politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Nidal, al-Kifah) 27 . Alla vigilia della guerra, nella quale Mussol<strong>in</strong>i si illudeva di poter contare<br />
sulla sollevazione degli arabi contro Francia e Gran Bretagna, la credibilità dell’Italia nel<br />
mondo arabo era scesa al livello più basso dal 1931.<br />
In questo contesto, a poco o nulla poteva servire il tardivo tentativo di Mussol<strong>in</strong>i, a giugno,<br />
di ergersi a difensore dei diritti della Siria sulla questione di Alessandretta, <strong>in</strong> un estremo<br />
tentativo di strumentalizzare il malcontento arabo per raccogliere qualche consenso 28 . La<br />
vicenda della cessione del Sangiaccato alla Turchia costituisce un altro esempio lum<strong>in</strong>oso,<br />
assieme all’atteggiamento italiano di fronte alla <strong>politica</strong> britannica <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, dell’ambiguità<br />
della “<strong>politica</strong> araba” <strong>fascista</strong>, che veniva rapidamente accantonata ogni volta che sembrava<br />
entrare <strong>in</strong> conflitto con obiettivi politici più importanti. Come ha osservato Maria Gabriella<br />
Pasqual<strong>in</strong>i, l’Italia preferiva non prendere posizione, per mantenere buoni rapporti sia con la<br />
Turchia che con la Siria. A lungo andare, tuttavia, mantenere una simile ambiguità su ogni<br />
questione <strong>politica</strong> sensibile non poteva non avere degli effetti negativi per la credibilità<br />
italiana: così come era accaduto per la Palest<strong>in</strong>a, prima o poi chi sperava nell’aiuto italiano<br />
per la propria causa si sarebbe stancato dell’attesa, e avrebbe cercato appoggio altrove.<br />
L’esempio più chiaro, <strong>in</strong> questo senso, era stato offerto da Shakib Arslan, che nel corso del<br />
1938 aveva rivolto le proprie speranze verso Hitler. l’Italia aveva visto nella questione di<br />
Alessandretta, f<strong>in</strong> dal 1936, un’opportunità per m<strong>in</strong>are il prestigio francese nel mondo arabo.<br />
Ciano scrisse ai rappresentanti nel Mandato aff<strong>in</strong>ché diffondessero tra i nazionalisti la notizia<br />
che la Francia voleva fare del Sangiaccato uno stato <strong>in</strong>dipendente 29 , e <strong>in</strong> seguito gli italiani<br />
alimentarono, <strong>in</strong> maniera discreta, il malcontento dei <strong>siria</strong>ni verso l’amputazione del territorio<br />
del mandato. Nel duplice <strong>in</strong>tento di colpire la Francia e di guadagnare l’amicizia della<br />
Turchia, considerata fondamentale per la <strong>politica</strong> italiana nel Mediterraneo orientale, Ciano<br />
giunse nel giugno 1938 a <strong>in</strong>citare i turchi a prendere Alessandretta con un colpo di mano 30 .<br />
Per mantenere il favore della Turchia, tuttavia, il governo italiano era costretto ad ignorare gli<br />
appelli dei <strong>siria</strong>ni aff<strong>in</strong>ché venisse loro <strong>in</strong> aiuto, come avvenne tra la f<strong>in</strong>e del 1936 e l’<strong>in</strong>izio<br />
del 1937 31 . Per evitare di prendere posizione, esso si astenne anche dal partecipare alle<br />
discussioni a G<strong>in</strong>evra, sulla sorte del Sangiaccato 32 . In tale atteggiamento, aveva un ruolo<br />
anche la volontà di non alimentare le voci di mire territoriali italiane sulla regione 33 , che i<br />
francesi avevano messo <strong>in</strong> circolazione. A lungo andare, però, la neutralità dell’Italia f<strong>in</strong>ì per<br />
nuocere ai rapporti con entrambe le parti. Le preoccupazioni della Turchia divennero sempre<br />
maggiori, poiché l’Italia sembrava dare più importanza alla <strong>politica</strong> mediterranea che a quella<br />
cont<strong>in</strong>entale; aveva <strong>in</strong>fatti abbandonato Austria e Cecoslovacchia al loro dest<strong>in</strong>o, mentre<br />
poneva sempre più l’accento sull’amicizia verso gli arabi 34 . I timori per le ambizioni italiane<br />
di egemonia mediterranea sp<strong>in</strong>sero la Turchia ad avvic<strong>in</strong>arsi sempre più alla Gran Bretagna;<br />
timori che parvero confermati <strong>in</strong> pieno dall’occupazione dell’Albania, che venne accolta con<br />
grande disappunto dal governo di Ankara. Solo allora, quando i rapporti italo-turchi apparvero<br />
gravemente compromessi, il governo italiano decise f<strong>in</strong>almente di prendere posizione<br />
ufficialmente contro la cessione del sangiaccato alla Turchia, attraverso una nota del 23<br />
giugno 1939 35 . Per tre anni, l’Italia aveva evitato di difendere Alessandretta, nella speranza di<br />
evitare un’alleanza fra la Turchia e le potenze democratiche, ma si ritrovò con un pugno di<br />
mosche. Nel frattempo, aveva ignorato ogni richiesta di appoggio da parte dei <strong>siria</strong>ni, e ciò<br />
27 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria. Damasco”, Tel. 1684, Damasco 30 agosto 1939, Rassegna stampa,<br />
da al-Nidal, 22 agosto, e da al-Kifah, 29 agosto 1939<br />
28 M. G. Pasqual<strong>in</strong>i, Gli equilibri nel Levante, cit., p. 308<br />
29 Ivi, p. 233<br />
30 Ivi, p. 296<br />
31 Ivi, p. 240 e pp. 254-55<br />
32 Ivi, pp. 242-43<br />
33 Ivi, p. 256<br />
34 Ivi, p. 279<br />
35 Ivi, pp. 307-308<br />
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