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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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provvedimento di scioglimento delle organizzazioni paramilitari, come le “falangi” o le<br />

“camicie bianche” <strong>in</strong> Libano, <strong>in</strong>fatti, non aveva toccato le organizzazioni italiane 159 . Negli<br />

stessi giorni Am<strong>in</strong> Saʻid, poco prima di trasferirsi a Damasco, riassunse sulla sua rivista al-<br />

Rabita al-Arabiyya tutte le attività italiane <strong>in</strong> Siria e Libano. Gli italiani si servivano della<br />

l<strong>in</strong>ea di piroscafi Genova-Alessandria-Beirut per fare concorrenza alla Francia, mostrare la<br />

propria presenza <strong>in</strong> Oriente, e avvic<strong>in</strong>are a sé la popolazione e le personalità più importanti<br />

della Siria. Dal punto di vista economico, questi collegamenti non erano redditizi: il loro<br />

scopo era esclusivamente politico. I delegati apostolici <strong>in</strong> Siria, pur essendo nom<strong>in</strong>ati dal<br />

Vaticano, erano tutti italiani, e svolgevano il loro «dovere nazionale» facendo <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong><br />

favore dell’Italia nei confronti del clero maronita, greco cattolico e lat<strong>in</strong>o. Il clero maronita<br />

veniva <strong>in</strong>coraggiato a recarsi a Roma per studiare la teologia e il lat<strong>in</strong>o, anche con la<br />

concessione dei viaggi gratuiti. Yusuf al-Khaz<strong>in</strong>, prete maronita e direttore di al-Bilad,<br />

lavorava per il M<strong>in</strong>istero della Stampa e Propaganda, e svolgeva un’attività <strong>politica</strong><br />

importante anche attraverso i membri della sua famiglia. La <strong>propaganda</strong> italiana, che seguiva i<br />

metodi precedentemente adottati da turchi e francesi, veniva riassunta da Sa‘id nei seguenti<br />

punti:<br />

1) Avvic<strong>in</strong>arsi del [sic] Clero cristiano ed acquistare la sua amicizia.<br />

2) Aprire le scuole medie e tecniche ed aiutarle a diffondere la l<strong>in</strong>gua e la cultura italiana<br />

3) Mandare le missioni religiose<br />

4) Fondare gli ospedali e curare i poveri gratuitamente<br />

5) Mandare i piroscafi nei porti della Siria ed il Libano<br />

6) Fondare Scuole italiane e mandare <strong>in</strong> missione <strong>in</strong> Italia gli studenti e le studentesse <strong>siria</strong>ne per<br />

conoscere l’Italia e constatarne il suo progresso<br />

7) Pagare sovvenzioni alla stampa <strong>siria</strong>na ed acquistare la simpatia dei giornalisti per non scrivere contro<br />

l’Italia e per non criticare la sua <strong>politica</strong><br />

8) Aumentare i consolati nelle città <strong>siria</strong>ne e libanesi e dare gli ord<strong>in</strong>i ai Consoli di mettersi <strong>in</strong> contatto<br />

con i Capi ed i notabili del paese ed <strong>in</strong>vitarli a “banchetti”<br />

9) Mandare il maggior numero degli studenti <strong>siria</strong>ni negli Istituti italiani per compiervi i loro studi<br />

superiori e facilitare il loro viaggio ed il loro soggiorno 160 .<br />

L’Italia ambiva <strong>in</strong>oltre a una penetrazione economica nel Levante, promossa attraverso le<br />

filiali della Banca di Roma e delle Assicurazioni Generali, e con la creazione di <strong>in</strong>dustrie e<br />

camere di commercio. Tuttavia, tale penetrazione era ostacolata dagli <strong>in</strong>glesi e dai francesi,<br />

che non accordavano agli italiani grandi concessioni. Gli italiani <strong>in</strong> Siria non erano molto<br />

numerosi, vivevano mescolati alla popolazione locale, e <strong>in</strong> molti avevano r<strong>in</strong>unciato <strong>in</strong><br />

passato alla cittad<strong>in</strong>anza italiana, riacquistandola solo dopo l’avvento del fascismo. Una<br />

grande comunità italiana, composta da non meno di 1.500 persone, viveva a Beirut, e molti<br />

italiani risiedevano anche <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, mentre a Damasco ed Aleppo erano poche cent<strong>in</strong>aia.<br />

Attualmente, erano tutti co<strong>in</strong>volti nelle attività di <strong>propaganda</strong> italiana; a Beirut, il centro di<br />

tale attività era la Casa d’Italia. La Siria era <strong>in</strong>ondata di opuscoli di <strong>propaganda</strong> distribuiti<br />

fascisti, tanto che, secondo Am<strong>in</strong> Sa‘id, non si poteva entrare <strong>in</strong> un locale senza trovarne<br />

qualcuno 161 .<br />

159 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 535, “Revue de la Presse Libanaise et Syrienne du 19 au 25 décembre 1938”<br />

160 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 63, F. “Egitto. Cairo”, Tel. 53/24, Cairo 6 gennaio 1939, Mazzol<strong>in</strong>i al MAE e al<br />

M<strong>in</strong>culpop, e articolo tradotto <strong>in</strong> allegato, da al-Rabita al-Arabiyya del 21 dicembre 1938<br />

161 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 63, F. “Egitto. Cairo”, Tel. 242/115, Cairo 20 gennaio 1939, Mazzol<strong>in</strong>i al MAE<br />

e al M<strong>in</strong>culpop, e articolo tradotto <strong>in</strong> allegato, da al-Rabita al-Arabiyya dell’11 gennaio

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