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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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almeno a una ristretta élite di libici di provata fedeltà, ma ebbe solo un content<strong>in</strong>o 262 , la<br />

cosiddetta “cittad<strong>in</strong>anza libica speciale”. Il presunto aspetto rivoluzionario del provvedimento<br />

italiano era il mantenimento dello statuto personale musulmano da parte dei “cittad<strong>in</strong>i libici<br />

speciali”; <strong>in</strong> questo modo, essi avrebbero acquisito i diritti di cittad<strong>in</strong>anza, senza r<strong>in</strong>unciare<br />

alle loro tradizioni religiose. Al-Bilad parlò di una «nuova geniale disposizione» che<br />

permetteva ai libici di mantenere il loro statuto personale (<strong>in</strong> particolare <strong>in</strong> materia di diritto<br />

religioso) pur acquisendo la cittad<strong>in</strong>anza italiana, rispolverando senza timori il mito imperiale<br />

romano:<br />

Non è da meravigliarsi se il Governo <strong>fascista</strong> segue questa <strong>politica</strong> perché non fa che ripetere quanto<br />

faceva Roma. La <strong>politica</strong> romana era nota per la sua tolleranza verso la religione dei paesi che occupava.<br />

Roma non ha mai tentato di menomare le credenze dei popoli sottomessi, né ha mai tentato di sostituire la<br />

sua religione alla loro, né ha cercato di portarvi i suoi dei: ma al contrario vediamo che essa ha portato<br />

nella capitale stessa dell’impero gli idoli dei v<strong>in</strong>ti 263 .<br />

Gli italiani avevano probabilmente presenti le proteste arabe contro le naturalizzazioni nel<br />

Nord Africa francese; nel 1933, il Mufti di Gerusalemme aveva firmato un manifesto del<br />

Congresso Generale Musulmano, che bollava come «apostata» qualunque tunis<strong>in</strong>o che avesse<br />

richiesto la cittad<strong>in</strong>anza francese 264 , poiché ciò equivaleva a r<strong>in</strong>unciare all’appartenenza alla<br />

Dar al-Islam. La verità era che l’istituzione di una cittad<strong>in</strong>anza libica, separata da quella<br />

italiana, serviva a perpetuare le discrim<strong>in</strong>azioni e stabilire una netta gerarchia razziale <strong>in</strong><br />

colonia. In ogni caso, gli italiani non riuscivano a cogliere che nessuna formula avrebbe<br />

potuto soddisfare l’op<strong>in</strong>ione pubblica araba, la quale non era <strong>in</strong>teressata a come regolare la<br />

convivenza fra colonizzatori europei e arabi, ma semplicemente a liberarsi della presenza<br />

straniera. In qualsiasi forma venisse proposta, la concessione della cittad<strong>in</strong>anza ai libici era<br />

vista come una m<strong>in</strong>accia al carattere arabo-islamico del paese, e come un passo verso<br />

l’italianizzazione della colonia.<br />

Esattamente lo stesso tipo di contrasto sorse <strong>in</strong> relazione alla riorganizzazione<br />

amm<strong>in</strong>istrativa della Libia. La <strong>propaganda</strong> italiana cercò di presentare l’<strong>in</strong>tegrazione delle<br />

prov<strong>in</strong>ce libiche come nientemeno che un decisivo passo verso la “f<strong>in</strong>e del colonialismo” 265 .<br />

solo che la comune nozione, secondo cui l’esito del processo avrebbe dovuto essere<br />

l’<strong>in</strong>dipendenza, venne completamente <strong>in</strong>vertita: il colonialismo sarebbe f<strong>in</strong>ito legando i libici,<br />

per sempre, all’Italia, facendo della Libia non più una “colonia”, ma una parte <strong>in</strong>tegrante del<br />

territorio italiano. Secondo al-Jihad, «il provvedimento è una ricompensa agli arabi libici per<br />

la loro grande simpatia ed il loro magnifico atteggiamento verso l’Italia. Così oggi i libici<br />

godranno gli stessi diritti degli italiani dell’Italia e dipenderanno così direttamente dalla<br />

Madre Patria» 266 . Al-Waqt dip<strong>in</strong>se un improbabile quadretto:<br />

Oggi il Gran Consiglio del Fascismo decreta la fusione completa delle quattro prov<strong>in</strong>ce libiche nelle altre<br />

prov<strong>in</strong>ce dell’Italia, beneficando così i nostri fratelli libici degli stessi diritti degli italiani propriamente<br />

detti, così la Libia viene a far parte <strong>in</strong>tegrante della Patria Italiana. Inoltre Mussol<strong>in</strong>i spedisce loro una<br />

carovana di agricoltori e di <strong>in</strong>dustriali per adattarli all’agricoltura ed all’<strong>in</strong>dustria moderna; questi saranno<br />

fusi tra gli arabi poiché tutti sono considerati cittad<strong>in</strong>i italiani possidenti gli stessi diritti, e quest’<strong>in</strong>sieme<br />

lavorerà per dar maggior impulso all’agricoltura, all’<strong>in</strong>dustria agevolando l’esportazione delle materie<br />

prime e dei prodotti del suolo libico 267 .<br />

262<br />

G. Ciano, Diario, cit., pp. 201-202 (26 ottobre 1938) e p. 218 (28 novembre 1938)<br />

263<br />

ASMAE, AE, B. 326 parte 1, F. 3, Tel. 192/51, Beirut 11 gennaio 1939, Rassegna stampa, da al-Bilad, 6<br />

gennaio 1939<br />

264<br />

“Manifesto del Comitato Esecutivo del Congresso Generale Musulmano di Gerusalemme contro la<br />

naturalizzazione francese dei Musulmani Tunis<strong>in</strong>i”, <strong>in</strong> Oriente Moderno, Maggio 1933, pp. 296-97<br />

265<br />

ASMAE, AE, B. 317, F. 5, Tel. 1774, Aleppo 7 novembre 1938, Rassegna stampa, da al-Waqt, 4 novembre<br />

1938<br />

266 Ibidem, da al-Jihad del 28 ottobre 1938<br />

267 Ibidem, da al-Waqt del 4 novembre 1938<br />

265

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