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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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7.6 - Il decl<strong>in</strong>o del prestigio italiano dopo gli accordi di Pasqua<br />

Vittorio Castellani, che aveva sostituito Lo Savio come console a Damasco, nei giorni <strong>in</strong><br />

cui venivano conclusi gli accordi di Pasqua scrisse un esteso rapporto sull’<strong>in</strong>fluenza italiana <strong>in</strong><br />

Siria, mostrando assai meno entusiasmo rispetto al suo predecessore. Lo spunto per le sue<br />

riflessioni era dato da una serie di articoli contro la <strong>propaganda</strong> italiana, che erano apparsi<br />

sulla stampa nazionalista, considerati s<strong>in</strong>tomatici dello spirito anti-italiano di alcuni ambienti.<br />

Tali attacchi erano, secondo Castellani, alimentati dalle autorità francesi; i nazionalisti, da<br />

parte loro, <strong>in</strong>tendevano così dimostrare che non avevano <strong>in</strong> odio la Francia <strong>in</strong> sé, ma ogni<br />

<strong>in</strong>iziativa europea nel loro paese. Tutta la popolazione musulmana era fortemente “xenofoba”:<br />

L’Europeo, per questa gente, è ancora il nemico tradizionale contro il quale è lecito combattere con<br />

qualunque arma, ed alla cui <strong>in</strong>filtrazione ed alla cui <strong>in</strong>fluenza <strong>–</strong> non soltanto politiche, ma anche<br />

commerciali e culturali <strong>–</strong> occorre opporsi <strong>in</strong> ogni modo; giacché ogni affermarsi di <strong>in</strong>iziative occidentali<br />

viene considerato quì come un pericolo per la compag<strong>in</strong>e spirituale musulmana e per la <strong>in</strong>dipendenza<br />

<strong>politica</strong> dello Stato. E poichè, anche per queste menti <strong>–</strong> <strong>in</strong> fondo molto <strong>in</strong>genue <strong>–</strong> l’Italia <strong>fascista</strong><br />

rappresenta il simbolo e l’orig<strong>in</strong>e della civiltà occidentale e nello stesso tempo la nazione animata da<br />

maggiore vitalità, è abbastanza logico che tutto ciò che porta l’etichetta del Fascio venga quì considerato<br />

con una certa prevenzione.<br />

Soprattutto, agli arabi della Siria non era bastata la campagna propagandistica “filo<strong>islamica</strong>”<br />

dell’Italia, per dimenticare gli avvenimenti di <strong>in</strong>izio decennio:<br />

Non si può, poi, neanche affermare che i <strong>siria</strong>ni siano tutti conv<strong>in</strong>ti che l’Italia non nutra per il loro paese<br />

delle <strong>in</strong>confessate aspirazioni colonizzatrici. La campagna che una parte della nostra stampa condusse<br />

anni addietro per il trasferimento dalla Francia all’Italia del mandato sulla Siria non è stata quì affatto<br />

dimenticata; ed anche se lo fosse, penserebbero a richiamarla alla memoria degli <strong>in</strong>teressati i francesi, gli<br />

<strong>in</strong>glesi ed i turchi, i quali non trascurano di far balenare ogni tanto, nel momento più opportuno, davanti<br />

agli occhi di questa gente il “pericolo dell’imperialismo <strong>fascista</strong>”.<br />

Non va <strong>in</strong>oltre dimenticato che alcune energiche azioni di polizia coloniale eseguite <strong>in</strong> Cirenaica alcuni<br />

anni or sono, ed enormemente esagerate ad arte da agenzie giornalistiche straniere, ebbero e cont<strong>in</strong>uano<br />

ad avere <strong>in</strong> Siria una vivissima ripercussione, di cui approfittano anche ora i nostri avversari per<br />

diffondere le più assurde notizie sulla severità del nostro dom<strong>in</strong>io <strong>in</strong> Libia. Notizie che, nonostante tutta<br />

l’attività spiegata da questo Ufficio per controbatterle, trovano talvolta un qualche credito.<br />

Questo <strong>in</strong>sieme di elementi spiega come l’atteggiamento filo-arabo recentemente adottato <strong>in</strong> più occasioni<br />

dal R° Governo, non venga <strong>in</strong>terpretato <strong>in</strong> Siria come la s<strong>in</strong>cera manifestazione di un nuovo e def<strong>in</strong>itivo<br />

<strong>in</strong>dirizzo politico, ma piuttosto come dettato da ragioni cont<strong>in</strong>genti e provvisorie; quale mezzo cioè di<br />

pressione nei riguardi dell’Inghilterra e come una semplice carta nel giuoco serrato che si svolge tra<br />

Roma e Londra per il predom<strong>in</strong>io nel Mediterraneo; giuoco nel quale gli arabi <strong>–</strong> come gli ebrei <strong>–</strong> non<br />

sono che degli strumenti e delle marionette.<br />

Questa conv<strong>in</strong>zione era generale, e lo si era visto quando, alla ripresa dei negoziati italo<strong>in</strong>glesi,<br />

tutti i <strong>siria</strong>ni avevano mostrato la conv<strong>in</strong>zione che l’eventuale accordo «avrebbe<br />

certamente significato l’abbandono da parte dell’Italia della sua <strong>politica</strong> filo-araba, ed <strong>in</strong><br />

particolar modo il suo dis<strong>in</strong>teressamento per la questione palest<strong>in</strong>ese». Inoltre, nonostante la<br />

Gran Bretagna fosse stata <strong>in</strong> diverse occasioni oggetto di aspre critiche per la sua <strong>politica</strong> nel<br />

Vic<strong>in</strong>o Oriente, essa godeva di una forte <strong>in</strong>fluenza sulla Siria, dove aveva f<strong>in</strong>anziato diversi<br />

esponenti politici e movimenti <strong>in</strong>surrezionali. Essa era considerata la naturale alleata<br />

dell’<strong>in</strong>dipendenza <strong>siria</strong>na, e il suo consenso appariva <strong>in</strong>dispensabile per la realizzazione del<br />

progetto panarabo; era illum<strong>in</strong>ante il fatto che, nonostante nel Libano i musulmani fossero<br />

m<strong>in</strong>oranza, la stampa di quel paese era assai più dura nel criticare la <strong>politica</strong> britannica <strong>in</strong><br />

Palest<strong>in</strong>a di quella <strong>siria</strong>na. Insomma, concludeva il console, sebbene la corrente ostile<br />

all’Italia non fosse molto forte <strong>–</strong> i <strong>siria</strong>ni concentravano il loro odio, attualmente, verso la<br />

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