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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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dichiarazioni del Duce ed hanno detto: “non è certo soltanto per noi che vengono fatte le promesse”. Esse<br />

devon mirare a qualche scopo politico.....<br />

Ma non appena rientrato <strong>in</strong> Italia Mussol<strong>in</strong>i s’è occupato delle cose della Libia ed ha realizzato le sue<br />

promesse. Il Consiglio dei M<strong>in</strong>istri decise di cancellare la t<strong>in</strong>ta coloniale e di mettere il Paese al livello del<br />

territorio metropolitano; ha allargato la competenza dei Municipi ed ha loro fornito le risorse necessarie<br />

per procurare al Paese reali vantaggi.<br />

[...]<br />

Ecco la <strong>politica</strong> del Duce: ha dichiarato che non è un Uomo che promette <strong>in</strong>vano, ma che quando<br />

promette mantiene. Infatti ha promesso ed ha mantenuto. Gli uom<strong>in</strong>i generosi mantengono le loro<br />

promesse e Mussol<strong>in</strong>i è un Uomo generoso discendente d’uom<strong>in</strong>i generosi 236 .<br />

Nel dicembre del 1938, dopo l’approvazione della gran parte dei provvedimenti di <strong>politica</strong><br />

coloniale, al-Waqt scrisse: «L’Italia è l’unica tra le potenze che ha cambiato i metodi del<br />

colonialismo adottati <strong>in</strong> questo secolo» 237 . Le falsificazioni della <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> erano<br />

però dest<strong>in</strong>ate a rivelarsi un’arma a doppio taglio. Era chiaro che la <strong>politica</strong> <strong>in</strong>digena libica<br />

poteva suscitare approvazione nel mondo arabo, solo se fosse apparsa come mirante a<br />

un’equiparazione fra libici ed italiani, che avrebbe comportato un co<strong>in</strong>volgimento sempre<br />

maggiore degli <strong>in</strong>digeni nell’amm<strong>in</strong>istrazione, seguito da una progressiva autonomia dalla<br />

metropoli, che avrebbe portato <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e all’unico esito concepibile per gli arabi, ovvero<br />

l’<strong>in</strong>dipendenza. Purtroppo per gli italiani, non si poteva mantenere <strong>in</strong> piedi questa illusione <strong>in</strong><br />

eterno, e i provvedimenti di Balbo della f<strong>in</strong>e del 1938 <strong>–</strong> cittad<strong>in</strong>anza speciale, colonizzazione<br />

<strong>in</strong>tensiva, e <strong>in</strong>tegrazione delle prov<strong>in</strong>ce libiche <strong>–</strong> mostrarono chiaramente che la <strong>politica</strong><br />

coloniale <strong>fascista</strong> andava nella direzione opposta all’<strong>in</strong>dipendenza, e verso una sempre<br />

maggiore <strong>in</strong>tegrazione della Libia con la metropoli. L’<strong>in</strong>vio dei “ventimila” coloni italiani non<br />

poteva non apparire come il tentativo di cacciare i libici dalle loro terre; l’<strong>in</strong>tegrazione delle<br />

quattro prov<strong>in</strong>ce costiere nel territorio metropolitano dimostrava che gli italiani volevano<br />

strappare la Libia dal mondo arabo, e farne un lembo d’Europa <strong>in</strong> Africa. Entrambe le<br />

decisioni avevano un s<strong>in</strong>istro precedente nella <strong>politica</strong> di assimilazione francese <strong>in</strong> Algeria. La<br />

concessione della “cittad<strong>in</strong>anza speciale” era apparentemente favorevole ai libici, ma per gli<br />

arabi aveva poco rilievo sapere se essa avrebbe garantito loro l’uguaglianza con gli italiani, o<br />

permesso di mantenere lo statuto personale islamico. Essa appariva come parte di un<br />

complessivo progetto di sradicamento della cultura e della tradizione araba dalla Libia. Dopo<br />

avere deluso le speranze arabe <strong>in</strong> un appoggio alla causa palest<strong>in</strong>ese ad aprile, con i<br />

provvedimenti di <strong>politica</strong> <strong>in</strong>digena della f<strong>in</strong>e del 1938 l’Italia mostrò che la Libia non avrebbe<br />

mai potuto sperare di ottenere l’<strong>in</strong>dipendenza <strong>in</strong> modo pacifico. Le caute simpatie del mondo<br />

arabo verso Mussol<strong>in</strong>i svanirono rapidamente, contemporaneamente a quelle che si erano<br />

rivelate delle false speranze.<br />

Nel frattempo, il tentativo dell’Italia di fare <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong> favore della sua <strong>politica</strong><br />

coloniale aveva causato una ripresa dell’attività dei suoi vecchi oppositori, che non <strong>in</strong>contrava<br />

alcun ostacolo da parte della Francia e della Gran Bretagna, date le crescenti tensioni nei<br />

rapporti con le due potenze. Sulayman al-Baruni, dopo una lunga assenza dalla lotta antiitaliana,<br />

tornò a parlare poco tempo dopo il viaggio di Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia con un’<strong>in</strong>tervista, <strong>in</strong><br />

cui affermò che i provvedimenti italiani non miglioravano le condizioni dei libici, ma<br />

servivano <strong>in</strong> realtà agli scopi dell’Italia, che puntava a reclutarli per le proprie guerre 238 . A<br />

maggio, diversi giornali di Damasco pubblicarono un comunicato di Bashir al-Sa‘dawi, che<br />

condannava il tentativo di fare della Libia una terra italiana, rigettava il titolo di “protettore<br />

dell’Islam” attribuito a Mussol<strong>in</strong>i, e metteva <strong>in</strong> guardia gli arabi e i libici fuoriusciti contro la<br />

236<br />

ASMAI, Libia 150/34, F. 156, Tel. 1966, Beirut 8 maggio 1937, Rassegna stampa, da al-Bilad, 3 maggio<br />

1937<br />

237<br />

ASMAE, AE, B. 317, F. 5, Tel. 2005, Aleppo 15 dicembre 1938, Rassegna stampa, da al-Waqt, 8 dicembre<br />

1938<br />

238<br />

ASMAI, Libia 150/34, F. 156, Tel. 1895, Beirut 4 maggio 1937, Rassegna stampa, da L’Orient, 22 aprile<br />

1937<br />

261

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