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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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aumentando rapidamente la propria tiratura. Ma una l<strong>in</strong>ea filo-italiana, semplicemente, non<br />

aveva alcun appeal per i lettori arabi: venuta meno la convenienza economica, grazie alla<br />

sostituzione dei sussidi italiani con quelli francesi, e sotto la crescente m<strong>in</strong>accia di<br />

provvedimenti repressivi, molti giornali cambiarono repent<strong>in</strong>amente bandiera. Nei mesi che<br />

precedettero l’<strong>in</strong>izio della guerra, il fallimento della <strong>politica</strong> <strong>fascista</strong> si manifestò <strong>in</strong> tutta la<br />

sua evidenza. Ad esempio, a luglio Al-Istiqlal al-‘Arabi scrisse che Mussol<strong>in</strong>i era un<br />

ciarlatano, il quale si dichiarava protettore dell’Islam, mentre contemporaneamente annetteva<br />

la Libia al proprio impero, e lo accusò di ispirarsi alla doppiezza britannica. Anche al-Jihad di<br />

Aleppo, che nel 1937 era stato fra i giornali più filo-italiani, si unì con entusiasmo al coro<br />

delle critiche 55 . La stampa <strong>siria</strong>na e libanese si schierò quasi all’unanimità contro la Germania<br />

e l’Italia, senza più basarsi solamente su considerazioni di opportunità, legate al futuro<br />

politico dei territori sotto mandato, come spesso era avvenuto negli anni precedenti. Gran<br />

parte della stampa prese una posizione ideologica netta, schierandosi apertamente <strong>in</strong> difesa dei<br />

pr<strong>in</strong>cipi democratici, e contro ogni totalitarismo. I giornalisti arabi mostrarono di essere<br />

consapevoli che lo scontro <strong>in</strong> atto non rappresentava solamente la lotta fra due schieramenti<br />

militari, ma fra due visioni del mondo opposte 56 . Allo scoppio della guerra, al-Istiqlal al-<br />

‘Arabi scrisse: «la vittoria dell’hitlerismo significherebbe la rov<strong>in</strong>a del mondo e della<br />

civiltà» 57 , un’affermazione importante per un giornale che, un anno prima, aveva salutato con<br />

gioia le leggi razziali <strong>in</strong> Italia. La stampa di Damasco affermò praticamente all’unanimità la<br />

necessità di combattere le due potenze totalitarie, le quali <strong>in</strong> caso di vittoria si sarebbero<br />

impadronite dell’<strong>in</strong>tero mondo arabo. Solo l’alleanza con le democrazie avrebbe permesso di<br />

ottenere <strong>in</strong> futuro l’<strong>in</strong>dipendenza, mentre bisognava diffidare dell’Italia 58 . Per la prima volta,<br />

la stampa araba dichiarava la necessità di mettere temporaneamente da parte la lotta per<br />

l’<strong>in</strong>dipendenza, <strong>in</strong> nome della difesa di un pr<strong>in</strong>cipio politico e morale superiore. In molti casi<br />

si trattava degli stessi fogli che, qualche tempo prima, avevano glorificato Mussol<strong>in</strong>i e il<br />

fascismo, come al-Jazira e Fata’ al-‘Arab. Si tratta di affermazioni che vanno prese con le<br />

molle, poiché erano <strong>in</strong> parte la conseguenza del nuovo <strong>in</strong>teresse della Francia per i rapporti<br />

con la stampa, e della stretta repressiva messa <strong>in</strong> atto subito dopo l’<strong>in</strong>izio della guerra contro<br />

la Germania, ma che rivestono comunque una certa importanza. Al-Bilad, a cui va se non altro<br />

riconosciuto il merito della coerenza, rimase al fianco dell’Italia, e venne per questo sospeso<br />

s<strong>in</strong>e die nel settembre 1939, e Yusuf al-Khaz<strong>in</strong> venne messo <strong>in</strong> residenza obbligatoria f<strong>in</strong>o<br />

all’armistizio dell’anno seguente 59 . Ad Aleppo, <strong>in</strong>vece, i direttori di al-Waqt e al-Jihad furono<br />

arrestati subito dopo l’entrata <strong>in</strong> guerra dell’Italia, assieme ai fratelli al-Jabiri e Jamil Ibrahim<br />

Pasha, e rilasciati dopo circa tre mesi 60 . La stampa del mandato non aveva qu<strong>in</strong>di molte<br />

alternative, se non quella di mostrare la sua fedeltà alla Francia. Molti articoli provenivano,<br />

quasi certamente, dall’Alto Commissariato o dal Bureau de Presse; scriveva, ad esempio, al-<br />

Shabab:<br />

Il nostro primo dovere odierno, di noi <strong>siria</strong>ni, è di arrestare tutte le pratiche nostre circa la nostra<br />

<strong>in</strong>dipendenza e le nostre rivendicazioni nazionali f<strong>in</strong>ché la guerra sia term<strong>in</strong>ata perché la nostra libertà ed<br />

55 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 536, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 24 au 30 juillet 1939”<br />

56 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 536, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne” (varie, dal 31 luglio al 27 agosto<br />

1939)<br />

57 ASMAE, AE, B. 326 parte 1, F. 3, Tel. 1743, Damasco 12 settembre 1939, Rassegna stampa, da al-Istiqlal al-<br />

‘Arabi, 7 settembre 1939<br />

58 ASMAE, AE, B. 326 parte 1, F. 3, Tel. 1684, Damasco 30 agosto 1939, Rassegna stampa, da al-Insha’, 25<br />

agosto, al-Kifah del 26 agosto, Alif Ba’ del 29 agosto, al-Ayyam del 27 agosto, al-Jazira del 28 agosto, Fata’ al-<br />

‘Arab del 30 agosto<br />

59 CADN, Syrie-Liban, DP, 445, “La presse au Liban et en Syrie. Decembre <strong>1940</strong>”, p. 18<br />

60 ASMAE, AP, Siria 24, Sf. 1, Tel. 100/56, Beirut 16 ottobre <strong>1940</strong>, il consolato al MAE<br />

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