politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Libano, Iraq ed Egitto sarebbe sempre rimasta più formale che reale, e che essi avrebbero<br />
avuto la necessità di appoggiarsi a una potenza europea, per sopravvivere e progredire. La<br />
concezione <strong>fascista</strong> dei rapporti <strong>in</strong>ternazionali presupponeva, <strong>in</strong>fatti, l’esistenza di nette<br />
gerarchie di nazioni e popoli, alla testa delle quali si sarebbero imposte poche grandi potenze,<br />
ciascuna con la propria sfera egemonica. La <strong>politica</strong> araba e “<strong>islamica</strong>”, con la sua cauta e<br />
lenta opera di penetrazione, aveva appunto l’obiettivo di <strong>in</strong>durre questi paesi, una volta<br />
liberatisi dal gioco francese e britannico, a ripararsi sotto l’ala protettrice dell’Italia.<br />
La guerra, e la resa della Francia, mutarono improvvisamente e con forza le condizioni<br />
politiche <strong>in</strong> cui era maturata tale <strong>politica</strong>, e la l<strong>in</strong>ea italiana, riguardo all’<strong>in</strong>dipendenza dei<br />
paesi del Vic<strong>in</strong>o Oriente, com<strong>in</strong>ciò a mutare anch’essa. Nel nuovo contesto <strong>in</strong>ternazionale del<br />
<strong>1940</strong>, gli obiettivi storici dell’Italia sembravano ormai a portata di mano, e il governo di<br />
Roma abbandonò la sua cautela e moderazione. Nel <strong>1940</strong>, Hitler si ritrovò a <strong>in</strong>terpretare il<br />
ruolo, per lui piuttosto <strong>in</strong>solito, di moderatore, consigliando a Mussol<strong>in</strong>i di frenare i suoi<br />
famelici appetiti territoriali. Le pretese italiane si sp<strong>in</strong>gevano un po’ ovunque, dall’oceano<br />
Atlantico a quello Indiano; il vorticoso susseguirsi di ambiziosi piani di sistemazione <strong>politica</strong><br />
del Mediterraneo, stesi dagli italiani tra il <strong>1940</strong> ed il 1943, è già stato descritto nel dettaglio da<br />
diversi studiosi 69 . Come abbiamo già visto, Mussol<strong>in</strong>i e Ciano mantennero sempre una<br />
posizione ambigua riguardo al futuro del mondo arabo, rifiutandosi di garantire ufficialmente<br />
l’<strong>in</strong>dipendenza completa del Nord Africa, anche di fronte alle <strong>in</strong>sistenze degli alleati arabi<br />
dell’Asse 70 . Per quanto riguarda, nello specifico, la Siria e il Libano, sembra che gli italiani,<br />
una volta messo un piede nel Levante, non avessero alcuna fretta di andar via. Delle<br />
<strong>in</strong>dicazioni molto significative, a questo proposito, vengono da una lunga relazione sulle<br />
vicende politiche recenti del Libano, scritta dal console italiano a Beirut, Sbrana, e datata 30<br />
settembre <strong>1940</strong>. Particolarmente <strong>in</strong>teressante è l’appendice, <strong>in</strong> cui Sbrana affrontava la<br />
questione del futuro politico del paese. Partendo dalle ipotesi sulla “sistemazione provvisoria”<br />
da adottare, scriveva:<br />
Il Libano potrà venire a noi <strong>in</strong> uno dei quattro modi seguenti:<br />
a) per collasso generale;<br />
b) per occupazione militare nostra;<br />
c) per abbandono da parte della Francia;<br />
d) per offerta spontanea da parte della popolazione.<br />
Qualunque sia l’aspetto sotto il quale si effettuerà la venuta a noi del Libano, è certo che il Paese dovrà<br />
essere senza <strong>in</strong>dugio occupato da forze militari italiane, perché non potremmo abbandonarlo a se stesso.<br />
Almeno <strong>in</strong>izialmente, il Libano sarebbe stato posto sotto l’amm<strong>in</strong>istrazione delle autorità<br />
militari italiane, delle quali dovevano far parte ufficiali coloniali, esperti «della vita nei paesi<br />
orientali». Gli italiani avrebbero dovuto cercare di amm<strong>in</strong>istrare il paese garantendo<br />
<strong>in</strong>nanzitutto l’ord<strong>in</strong>e pubblico, e mostrando la massima imparzialità fra i «clans» libanesi. Le<br />
forze di polizia locali sarebbero state <strong>in</strong>tegrate con ufficiali e sottufficiali dei carab<strong>in</strong>ieri libici.<br />
Anche l’ipotesi di una contemporanea occupazione della Siria era messa <strong>in</strong> conto: <strong>in</strong> tal caso,<br />
le autorità operanti nei due paesi avrebbero dovuto mantenere stretti rapporti, per coord<strong>in</strong>are<br />
movimenti e operazioni militari, ed agire <strong>in</strong> perfetto accordo anche dal punto di vista politico.<br />
Sul piano <strong>in</strong>terno, Sbrana suggeriva di comportarsi nei confronti degli <strong>in</strong>tellettuali libanesi<br />
con «benevola diffidenza», mostrando di tenerli <strong>in</strong> considerazione, ma senza sopravvalutare le<br />
loro manifestazioni di lealismo, e senza fare affidamento su di loro come <strong>in</strong>termediari nei<br />
rapporti con il popolo m<strong>in</strong>uto. Gli istituti scolastici francesi e di altre nazionalità non<br />
andavano <strong>–</strong> <strong>in</strong> un primo tempo <strong>–</strong> toccati, ma «sottoposti ad un discreto controllo», mentre nel<br />
frattempo, consultando i documenti d’archivio e compiendo <strong>in</strong>chieste, bisognava stabilire la<br />
69 Cfr. <strong>in</strong> particolare R. H. Ra<strong>in</strong>ero, La <strong>politica</strong> araba di Mussol<strong>in</strong>i, cit., pp. 67-82; N. Arielli, Fascist Italy and<br />
the Middle East, cit., pp. 167-178<br />
70 Vedi il Cap. 1, pp. 33-36