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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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Francia, e la loro unica preoccupazione era l’<strong>in</strong>dipendenza <strong>–</strong> bisognava «evitare possibili<br />

illusioni su ciò che nell’avvenire c’è da attendersi da questo paese, anche se qualche<br />

manifestazione del momento potrebbe autorizzare più ottimistiche previsioni» 179 .<br />

Le parole di Castellani erano l’ammissione di una sconfitta, ma non co<strong>in</strong>cisero con una<br />

resa da parte italiana. L’attività propagandistica, come abbiamo già rilevato, non subì alcuna<br />

significativa attenuazione nei territori sotto mandato francese, perché gli accordi di Pasqua<br />

ebbero l’unico effetto di portare gli italiani a moderare gli attacchi polemici contro la Gran<br />

Bretagna. Anzi, la Francia divenne ora l’unico bersaglio delle critiche italiane, soprattutto<br />

attraverso la campagna anticomunista e quella, strettamente collegata, <strong>in</strong> favore dei<br />

nazionalisti di Franco nella guerra civile <strong>in</strong> Spagna. La durezza degli attacchi italiani verso la<br />

Francia crebbe di <strong>in</strong>tensità durante tutto il 1938, raggiungendo il culm<strong>in</strong>e nelle rivendicazioni<br />

del parlamento italiano, il 30 novembre. Ma, se non vi fu alcun abbandono della <strong>politica</strong> araba<br />

da parte dell’Italia, è <strong>in</strong>negabile che ebbe luogo una svolta significativa nella percezione che<br />

ne avevano gli arabi. Tra il 1936 ed il 1937, Mussol<strong>in</strong>i non era certo riuscito ad entusiasmare<br />

il mondo musulmano con le sue dichiarazioni, ma aveva suscitato delle caute speranze, verso<br />

l’appoggio italiano al nazionalismo arabo. Tali speranze, dettate molto più da considerazioni<br />

di realismo politico che da aff<strong>in</strong>ità o simpatie ideologiche per il fascismo, assai poco diffuse,<br />

riguardavano soprattutto le vicende della Palest<strong>in</strong>a, ma furono presto deluse. Il governo<br />

italiano si mostrò assai titubante nel rigettare le conclusioni della commissione Peel nel<br />

1937 180 , e non riuscì certo ad evitare, attraverso le ambigue formule degli accordi di Pasqua,<br />

di dare agli arabi l’impressione che l’Italia non avesse alcun <strong>in</strong>teresse a difendere la causa<br />

palest<strong>in</strong>ese. Nel frattempo, vennero bruscamente <strong>in</strong>terrotti i f<strong>in</strong>anziamenti al Mufti al-Husayni<br />

ed ai suoi collaboratori. Se essi non davano alcun vantaggio diretto <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di prestigio<br />

presso l’op<strong>in</strong>ione pubblica, che non era al corrente dell’appoggio materiale italiano ai<br />

palest<strong>in</strong>esi, garantivano però il sostegno di una parte del nazionalismo arabo, che com<strong>in</strong>ciò<br />

<strong>in</strong>vece a guardare altrove. Al-Masa’ di Beirut, a settembre, pubblicò una presunta lettera di<br />

Shakib Arslan, <strong>in</strong> cui la Germania veniva esaltata per l’aiuto che <strong>in</strong>tendeva dare agli arabi.<br />

«L’Italia, <strong>in</strong>vece», aveva scritto l’emiro, «ha manifestato per gli arabi una simpatia artificiale<br />

per obbligare l’Inghilterra al riconoscimento del suo Impero. Ottenuto questo essa è<br />

<strong>in</strong>differente ora» 181 . Sia che la lettera fosse autentica, sia che si trattasse di un tentativo di<br />

screditare l’Italia da parte di un giornale fortemente anti<strong>fascista</strong>, Arslan si stava effettivamente<br />

volgendo verso Hitler, dopo aver capito che Mussol<strong>in</strong>i non <strong>in</strong>tendeva offrire un pieno<br />

appoggio italiano al nazionalismo arabo. Quella dell’emiro non era assolutamente una<br />

conversione al nazismo, ma piuttosto il riemergere di legami e simpatie di vecchia data verso<br />

la Germania, che datavano almeno dal periodo dell’alleanza fra gli imperi durante la Grande<br />

Guerra 182 . Poco tempo dopo, la nuova l<strong>in</strong>ea di Arslan viene confermata da un suo articolo sul<br />

Fata’ al-‘Arab, <strong>in</strong> cui difendeva Hitler dall’accusa di avere oltraggiato gli arabi nei suoi<br />

scritti 183 . Da questo momento <strong>in</strong> poi, l’emiro legò la propria sorte <strong>politica</strong> a quella della<br />

Germania nazista, senza più <strong>in</strong>trattenere rapporti con l’Italia 184 .<br />

L’impressione è che Mussol<strong>in</strong>i fosse (erroneamente) conv<strong>in</strong>to di avere portato stabilmente<br />

gli arabi dalla propria parte, e che, secondo la sua visione assai semplicistica, all’Italia<br />

bastasse qualche critica alla Francia ed alla Gran Bretagna, per raccogliere vasti consensi nel<br />

mondo arabo. In realtà, erano molto più vic<strong>in</strong>i alla verità i francesi, quando osservavano<br />

sconsolati che la <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> non dava alcun beneficio alla posizione italiana, ma<br />

179 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 689/136, Damasco 2 aprile 1938, Castellani al MAE<br />

180 N. Arielli, Fascist Italy and the Middle East, cit., pp. 124-125<br />

181 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria 1938”, Sf. “Articoli giornali. Fotografie”, Tel. 4979/1077, Beirut<br />

27 settembre 1938, Rassegna Stampa, da al-Masa’, 16 settembre 1938<br />

182 Sui rapporti di Arslan con la Germania cfr. W. L. Cleveland, Islam Aga<strong>in</strong>st the West, cit., pp.139-144<br />

183 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 535, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 19 au 25 décembre 1938”<br />

184 W. L. Cleveland, Islam Aga<strong>in</strong>st the West, cit., pp. 154-163

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