politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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<strong>politica</strong> estera <strong>fascista</strong> era un assoluto primato politico, economico e strategico nel<br />
Mediterraneo, e tutte le scelte che il Regime fece nel corso del ventennio si <strong>in</strong>seriscono <strong>in</strong><br />
questo orizzonte. I progetti per il “nuovo ord<strong>in</strong>e” <strong>fascista</strong> erano assai nebulosi e mutevoli,<br />
sproporzionati rispetto alla potenza effettiva dell’Italia, e sconf<strong>in</strong>avano ampiamente<br />
nell’utopia, quando vagheggiavano del ritorno di Roma al ruolo di faro della civiltà mondiale,<br />
che avrebbe attratto <strong>in</strong> maniera spontanea i popoli del Mediterraneo, ed oltre. Ciò non vuol<br />
dire che Mussol<strong>in</strong>i, gli uom<strong>in</strong>i del regime, e i loro seguaci, non fossero fermamente conv<strong>in</strong>ti<br />
di poterli realizzare. In realtà, come si vide già <strong>in</strong> occasione della conquista dell’Albania 48 , la<br />
carenza di mezzi e di organizzazione non spaventava Mussol<strong>in</strong>i; e tale constatazione fu<br />
tragicamente dimostrata dall’<strong>in</strong>coscienza con cui l’Italia fu trasc<strong>in</strong>ata nella Seconda Guerra<br />
Mondiale, andando <strong>in</strong>contro a imbarazzanti e tragiche disfatte, come <strong>in</strong> Grecia. Piuttosto, una<br />
simile situazione era il s<strong>in</strong>tomo dell’<strong>in</strong>voluzione “volontaristica” del regime e di Mussol<strong>in</strong>i, il<br />
quale, soprattutto dopo il trionfo <strong>in</strong> Etiopia, sembrava s<strong>in</strong>ceramente conv<strong>in</strong>to che la fede, la<br />
forza di volontà, la compattezza della nazione avrebbero permesso di sopperire alle mancanze<br />
materiali. «È la fede che conta ancor più del denaro» 49 , scrisse Carlo Giglio, fedele <strong>in</strong>terprete<br />
del pensiero del “duce”, che affermò nel 1937: «mai una questione economica ha arrestato il<br />
camm<strong>in</strong>o della Storia» 50 . Tale affermazione sarebbe stata smentita <strong>in</strong> maniera clamorosa.<br />
Il mare Mediterraneo fu il grande feticcio dell’ideologia imperiale e della <strong>politica</strong> estera<br />
del fascismo, come dimostrano ampiamente gli scritti e i discorsi di Mussol<strong>in</strong>i 51 . Il<br />
predom<strong>in</strong>io assoluto nel “mare nostrum” era considerato un diritto naturale ed irr<strong>in</strong>unciabile<br />
per l’Italia, unica fra le grandi potenze europee a non possedere sbocchi sugli oceani. Il<br />
controllo degli stretti, delle “porte di casa”, era <strong>in</strong>dispensabile perché l’Italia potesse<br />
considerarsi sicura nel proprio mare, e non vi sarebbe stata alcuna pace europea stabile e<br />
duratura, f<strong>in</strong>ché essa non avesse ottenuto soddisfazione alle proprie “esigenze” 52 . Non si<br />
trattava del resto di una novità: anche per l’Italia liberale, l’espansione nel Mediterraneo<br />
aveva avuto un’importanza fondamentale, f<strong>in</strong> da quanto, frustrata nelle sue ambizioni<br />
Tunis<strong>in</strong>e, essa era andata a cercarne le chiavi nel Mar Rosso 53 . Non solo la retorica sull’Italia<br />
come “ponte fra Oriente ed Occidente” risaliva a molto tempo prima del fascismo, ma anche<br />
la “<strong>politica</strong> araba” aveva avuto dei precedenti già prima della Grande Guerra 54 . Ma l’Italia<br />
liberale, come ha sottol<strong>in</strong>eato Nicola Labanca, pur perseguendo una <strong>politica</strong> mediterranea che<br />
raggiunse risultati significativi <strong>–</strong> come il riconoscimento della parità navale con la Francia nel<br />
Mediterraneo, il rafforzamento economico, la conquista della Libia e del Dodecaneso <strong>–</strong> non si<br />
sp<strong>in</strong>se mai f<strong>in</strong>o allo scontro frontale con la Francia e la Gran Bretagna, ciò che fece <strong>in</strong>vece<br />
48 Giorgio Rumi, L’imperialismo <strong>fascista</strong>, Mursia, Milano 1974, p. 89<br />
49 C. Giglio, Politica estera italiana, cit., p. 35<br />
50 R. De Felice, Mussol<strong>in</strong>i il duce. II. Lo Stato totalitario, cit., p. 266<br />
51 Enzo Santarelli, Fascismo e neofascismo, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 51-91<br />
52 M. Knox, La guerra di Mussol<strong>in</strong>i, cit., p. 58; un’esposizione tipica di queste posizioni si trova, ad esempio, <strong>in</strong><br />
Alessandro Lessona, L’Africa settentrionale nella <strong>politica</strong> mediterranea, Edizioni Italiane, Roma 1942, pp. 5-7.<br />
La prima edizione di questo saggio risale al <strong>1940</strong>; si tratta di una raccolta di lezioni tenute da Lessona alla<br />
facoltà di Scienze Politiche di Roma dal 1938 al <strong>1940</strong>.<br />
53 Nicola Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2002, p. 66. Buona<br />
parte dei miti e degli obiettivi della <strong>politica</strong> estera <strong>fascista</strong> avevano avuto orig<strong>in</strong>e nell’Italia risorgimentale e<br />
post-unitaria: cfr., ad esempio, Sergio Romano, “La cultura della <strong>politica</strong> estera italiana”, e Richard J. B.<br />
Bosworth, “Mito e l<strong>in</strong>guaggio nella <strong>politica</strong> estera italiana”, entrambi <strong>in</strong> R. J.B. Bosworth e S. Romano (a cura<br />
di), La <strong>politica</strong> estera italiana, cit.; A. Kallis, Fascist Ideology, cit., pp. 11-26. Bosworth ha sostenuto la tesi<br />
secondo cui le l<strong>in</strong>ee essenziali dell’imperialismo <strong>fascista</strong> erano già ben presenti nella <strong>politica</strong> estera dell’Italia<br />
liberale anche nel suo La <strong>politica</strong> estera dell’Italia giolittiana, Editori Riuniti, Roma 1985<br />
54 Il precedente più lontano nel tempo è costituito dall’attività di Enrico Insabato <strong>in</strong> Egitto, che nei primi anni del<br />
Novecento parlò già di “<strong>politica</strong> filo<strong>islamica</strong>”; Anna Bald<strong>in</strong>etti, Orientalismo e colonialismo. La ricerca di<br />
consenso <strong>in</strong> Egitto per l'impresa di Libia, IPO Nall<strong>in</strong>o, Roma 1997, pp. 40-43. Secondo Roma<strong>in</strong> Ra<strong>in</strong>ero, nel<br />
periodo degli Statuti <strong>in</strong> Libia, l’Italia aveva cercato di strumentalizzare la sua “amicizia” verso gli arabi per i suoi<br />
f<strong>in</strong>i di <strong>politica</strong> estera, non diversamente da quanto fece <strong>in</strong> seguito il fascismo: R. H. Ra<strong>in</strong>ero, La <strong>politica</strong> araba<br />
di Mussol<strong>in</strong>i, cit., pp. 1-8