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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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filo nazionalista, difensore degl’ideali d’<strong>in</strong>dipendenza e di panarabismo, potendo sfruttare<br />

meno questioni sociali e rivendicazioni di classe che quì non esistono» 36 . Bakdash<br />

concentrava la sua opera sugli ambienti studenteschi, <strong>in</strong> particolare nel Tajhiz 37 , la scuola<br />

secondaria di Damasco dove lui stesso aveva studiato, e dove l’adesione al comunismo fra gli<br />

studenti era stimata attorno al c<strong>in</strong>que per cento. Scriveva il console che «l’ideologia<br />

comunista <strong>in</strong> un paese musulmano e notevolmente fanatico dal punto di vista religioso non<br />

può essere <strong>propaganda</strong>ta che sotto una forma pseudo nazionalista e anticolonizzatrice». Così,<br />

ad esempio, recentemente era comparsa una pubblicazione comunista, stampata a Beirut e<br />

firmata da un certo Salim Khayata, dal titolo “L’Abiss<strong>in</strong>ia oppressa”. Per Lo Savio la Francia,<br />

anche se permetteva «la più aperta forma di <strong>propaganda</strong> sul territorio metropolitano»,<br />

sbagliava a lasciare agire liberamente gli agenti di Mosca anche <strong>in</strong> Siria: gli ambienti religiosi,<br />

<strong>in</strong> particolare i cattolici, erano allarmati dalla diffusione del comunismo. La stampa <strong>in</strong>vece,<br />

priva di una l<strong>in</strong>ea d’azione <strong>in</strong>dicata dalle autorità, non lo avversava <strong>in</strong> maniera decisa. Era<br />

dunque nell’<strong>in</strong>teresse italiano «cercare di stroncare f<strong>in</strong> dal nascere l’opera nefasta del<br />

Kom<strong>in</strong>tern <strong>in</strong> questo paese», con un’opera di contro<strong>propaganda</strong> che colpisse<br />

contemporaneamente i comunisti e la Francia, facendo «apparire il comunismo come un<br />

mezzo d’<strong>in</strong>debolimento del nazionalismo creato dalla potenza mandataria» 38 . Tale strategia<br />

avrebbe permesso saldare la generica lotta anticomunista dell’Italia, con gli obiettivi politici<br />

specifici della <strong>politica</strong> filo-<strong>islamica</strong>.<br />

D’altra parte, anche l’atteggiamento francese contribuiva a sp<strong>in</strong>gere gli italiani su questa<br />

strada. Quando l’ambasciatore a Parigi, Cerruti, fece notare al Segretario Generale del Quai<br />

d’Orsay, Léger, la crescente attività comunista e anti-italiana <strong>in</strong> Siria e Libano, questi colse al<br />

volo l’occasione per togliersi qualche sassol<strong>in</strong>o dalla scarpa. Gli disse di giudicare<br />

<strong>in</strong>opportuno un <strong>in</strong>tervento presso l’Alto Commissario per richiamare l’attenzione sulla<br />

questione, poiché «numerose notizie pervenute al Quai d’Orsay concordavano nell’attribuire<br />

agli agenti consolari italiani <strong>in</strong> quella regione un atteggiamento decisamente anti-francese».<br />

Soprattutto nel corso delle trattative franco-<strong>siria</strong>ne degli ultimi mesi, «i contatti che i Consoli<br />

Generali e Consoli italiani avevano avuto con elementi nazionalisti e turchi da un lato, con<br />

organi della stampa locale ostile alla Francia dall’altro, avevano contribuito non poco ad<br />

accrescere gli imbarazzi delle Autorità della Repubblica ed avevano dato alle popolazioni la<br />

sensazione che l’Italia perseguisse f<strong>in</strong>alità ostili alla Francia». Di conseguenza, «sarebbe stato<br />

presumere troppo il credere che le Autorità francesi potessero essere molto ben disposte verso<br />

gli agenti consolari italiani <strong>in</strong> Siria». Anzi, augurandosi che questi ultimi avessero agito<br />

sempre per <strong>in</strong>iziativa personale, e non <strong>in</strong> base a istruzioni ricevute da Roma, Léger sollecitava<br />

un <strong>in</strong>tervento del Governo italiano, perché <strong>in</strong> futuro i suoi rappresentanti si mostrassero più<br />

guard<strong>in</strong>ghi 39 . Insomma, gli italiani non avevano da sperare <strong>in</strong> alcun appoggio da parte delle<br />

autorità mandatarie, per contrastare la <strong>propaganda</strong> comunista ed anti<strong>fascista</strong>. Anzi, i francesi<br />

erano sempre più irritati dall’attività italiana nel mandato, e facevano di tutto per ostacolarla.<br />

A Sbrana era giunta notizia che Parigi aveva dato ord<strong>in</strong>e di creare «chicanes» agli italiani, e<br />

<strong>in</strong>fatti la “Societé La<strong>in</strong>ière Nationale” non riusciva a far venire del personale specializzato<br />

dall’Italia. I funzionari francesi erano stati pregati di non assistere a manifestazioni culturali e<br />

proiezioni c<strong>in</strong>ematografiche italiane, né alle conferenze di René Benjam<strong>in</strong>, considerato un<br />

propagandista <strong>fascista</strong> 40 .<br />

In un clima di rapporti sempre più tesi tra la Francia e l’Italia, nel quale gli attriti politici si<br />

sommavano allo scontro ideologico, la <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> fece tutt’uno della lotta al<br />

36<br />

ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 793/121, Damasco 16 marzo 1937, Lo Savio al MAE<br />

37<br />

Sul Tajhiz e la sua importanza per la formazione dell’élite nazionalista <strong>siria</strong>na, cfr. P. S. Khoury, Syria and the<br />

French Mandate, cit., pp. 410-412<br />

38<br />

ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 590/91, Damasco 25 febbraio 1937, Lo Savio al MAE<br />

39<br />

ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 1571 R., Parigi 5 marzo 1937, Cerruti al MAE<br />

40<br />

ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 1294/340, Beirut 27 marzo 1937, Sbrana al MAE<br />

227

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