politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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<strong>fascista</strong> 78 . Celesia, esprimendo la sua soddisfazione, colse l’occasione per chiedere al console<br />
se ritenesse utile ricevere degli articoli da diffondere sulla stampa locale 79 . Navarr<strong>in</strong>i rispose<br />
che sarebbe stato utilissimo avere articoli sulla <strong>politica</strong> filo-musulmana nelle colonie,<br />
sull’assistenza sociale del regime, l’ideologia del fascismo e del corporativismo, sulla<br />
produzione <strong>in</strong>dustriale italiana, e anche sulle bellezze artistiche e naturali e sul turismo <strong>in</strong><br />
Italia 80 . Se ne ricava che, chiaramente, non esisteva un servizio regolare di fornitura di<br />
materiali di <strong>propaganda</strong> ai consolati, da parte del M<strong>in</strong>culpop. Tanto meno, vi era un<br />
coord<strong>in</strong>amento fra le attività dei rappresentanti italiani nelle diverse città del mandato. Nel<br />
febbraio 1939, <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui ormai l’organizzazione avrebbe dovuto essere ben<br />
rodata, Celesia chiese ai consolati <strong>in</strong> Siria che venisse stabilito un collegamento più efficace<br />
con il consolato a Beirut, per una maggiore efficacia propagandistica. Li pregava qu<strong>in</strong>di di<br />
comunicare a Beirut qualsiasi proposta, richiesta, segnalazione att<strong>in</strong>ente alla <strong>propaganda</strong> 81 .<br />
Secondo i servizi di sicurezza francesi, nonostante i recenti tentativi di miglioramento, la<br />
<strong>propaganda</strong> sulla stampa rimaneva, all’<strong>in</strong>izio del 1938, un fiasco sostanziale. Gli italiani<br />
riuscivano a far pubblicare sui giornali solamente notizie e articoli che non erano considerati<br />
compromettenti. Oltre ad al-Bilad, anche Le Journaliste Errant e al-Nahda pubblicavano<br />
qualche trafiletto di <strong>propaganda</strong>, <strong>in</strong> cambio di piccole somme, e il giornalista de La Syrie Jean<br />
Dobelle scriveva spesso articoli pro-italiani 82 . Radio Bari era potenzialmente più efficace, dal<br />
momento che le sue trasmissioni sfuggivano al controllo delle autorità: i francesi ed i<br />
britannici non potevano fare altro che esprimere le proprie rimostranze attraverso i canali<br />
diplomatici, ottenendo sempre e solo assicurazioni verbali, che venivano puntualmente<br />
smentite. La stazione italiana era molto ascoltata nel Mandato, soprattutto per la buona<br />
ricezione, e per la qualità delle trasmissioni di <strong>in</strong>trattenimento (pare che il cantante ‘Abd al-<br />
Mahab fosse molto apprezzato); ma ciò non vuol dire che i suoi scopi politici venissero<br />
raggiunti. Gli ambienti musulmani, <strong>in</strong>fluenzati anche dalla presenza della comunità libica, non<br />
sembravano lasciarsi <strong>in</strong>gannare dalla <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong>, e dal mito dell’Italia “protettrice<br />
dell’Islam” 83 . Ciò nonostante, i francesi non erano <strong>in</strong>tenzionati a lasciar agire <strong>in</strong>disturbati gli<br />
italiani. Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, le autorità mandatarie avevano cercato <strong>in</strong><br />
numerose occasioni di arg<strong>in</strong>are le <strong>in</strong>iziative dell’Italia, soprattutto per quanto riguardava le<br />
scuole e le organizzazioni sportive. Dopo il 1936, però, le contromisure francesi si fecero<br />
sempre più energiche. Nel 1937, <strong>in</strong> seguito alla nascita di numerosi movimenti politici<br />
pseudo-fascisti <strong>in</strong> Siria e Libano, che erano stati protagonisti di alcuni scontri violenti, l’Alto<br />
Commissariato decise una nuova stretta, dopo quella del 1934 84 , emanando un decreto con cui<br />
venivano sciolte tutte le organizzazioni con tendenze paramilitari nel Libano. Lo scopo era<br />
impedire nuovi scontri fra le formazioni cristiane, Falangi e “camicie bianche”, e la Najjada<br />
musulmana. De Martel annunciò il provvedimento a Sbrana, pregandolo di impedire che gli<br />
studenti italiani sfilassero per le strade con l’uniforme dei Balilla; il console rispose di avere<br />
già disposto, f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>cidenti del novembre 1936, che l’uniforme venisse utilizzata<br />
esclusivamente all’<strong>in</strong>terno delle scuole 85 . Chiese però che agli studenti fosse permesso recarsi<br />
a scuola, isolatamente, con l’uniforme regolamentare, che era comune a tutti gli studenti<br />
78 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria 1938”, Sf. “Rivista araba al Dad”, Tel. 76, Aleppo 17 gennaio<br />
1938, Navarr<strong>in</strong>i al M<strong>in</strong>culpop<br />
79 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria 1938”, Sf. “Rivista araba al Dad”, Tel. 90<strong>1940</strong>/4, Roma 18 febbraio<br />
1938, Celesia al consolato ad Aleppo<br />
80 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 200, F. “Siria 1938”, Sf. “Rivista araba al Dad”, Tel. 306, Aleppo 5 marzo 1938,<br />
Navarr<strong>in</strong>i al M<strong>in</strong>culpop<br />
81 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 201, Sf. “Siria. “Aleppo”, Articoli giornali”, Tel. 902484/c, 6 febbraio 1939,<br />
Celesia alle rappresentanze ad Aleppo, Damasco e Alessandretta<br />
82 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 920, Beirut 4 febbraio 1938, “Propagande italienne au Liban”<br />
83 Ibidem<br />
84 Vedi il Cap. 5, p. 151<br />
85 ASMAE, AP, Siria 16, 5886/1415, Beirut 3 dicembre 1937, Sbrana al MAE<br />
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