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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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l’Italia era <strong>in</strong>teressata a farsi co<strong>in</strong>volgere <strong>in</strong> un’attività anti-francese nel Levante. Sostenne che<br />

la Francia aveva avviato una violenta campagna anti-italiana negli ambienti arabi, per cui il<br />

Mufti era disponibile, nel caso si volessero creare complicazioni al governo francese a<br />

Damasco, a mettere gli italiani <strong>in</strong> contatto con Fakri al-Barudi, uno dei nazionalisti più<br />

<strong>in</strong>transigenti all’<strong>in</strong>terno del Blocco <strong>siria</strong>no. Per solleticare le preoccupazioni italiane, accennò<br />

a un’offerta di aiuti giunta da parte del governo sovietico, che il Mufti aveva rifiutato, ed<br />

all’<strong>in</strong>tensa attività dei nazisti tedeschi <strong>in</strong> Oriente 113 . Ma nulla valse a modificare la scelta<br />

italiana, e nel marzo del 1938 il professor Enderle comunicò ad Alami che ogni sovvenzione<br />

al Mufti sarebbe cessata, dopo un ultimo versamento di 10.000 sterl<strong>in</strong>e. Il pagamento di una<br />

somma maggiore non era possibile per le «difficoltà valutarie» del paese. L’Italia aveva fatto<br />

molto per la causa araba, ma l’accordo con l’Inghilterra non le permetteva di cont<strong>in</strong>uare i<br />

f<strong>in</strong>anziamenti; <strong>in</strong>oltre, affermò Enderle con un’argomentazione che di certo non rassicurò<br />

Alami, né dovette contribuire ad accrescere le simpatie dei nazionalisti arabi verso la <strong>politica</strong><br />

italiana, l’accordo avrebbe permesso all’Inghilterra di <strong>in</strong>crementare gli sforzi <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a <strong>in</strong><br />

misura tale, che anche una somma maggiore non avrebbe mutato le sorti della resistenza<br />

araba 114 .<br />

L’accordo italo-britannico del 16 aprile 1938 impegnava le due parti ad astenersi da<br />

qualsiasi atto che m<strong>in</strong>acciasse l’<strong>in</strong>tegrità e l’<strong>in</strong>dipendenza di Yemen ed Arabia Saudita, o che<br />

mirasse ad acquisire posizioni di privilegio <strong>in</strong> tali stati 115 . Inoltre, ciascun governo r<strong>in</strong>unciava<br />

a «impiegare i metodi di pubblicità o <strong>propaganda</strong> a sua disposizione allo scopo di arrecar<br />

danno agli <strong>in</strong>teressi dell’altro» 116 . Sulla questione palest<strong>in</strong>ese, l’Italia non prese posizione<br />

ufficialmente, ma al governo <strong>in</strong>glese furono date assicurazioni verbali che non sarebbero state<br />

create «difficoltà o imbarazzi» all’amm<strong>in</strong>istrazione della Palest<strong>in</strong>a. Ciano sostenne che non vi<br />

era stato alcun mutamento nell’atteggiamento dell’Italia verso gli arabi, rispetto al passato 117 ,<br />

ma l’impressione generale dell’op<strong>in</strong>ione pubblica <strong>in</strong> Oriente era ben diversa. Anche se fosse<br />

vero, come ha scritto Rosaria Quartararo, che l’accordo sulla Palest<strong>in</strong>a era vantaggioso per<br />

l’Italia da un punto di vista diplomatico, la sua affermazione secondo cui esso «non<br />

pregiudicò m<strong>in</strong>imamente la sua posizione di fronte al mondo musulmano» è assai<br />

discutibile 118 . A Gerusalemme, riferì il console Mazzol<strong>in</strong>i, gli ebrei espressero grande<br />

soddisfazione per l’accordo, mentre per gli arabi la notizia era stata una doccia fredda. Gli<br />

ebrei pensavano che esso avrebbe riportato l’ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, data la conv<strong>in</strong>zione diffusa <strong>–</strong><br />

ed esatta <strong>–</strong> che l’Italia fomentasse e sostenesse materialmente la rivolta araba. Gli arabi, pur<br />

mantenendo una certa cautela, espressero il timore che Mussol<strong>in</strong>i avesse sacrificato ogni<br />

amicizia verso il mondo arabo per «ragioni imperialiste». Il fatto che non venisse resa<br />

pubblica alcuna dichiarazione sulla Palest<strong>in</strong>a peggiorò la situazione, perché si diffuse la<br />

conv<strong>in</strong>zione che l’Italia avesse barattato il proprio dis<strong>in</strong>teresse per la causa nazionalista araba,<br />

<strong>in</strong> cambio di privilegi <strong>in</strong> altri campi 119 . Molti arabi, persuasi dalla retorica “filo-<strong>islamica</strong>” di<br />

Mussol<strong>in</strong>i, si erano illusi che l’Italia avrebbe imposto alla Gran Bretagna delle clausole per<br />

loro favorevoli, riguardo al futuro progetto di spartizione. La notizia che non solo ciò non era<br />

avvenuto, ma che la Palest<strong>in</strong>a non era nemmeno citata nel testo dell’accordo, diede loro la<br />

113 Ivi, p. 87<br />

114 “Il Professor Enderle al M<strong>in</strong>istro degli esteri, Ciano”, Roma 30 marzo 1938, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VIII, 424,<br />

pp. 490-491<br />

115 “Accordi tra Gran Bretagna e Italia”, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VIII, 493, p. 569; sulle trattative italo-britanniche,<br />

il contenuto degli accordi di Pasqua e le loro conseguenze, cfr. Donatella Bolech Cecchi, L’accordo di due<br />

imperi. L’accordo italo-<strong>in</strong>glese del 16 aprile 1938, Giuffré, Milano 1977<br />

116 Ivi, p. 572<br />

117 “Il M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano, al M<strong>in</strong>istro a Gedda, Sillitti”, Roma 17 aprile 1938, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol.<br />

VIII, 503, p. 587<br />

118 R. Quartararo, Roma tra Londra e Berl<strong>in</strong>o, cit., Vol. 2, p. 535<br />

119 “Il Console Generale a Gerusalemme, Mazzol<strong>in</strong>i, al M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano”, Gerusalemme 21 aprile<br />

1938, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VIII, 522, pag. 605

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