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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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fecero eccezione neppure diversi giornali solitamente filo-italiani. Era un segno<br />

<strong>in</strong>equivocabile del fatto che l’immag<strong>in</strong>e dell’Italia com<strong>in</strong>ciava a deteriorarsi. Solo Alif Ba’<br />

considerava l’accordo come un importante passo verso la f<strong>in</strong>e delle <strong>in</strong>gerenze europee nei<br />

paesi arabi 192 . Ma secondo al-Insha’, l’unico motivo per cui due potenze europee si sarebbero<br />

dovute impegnare a garantire l’<strong>in</strong>tegrità di un territorio <strong>–</strong> Yemen e Arabia Saudita, <strong>in</strong> questo<br />

caso <strong>–</strong> era perché entrambe vi coltivavano delle mire imperialistiche. Per il Fata’ al-‘Arab si<br />

trattava solo dell’ennesima collusione fra gli imperialismi europei. Come era avvenuto <strong>in</strong><br />

occasione degli accordi Mussol<strong>in</strong>i-Laval, il timore era che gli arabi avrebbero fatto le spese<br />

del nuovo clima politico. Le Jour notò che, con la f<strong>in</strong>e della “guerra delle onde”, gli arabi<br />

avrebbero potuto sentire la mancanza delle trasmissioni italiane e britanniche, che<br />

costituivano una preziosa fonte di <strong>in</strong>formazioni sui misfatti delle potenza coloniali 193 . Sul<br />

Lisan al-Hal, Habib Rebeiz scrisse un commento piuttosto preoccupato sugli accordi<br />

dell’Italia con la Gran Bretagna, cui sarebbero seguite probabilmente analoghe trattative con<br />

la Francia. Le potenze mandatarie sembravano dare grande importanza alla cessazione della<br />

<strong>propaganda</strong> di Radio Bari, <strong>in</strong> cambio della quale erano pronte a fare importanti concessioni<br />

all’Italia; il sospetto era che esse volessero ottenere una completa libertà d’azione nei paesi<br />

arabi, <strong>in</strong> cambio del riconoscimento dell’impero <strong>fascista</strong>. Questo era il motivo per cui la<br />

Francia ritardava l’approvazione dei trattati con Siria e Libano, <strong>in</strong> attesa di trovarsi <strong>in</strong> una<br />

posizione di forza 194 . Le notizie che arrivavano da Parigi, secondo cui l’<strong>in</strong>izio di negoziati<br />

italo-francesi era imm<strong>in</strong>ente, accrescevano le <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i degli arabi, soprattutto perché<br />

sembrava che Ciano volesse <strong>in</strong>serire anche la Siria fra gli oggetti delle trattative. Al-Nahar si<br />

chiese se gli italiani avrebbero riversato verso il Mandato francese l’impegno politico e<br />

propagandistico f<strong>in</strong>o a quel momento speso contro la Gran Bretagna, dichiarando che la Siria<br />

non doveva divenire un oggetto di trattativa fra potenze straniere, ed esponendo il timore che<br />

l’Italia volesse ottenere concessioni e privilegi nel paese 195 . Anche al-Akhbar si scagliò contro<br />

le <strong>in</strong>gerenze italiane, e contro l’<strong>in</strong>serimento della Siria nelle trattative franco-italiane 196 . A<br />

maggio, le trattative franco-italiane, secondo notizie raccolte da al-Ahram e riprese dalla<br />

stampa di Damasco, erano giunte a un punto morto. L’Italia rifiutava di ritirarsi<br />

completamente dalle Baleari e dal territorio spagnolo, mentre la Francia non <strong>in</strong>tendeva fare<br />

concessioni all’Italia <strong>in</strong> Siria, poiché sarebbero andate contro lo spirito del trattato. Nella<br />

confusione del momento, si diffuse pers<strong>in</strong>o la voce di una nuova suddivisione del Mandato <strong>in</strong><br />

aree di <strong>in</strong>fluenza fra potenze europee, sulla base degli accordi Sykes-Picot. La notizia suscitò<br />

forti polemiche fra gli organi di stampa <strong>siria</strong>ni e quelli libanesi 197 , ma era del tutto priva di<br />

fondamento.<br />

Il 30 novembre, al parlamento italiano venne <strong>in</strong>scenata la plateale rivendicazione dei<br />

territori francesi di Nizza, Savoia, Corsica e Tunisia. In risposta alla buffonagg<strong>in</strong>e italiana, sui<br />

muri di diversi edifici italiani di Tripoli di Siria qualcuno scrisse: «abbasso l’Italia, viva la<br />

Francia, Rodi al Libano, vogliamo la Sardegna» 198 . Il vice console italiano, del tutto<br />

impermeabile all’ironia, protestò vivacemente con le autorità 199 . Ma, a parte le reazioni<br />

goliardiche, la crisi nei rapporti tra la Francia e l’Italia causò una grande fibrillazione sulla<br />

192 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 25 avril au 1er mai 1938”<br />

193 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 18 au 24 avril 1938”, Beirut 27<br />

aprile 1938<br />

194 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 25 avril au 1er mai 1938”<br />

195 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 18 au 24 avril 1938”, Beirut 27<br />

aprile 1938<br />

196 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 2 au 8 mai 1938”, Beirut 10<br />

maggio 1938<br />

197 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 533, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 16 au 22 mai 1938”<br />

198 CADN, Syrie-Liban, AD, 1062, Beirut 14 dicembre 1938, Information n° 7859 della Sûreté Générale<br />

199 CADN, Syrie-Liban, AD, 1062, N° 345, Tripoli 15 dicembre 1938, il consigliere amm<strong>in</strong>istrativo del Libano<br />

del Nord al delegato dell’Alto Commissario presso la Repubblica Libanese

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