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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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parte della stampa libanese e <strong>siria</strong>na, riprendendo delle op<strong>in</strong>ioni apparse su quella britannica,<br />

si mostrò conv<strong>in</strong>ta che l’Italia avrebbe cercato, <strong>in</strong> ogni modo, di preservare la pace e gli<br />

equilibri <strong>in</strong>ternazionali. E, se il conflitto fosse esploso comunque, essa avrebbe trovato più<br />

vantaggioso allearsi con la Francia e la Gran Bretagna, abbandonando la Germania a se<br />

stessa 65 . L’Alif Ba’ di Damasco, ad esempio, pochi giorni prima dell’<strong>in</strong>vasione della Polonia<br />

si era mostrato fiducioso nel buon senso degli italiani, e nel fatto che essi avrebbero scelto con<br />

ogni probabilità di allearsi con le democrazie, o di mantenersi neutrali: «Gli italiani non sono<br />

stupidi» scrisse il giornale con eccessiva fiducia, «essi sanno che saranno le prime vittime di<br />

un’eventuale guerra, e si crede che <strong>in</strong> caso di conflitto dichiareranno la loro neutralità. Se<br />

<strong>in</strong>vece parteciperanno alle ostilità la catastrofe sarà <strong>in</strong>evitabile e perderanno allora le loro<br />

colonie» 66 . Le cose andarono a f<strong>in</strong>ire esattamente <strong>in</strong> questo modo, anche se, <strong>in</strong> una prima fase,<br />

tutto sembrò volgere al meglio, per l’Italia. Le travolgenti vittorie di Hitler sp<strong>in</strong>sero<br />

Mussol<strong>in</strong>i, conv<strong>in</strong>to che ormai le sorti della guerra fossero decise, a dichiarare guerra a una<br />

Francia già <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio. Entrata <strong>in</strong> guerra il 10 giugno del <strong>1940</strong>, l’Italia fece giusto <strong>in</strong> tempo<br />

a <strong>in</strong>gaggiare <strong>–</strong> e perdere <strong>–</strong> qualche schermaglia con l’esercito francese, prima di sedersi da<br />

v<strong>in</strong>citrice al tavolo delle trattative per l’armistizio, firmato il 24 giugno. In seguito alla resa<br />

della Francia e alla nascita del governo di Vichy, la condizione dei dom<strong>in</strong>i coloniali francesi,<br />

e del mandato nel Levante, divenne piuttosto ambigua. Ufficialmente, tali territori rimanevano<br />

sotto controllo francese, ma il prestigio del governo di Vichy, nato dalla sconfitta, era assai<br />

scarso. La presenza della Francia <strong>in</strong> Libano e <strong>in</strong> Siria dipendeva dalla volontà delle potenze<br />

dell’Asse, per cui la f<strong>in</strong>e dell’amm<strong>in</strong>istrazione mandataria sembrava sempre più vic<strong>in</strong>a.<br />

Attraverso le commissioni d’armistizio e gli organismi da essa dipendenti, i tedeschi e gli<br />

italiani potevano esercitare un’<strong>in</strong>fluenza e un controllo diretti sui territori del Mandato 67 .<br />

Inoltre, <strong>in</strong> base agli accordi conclusi poco dopo l’armistizio, l’Italia controllava le forze<br />

armate francesi <strong>in</strong> tutti i porti del Mediterraneo, e aveva la facoltà di decidere la consistenza<br />

degli effettivi francesi <strong>in</strong> Marocco, Algeria, Tunisia e Siria 68 . La sua posizione, a prima vista,<br />

appariva ideale per mettere <strong>in</strong> atto i progetti, a lungo coltivati, di elim<strong>in</strong>azione e sostituzione<br />

dell’<strong>in</strong>fluenza francese nel Mediterraneo Orientale con quella italiana.<br />

E <strong>in</strong>fatti, l’avvistamento di facili prede fece subito aumentare la salivazione di Mussol<strong>in</strong>i e<br />

dei suoi seguaci, dimostrando che la moderazione degli anni precedenti era stata il frutto della<br />

rassegnazione, piuttosto che della conv<strong>in</strong>zione. Per almeno un decennio, l’Italia aveva<br />

mantenuto una posizione ufficiale secondo cui l’unico sbocco politico possibile, per i paesi<br />

del Vic<strong>in</strong>o Oriente, era l’<strong>in</strong>dipendenza completa. Le comunicazioni riservate, fra i membri del<br />

governo, funzionari e rappresentanti italiani, dimostrano che non si trattava di una semplice<br />

facciata. Nessuno riteneva <strong>in</strong> effetti possibile, né auspicabile, aspirare ad un futuro dom<strong>in</strong>io<br />

territoriale nella regione, neppure sotto forma di mandato <strong>in</strong>ternazionale. Ma non si trattava<br />

certo del riconoscimento della pari dignità fra arabi ed europei, quanto della constatazione<br />

obiettiva dell’impossibilità di un dom<strong>in</strong>io europeo, più o meno diretto, nel Vic<strong>in</strong>o Oriente,<br />

date le condizioni politiche del momento. Le difficoltà della Francia e della Gran Bretagna di<br />

fronte al nazionalismo arabo, <strong>in</strong> Siria, Egitto e Palest<strong>in</strong>a, lo dimostravano chiaramente. Ma tra<br />

gli italiani era diffusa la ferma conv<strong>in</strong>zione che l’<strong>in</strong>dipendenza futura di paesi come Siria,<br />

65<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 537, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne” (varie, agosto-settembre 1939)<br />

66<br />

ASMAE, AE, B. 326 parte 1, F. 3, Tel. 1684, Damasco 30 agosto 1939, Rassegna stampa, da Alif Ba’, 25<br />

agosto 1939<br />

67<br />

Gli italiani partecipavano all’amm<strong>in</strong>istrazione del Mandato attraverso la Delegazione Mista per il Controllo<br />

della Siria, che dipendeva direttamente dalla Commissione Italiana di Armistizio con la Francia (CIAF), con<br />

sede a Tor<strong>in</strong>o, e presieduta dal comandante Pietro P<strong>in</strong>tor. Per i rapporti italo-francesi a partire dalla dichiarazione<br />

di guerra del 10 giugno <strong>1940</strong>, e per l’organizzazione e il funzionamento della CIAF, vedi Roma<strong>in</strong> H. Ra<strong>in</strong>ero,<br />

Mussol<strong>in</strong>i e Péta<strong>in</strong>. Storia dei rapporti tra l’Italia e la Francia di Vichy (10 giugno <strong>1940</strong> <strong>–</strong> 8 settembre 1943).<br />

Tomo I. Narrazione, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma 1990; Enrica Costa Bona, Dalla<br />

guerra alla pace. Italia <strong>–</strong> Francia <strong>1940</strong> <strong>–</strong> 1947, Franco Angeli, Milano 1995<br />

68<br />

J. Schröder, “I rapporti fra le potenze dell’Asse”, cit., p. 153<br />

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