politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Capitolo 8 <strong>–</strong> Il crollo del consenso. Dall’<strong>in</strong>vasione dell’Albania all’entrata <strong>in</strong> guerra<br />
dell’Italia<br />
8.1 - L’<strong>in</strong>vasione dell’Albania e le reazioni nel Levante<br />
Alla f<strong>in</strong>e del 1938, l’Italia si trovava ovunque sulla difensiva, nel mondo arabo. La retorica<br />
dell’amicizia verso l’Islam aveva smesso di suscitare speranze e simpatie, e il prestigio di<br />
Mussol<strong>in</strong>i era ormai <strong>in</strong> forte calo. Ciò non era avvenuto <strong>in</strong> seguito a una scelta volontaria e<br />
def<strong>in</strong>itiva degli italiani, di porre f<strong>in</strong>e alla <strong>propaganda</strong> araba <strong>in</strong> virtù dei buoni rapporti con la<br />
Gran Bretagna. Per prudenza, dopo gli Accordi di Pasqua, erano stati <strong>in</strong>terrotti i f<strong>in</strong>anziamenti<br />
alla rivolta palest<strong>in</strong>ese, così come i violenti attacchi antibritannici della <strong>propaganda</strong><br />
radiofonica, che peraltro, come rilevarono i francesi, erano ripresi quasi immediatamente 1 ; ma<br />
gli attacchi contro la Francia non erano mai cessati. Nei territori del Levante e del Nord<br />
Africa, gli italiani apparivano nel 1938 più attivi che mai, e anzi, dagli accordi di Pasqua <strong>in</strong><br />
poi, aveva avuto <strong>in</strong>izio un’escalation, culm<strong>in</strong>ata con le rivendicazioni anti-francesi di f<strong>in</strong>e<br />
anno alla Camera dei deputati. È anche <strong>in</strong>dubbio che la complicata situazione <strong>politica</strong> del<br />
cont<strong>in</strong>ente europeo aveva, per forza di cose, messo <strong>in</strong> secondo piano i trastulli di Mussol<strong>in</strong>i<br />
con gli arabi. Ma gli italiani erano conv<strong>in</strong>ti <strong>–</strong> sbagliando <strong>–</strong> di avere dimostrato a sufficienza la<br />
loro “amicizia” verso i popoli islamici, e di essersi assicurati def<strong>in</strong>itivamente l’appoggio arabo<br />
contro le potenze democratiche, nell’eventualità di una guerra. In realtà, una serie di scelte,<br />
nel campo della <strong>politica</strong> estera e coloniale dell’Italia, erano andate a scontrarsi con la retorica<br />
dell’amicizia verso gli arabi. L’op<strong>in</strong>ione pubblica araba era stata contrariata pr<strong>in</strong>cipalmente da<br />
tre importanti questioni: gli accordi di Pasqua, ai quali era seguito il sostanziale dis<strong>in</strong>teresse<br />
italiano verso la sorte della Palest<strong>in</strong>a; i provvedimenti adottati da Balbo <strong>in</strong> Libia, riguardo alla<br />
cittad<strong>in</strong>anza <strong>in</strong>digena, alla fusione amm<strong>in</strong>istrativa con l’Italia, e all’<strong>in</strong>vio di coloni agricoli<br />
italiani; e la rivendicazione sulla Tunisia. Tali scelte non costituivano un mutamento di rotta,<br />
rispetto alla <strong>politica</strong> seguita f<strong>in</strong>o al 1938 dall’Italia <strong>fascista</strong>: sia <strong>in</strong> campo coloniale che <strong>in</strong><br />
<strong>politica</strong> estera, esse erano l’esito naturale di un percorso le cui basi erano chiare f<strong>in</strong> dagli anni<br />
Venti. Semplicemente, era <strong>in</strong>evitabile che, prima o poi, Mussol<strong>in</strong>i scoprisse le sue carte: e<br />
quando i progetti italiani per il futuro della Libia, e dell’<strong>in</strong>tero bac<strong>in</strong>o del Mediterraneo,<br />
assunsero dei contorni abbastanza chiari, ogni illusione sulla compatibilità fra gli obiettivi<br />
dell’Italia e quelli del nazionalismo arabo venne meno. Mussol<strong>in</strong>i, da parte sua, aveva l’errata<br />
conv<strong>in</strong>zione che gli arabi odiassero a tal punto i britannici e i francesi, da essere disposti a<br />
str<strong>in</strong>gere qualsiasi alleanza pur di liberarsi del loro dom<strong>in</strong>io. Per cui, riteneva di poter mettere<br />
da parte temporaneamente il suo appoggio alla causa araba, e riprenderlo <strong>in</strong> seguito, a suo<br />
piacimento, senza che vi fossero conseguenze negative. Il più grosso errore, poi, fu quello di<br />
credere di poter separare la <strong>politica</strong> italiana <strong>in</strong> Nord Africa da quella nel Vic<strong>in</strong>o Oriente,<br />
sostenendo ad esempio il nazionalismo Siriano contro la Francia, mentre<br />
contemporaneamente venivano avanzate pretese di dom<strong>in</strong>io coloniale sulla Tunisia. Anche<br />
alla luce delle notizie che giungevano dalla Libia, riguardo alla <strong>politica</strong> di assimilazione e di<br />
colonizzazione agricola, il terrore verso l’ipotesi di un dom<strong>in</strong>io coloniale italiano si diffuse<br />
rapidamente, <strong>in</strong> tutto il mondo arabo.<br />
A mettere una pietra tombale su qualsiasi ipotesi di collaborazione italo-musulmana fu,<br />
<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, l’<strong>in</strong>vasione dell’Albania nell’aprile 1939. Il piccolo regno balcanico era da tempo un<br />
protettorato italiano, e la sua conquista era già, di per sé, un’<strong>in</strong>iziativa piuttosto <strong>in</strong>utile e<br />
ridicola, oltre che progettata e realizzata nella confusione più completa 2 . Inoltre, nonostante<br />
gli scarsi legami con il mondo arabo, si trattava pur sempre dell’unico stato <strong>in</strong>dipendente a<br />
1 CADN, Tunisie, 2143, Tel. b/4 1320, 19 luglio 1938<br />
2 G. B. Guerri, Galeazzo Ciano, cit., pp. 380-381<br />
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