politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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tentativo di istituire, grazie al denaro italiano, un club sportivo, sotto il quale si celava<br />
un’organizzazione <strong>politica</strong> 95 .<br />
Dopo la conquista dell’Etiopia, tale attività proseguì <strong>in</strong>variata. L’Italia aveva ancora<br />
bisogno di costr<strong>in</strong>gere la Gran Bretagna a scendere a patti, e a riconoscere il suo impero. Gli<br />
attacchi antibritannici trovavano terreno fertile nella Palest<strong>in</strong>a <strong>in</strong> rivolta, e costituivano un<br />
efficace mezzo di pressione. Nell’ottobre del 1936, Ciano chiese a tutte le rappresentanze<br />
diplomatiche, nei paesi islamici sotto controllo o <strong>in</strong>fluenza britannica, di fornire al suo<br />
m<strong>in</strong>istero, nella massima segretezza, «documenti che possano illustrare nel modo più ampio<br />
atti <strong>in</strong>umani compiuti dagli <strong>in</strong>glesi nei confronti degli arabi e dei musulmani», possibilmente<br />
accompagnati da prove e fotografie 96 . Proprio il giorno seguente, durante un colloquio con<br />
l’ambasciatore britannico a Roma, Ciano negò categoricamente che l’Italia stesse svolgendo<br />
una <strong>propaganda</strong> antibritannica <strong>in</strong> Egitto e nel Vic<strong>in</strong>o Oriente 97 . Anche il consolato a Beirut<br />
ricevette la stessa richiesta, un anno dopo 98 . Una prima raccolta di fotografie, relative agli<br />
anni 1933, 1936 e 1937, fu <strong>in</strong>viata da Mazzol<strong>in</strong>i al M<strong>in</strong>culpop nel novembre 1937. Purtroppo,<br />
scriveva il console, era difficile trovare documentazione delle atrocità britanniche, poiché le<br />
rappresaglie contro gli arabi avvenivano senza preavviso (sic!) 99 . Per ord<strong>in</strong>e di Mussol<strong>in</strong>i, le<br />
foto <strong>in</strong>viate furono pubblicate sulla stampa italiana, e <strong>in</strong>viate agli ambienti anti-britannici<br />
all’estero aff<strong>in</strong>ché fossero ampiamente diffuse 100 .<br />
Le preoccupazioni britanniche per la campagna di <strong>propaganda</strong> italiana, e le polemiche che<br />
ne seguirono, furono così <strong>in</strong>tense da stupire gli stessi italiani. Così come era avvenuto <strong>in</strong><br />
Egitto, nel periodo della guerra d’Etiopia, l’Italia veniva accusata di istigare i sentimenti<br />
antibritannici e fomentare la ribellione. Scriveva Mazzol<strong>in</strong>i, nel giugno 1937, che qualsiasi<br />
<strong>in</strong>glese, il quale si trovasse di passaggio <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, non tralasciava di porre a qualche<br />
personalità araba la stessa domanda sull’efficacia della <strong>propaganda</strong> italiana. L’<strong>in</strong>viato del<br />
Daily Telegraph aveva chiesto ad un avvocato e nazionalista palest<strong>in</strong>ese, Awni Bey ‘Abd al-<br />
Hadi, il suo parere su Radio Bari, ottenendo un risposta assai eloquente: «L’efficacia della<br />
Radio Bari è assolutamente nulla <strong>in</strong> tutta la Palest<strong>in</strong>a. L’odio degli arabi per l’Inghilterra è<br />
talmente profondo e diffuso che non ha bisogno di stimolanti. Se noi avessimo i mezzi<br />
faremmo la <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong> Italia». L’<strong>in</strong>sistenza sulla <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> appariva pers<strong>in</strong>o<br />
sospetta al console italiano, quasi che si cercasse di fare dell’Italia il capro espiatorio per le<br />
difficoltà britanniche: «il grande rumore che la stampa <strong>in</strong>glese sta facendo sulla Radio Bari e<br />
sulla <strong>propaganda</strong> italiana <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a è talmente artificioso che fa pensare a uno scopo diverso<br />
da quello che può a prima vista sembrare. [...] In sostanza, questa campagna tende a creare<br />
quasi una premessa che se si avranno reazioni e violenze contro la saggezza e l’equanimità<br />
delle paterne provvidenze <strong>in</strong>glesi, queste saranno imputabili alla <strong>propaganda</strong> italiana,<br />
piuttosto che all’opposizione araba». Ma le preoccupazioni <strong>in</strong>glesi non sembravano affatto<br />
artificiose. Mazzol<strong>in</strong>i era venuto a conoscenza, tramite un <strong>in</strong>formatore, di una circolare da<br />
Londra che conteneva istruzioni su come contrastare la <strong>propaganda</strong> italiana. Essa prevedeva<br />
l’<strong>in</strong>augurazione di trasmissioni <strong>in</strong> arabo, che facessero concorrenza a quelle di Radio Bari,<br />
95 CADN, Syrie-Liban, AD, 1062, N° 62, 5 luglio 1936, il console francese a Haifa al console generale a<br />
Gerusalemme<br />
96 “Il M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano, alle legazioni a Bagdad, Cairo, Gedda, Kabul, ai consolati generali a Beirut e<br />
Gerusalemme, e al consolato ad Aden”, Roma 6 ottobre 1936, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. V, 161, p. 161<br />
97 “Colloquio del M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Ciano, con l’Ambasciatore di Gran Bretagna a Roma, Drummond”,<br />
Roma 7 ottobre 1936, <strong>in</strong> DDI, 8° Serie, Vol. V, 169, p. 184<br />
98 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, F. “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 18578 p.n./73, Roma 24 novembre 1937, il<br />
M<strong>in</strong>culpop al consolato a Beirut<br />
99 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, F. “Palest<strong>in</strong>a 1937”, Tel. 5587 del 10 novembre 1937, Qu<strong>in</strong>to Mazzol<strong>in</strong>i al<br />
M<strong>in</strong>culpop<br />
100 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 170, F. “Palest<strong>in</strong>a 1937”, “Appunto per il Duce”, Roma 24 novembre 1938, non<br />
firmato; Tel. 914474/3090, “Appunto per la Direzione Generale per la Stampa Italiana”, Roma 1 dicembre 1937,<br />
f.to Geisser Celesia