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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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tanto che converrebbe segnare un punto, sia per sfruttarla al massimo per i nostri <strong>in</strong>teressi, sia<br />

per evitare che essa possa mutare a nostro svantaggio» 108 . La situazione del Vic<strong>in</strong>o Oriente<br />

poteva esercitare <strong>in</strong> questo momento, «nel gioco più complesso della <strong>politica</strong> <strong>in</strong>ternazionale»,<br />

un peso determ<strong>in</strong>ante; «si tratta di vedere se tale peso ci conviene gettarlo ora senz’altro sulla<br />

bilancia, oppure mantenerlo <strong>in</strong> sospeso, cercando di dargli ulteriore <strong>in</strong>cremento, con nuovi<br />

sacrifici f<strong>in</strong>anziari che potrebbero diventare sempre più duri e non potrebbero essere <strong>in</strong>terrotti<br />

se non col rischio di perdere il frutto di quanto si è fatto <strong>in</strong> passato». Enderle auspicava che la<br />

situazione venisse sfruttata immediatamente, «prima ancora che si presenti la possibilità di<br />

giungere con gli <strong>in</strong>glesi a discussioni positive sui diversi argomenti che ci separano», così da<br />

evitare «pericolosi abb<strong>in</strong>amenti (ad esempio: riconoscimento de jure dell’Impero, <strong>in</strong><br />

corrispettivo del riconoscimento di un nuovo stato di fatto nel Prossimo Oriente)». Purtroppo<br />

per lui, fu esattamente ciò che avvenne: <strong>in</strong>vece che gettarsi con slancio <strong>in</strong> un’improbabile<br />

avventura orientale, il governo italiano decise di cessare ogni contributo f<strong>in</strong>anziario ai<br />

nazionalisti palest<strong>in</strong>esi e al Mufti, avviando <strong>in</strong>vece le trattative per un accordo con la Gran<br />

Bretagna, che si sarebbe rivelato molto simile nella sostanza a quello ipotizzato (e<br />

stigmatizzato) da Enderle. Quest’ultimo ebbe lo spiacevole compito di comunicare, ad un<br />

Alami «profondamente scoraggiato», che l’Italia non poteva concedere ulteriori<br />

f<strong>in</strong>anziamenti 109 .<br />

Anche Ibn Saud, che era stato co<strong>in</strong>volto nelle trattative per far giungere armi italiane al<br />

Mufti <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, premeva aff<strong>in</strong>ché l’Italia prendesse un impegno maggiormente v<strong>in</strong>colante<br />

con gli arabi. Il re saudita non aveva alcuna <strong>in</strong>tenzione di esporsi contro i britannici, senza<br />

avere precise assicurazioni riguardo all’appoggio italiano; tanto più che la sua fiducia<br />

personale <strong>in</strong> Mussol<strong>in</strong>i era assai limitata, e l’unico motivo per cui cercava un’alleanza italiana<br />

era la necessità di sostenere la rivolta <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a. Nell’agosto 1937, l’ambasciatore italiano a<br />

Gedda si vide presentare delle richieste molto precise: <strong>in</strong>nanzitutto, il governo saudita chiese<br />

di sapere quale fosse la <strong>politica</strong> permanente dell’Italia nei confronti dei paesi arabi, e quale la<br />

sua vera posizione sulla spartizione della Palest<strong>in</strong>a. Tali chiarimenti erano la necessaria<br />

premessa alla domanda più importante, ovvero: «f<strong>in</strong>o a qual punto gli arabi possono contare<br />

sull’appoggio dell’Italia, materialmente e moralmente», e quale genere di aiuto sarebbe stato<br />

fornito <strong>in</strong> caso di bisogno 110 . Gli italiani si tennero sul vago, seguendo la l<strong>in</strong>ea ormai<br />

consueta, secondo la quale si ribadivano i profondi legami con gli arabi e l’appoggio morale<br />

alla loro causa, ma senza prendere alcun impegno che comportasse un co<strong>in</strong>volgimento diretto.<br />

Sebbene l’<strong>in</strong>teresse dell’Italia fosse sempre quello di elim<strong>in</strong>are l’<strong>in</strong>fluenza britannica e<br />

francese dalla regione, favorendo la nascita di nazioni arabe (più o meno) <strong>in</strong>dipendenti, essa<br />

non poteva permettersi di pregiudicare i rapporti con le altre potenze, nel momento attuale.<br />

L’atteggiamento sfuggente di Mussol<strong>in</strong>i dovette conv<strong>in</strong>cere Ibn Saud che non c’era da fidarsi<br />

dell’Italia, tanto che questi, dopo avere <strong>in</strong>izialmente acconsentito a fare da tramite per<br />

rifornire il Mufti di armi e munizioni, si tirò <strong>in</strong>dietro, e tali materiali bellici rimasero<br />

accantonati e <strong>in</strong>utilizzati 111 .<br />

Musa Alami tornò alla carica con Enderle nel gennaio 1938, ma questi non poté fare altro<br />

che rispondere negativamente alla sua richiesta di denaro, garantendo però un «aiuto morale<br />

ed <strong>in</strong>diretto assai più vantaggioso di quello materiale» 112 , affermazione che non dovette<br />

apparire molto conv<strong>in</strong>cente. Il fiduciario del Mufti, visto che Mussol<strong>in</strong>i non era più disposto a<br />

rischiare di compromettere i suoi rapporti con la Gran Bretagna, sondò il terreno per capire se<br />

108<br />

Ivi, p. 111<br />

109<br />

“Il Professor Enderle al M<strong>in</strong>istro degli esteri, Ciano”, Roma 28 luglio 1937, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VII, 132,<br />

p. 164<br />

110<br />

“L’Ufficio III della Direzione Generale Affari d’Europa e del Mediterraneo al M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano”,<br />

Roma 22 agosto 1937, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VII, 232, pp. 279-280<br />

111<br />

“Appunto per il M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano”, Roma 10 giugno 1938, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. IX, 210, p. 279<br />

112<br />

“Il Professor Enderle al M<strong>in</strong>istro degli esteri, Ciano”, Roma 28 gennaio 1938, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. VIII, 74,<br />

pp. 86-87<br />

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