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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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Khaz<strong>in</strong> <strong>in</strong>viso alle autorità francesi, la sua nom<strong>in</strong>a era ancor più sconsigliabile, perché<br />

avrebbe ostacolato l’attività dell’agenzia 71 . Sbrana aveva già tentato, <strong>in</strong> realtà, di diffondere i<br />

bollett<strong>in</strong>i Stefani a Beirut, per il tramite dello stesso al-Khaz<strong>in</strong>, ma era stato subito bloccato<br />

dalle autorità francesi. Il motivo era che, <strong>in</strong> base agli accordi esistenti fra le agenzie di stampa,<br />

la Havas aveva l’obbligo di diffondere i suoi bollett<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Italia esclusivamente tramite la<br />

Stefani; allo stesso modo, <strong>in</strong> Francia <strong>–</strong> e qu<strong>in</strong>di anche <strong>in</strong> Libano e Siria <strong>–</strong> la Stefani era tenuta<br />

a servirsi della Havas 72 . Come scrisse <strong>in</strong>oltre l’Alto Commissario al m<strong>in</strong>istro degli Esteri<br />

francese, la Stefani non aveva mai chiesto ufficialmente il permesso di operare a Beirut. I<br />

bollett<strong>in</strong>i Stefani, secondo <strong>in</strong>formazioni confidenziali, venivano stampati nella tipografia di<br />

al-Bilad, e giungevano direttamente ai consolati di Beirut e Aleppo, e all’Alif Ba’ di<br />

Damasco 73 . De Martel convocò Sbrana, all’<strong>in</strong>izio del 1938, per chiedergli conto della loro<br />

diffusione illegale. Il console italiano, non potendo negare l’evidenza, scaricò la<br />

responsabilità sul “rappresentante ufficiale della Stefani”, ovvero Yusuf al-Khaz<strong>in</strong>, il quale<br />

aveva commesso l’“errore” di non chiedere il permesso all’Alto Commissariato. Interrogato<br />

riguardo al contenuto di uno dei bollett<strong>in</strong>i, che non era piaciuto affatto ai francesi <strong>–</strong> vi si<br />

parlava delle “orde del sanzionismo” <strong>–</strong>, Sbrana replicò che esso si limitava a riprodurre le<br />

parole del “duce”. De Martel ribattè che le agenzie europee avevano il dovere di evitare le<br />

polemiche, e di mantenere un certo tono; altrimenti gli italiani avrebbero dovuto concedere,<br />

per esempio, alla Havas il permesso di fare <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong> Tripolitania <strong>in</strong> favore della<br />

democrazia. Sbrana dovette assicurare all’Alto Commissario che le notizie della Stefani<br />

sarebbero passate, d’ora <strong>in</strong> poi, per il tramite della Havas, dopo la conclusione un accordo di<br />

cortesia fra le due agenzie 74 . Dopo che al-Khaz<strong>in</strong> venne scartato, Sbrana propose il cavaliere<br />

Ugo Mondolfo come rappresentante della Stefani a Beirut, ma anche il suo nome venne<br />

rigettato dal M<strong>in</strong>culpop, perché si trattava di un ebreo, nonostante Sbrana affermasse che non<br />

vi era <strong>in</strong> Libano alcun problema ebraico «per mancanza di israeliti» 75 . F<strong>in</strong>almente la scelta<br />

cadde sul «<strong>fascista</strong> Arturo De Luciano». De Martel lo avvertì, immediatamente dopo la sua<br />

nom<strong>in</strong>a, che <strong>in</strong> virtù degli accordi esistenti fra l’agenzia Stefani e la Havas, avrebbe dovuto<br />

diramare tutte le notizie dest<strong>in</strong>ate alla stampa francese attraverso quest’ultima 76 . Gli italiani,<br />

per nulla entusiasti, dovettero riconoscere che i term<strong>in</strong>i dell’accordo fra le due agenzie erano<br />

effettivamente questi. Alfieri suggerì comunque a De Luciano, per guadagnare tempo, di<br />

sostenere che l’Alto Commissario non aveva titolo per <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> un accordo fra privati, e<br />

che soltanto la stessa Havas avrebbe potuto, eventualmente, protestare contro la sua<br />

violazione. Nel frattempo, De Luciano doveva cercare di str<strong>in</strong>gere buoni rapporti con il<br />

rappresentante locale dell’agenzia francese, per ottenere la massima diffusione delle notizie<br />

italiane; e, se non vi fosse riuscito, avrebbe dovuto documentare il boicottaggio della sua<br />

attività, aff<strong>in</strong>ché la direzione della Stefani potesse sollevare la questione con la Havas 77 .<br />

Una caratteristica essenziale della <strong>propaganda</strong> dell’Italia, che rimase nonostante tutto<br />

immutata, era quella di fondere un grande attivismo da parte dei suoi rappresentanti, con una<br />

sostanziale assenza di coord<strong>in</strong>azione ed organizzazione. In mancanza di obiettivi precisi e di<br />

una visione generale, tutto era affidato perlopiù alle <strong>in</strong>iziative personali e isolate dei consoli.<br />

Nel gennaio 1938, Navarr<strong>in</strong>i <strong>in</strong>viò al M<strong>in</strong>culpop delle copie della rivista al-Dad, redatta da<br />

giovani di Aleppo, <strong>in</strong> cui era stata pubblicata una serie di articoli su Mussol<strong>in</strong>i e il regime<br />

71 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 889 P.R., Roma 20 gennaio 1938, Alfieri al consolato a Beirut<br />

72 L’accordo fra Havas e Stefani, che aveva posto quest’ultima <strong>in</strong> una situazione di sostanziale subord<strong>in</strong>azione<br />

rispetto all’agenzia francese, risaliva al 20 dicembre 1921: R. Canosa, La voce del Duce, cit., pp. 13-15<br />

73 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 55, 19 Gennaio 1938, De Martel al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />

74 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 95, Beirut 2 febbraio 1938, De Martel al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />

75 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 1464 P.R., Beirut 7 febbraio 1938, Sbrana al M<strong>in</strong>culpop<br />

76 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 3413/236, Roma 8 aprile 1938, Alfieri al MAE<br />

77 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 3275/106, Roma 6 aprile 1938, Alfieri al consolato a Beirut

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