pp. 16-17<br />

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