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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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8<br />

mondo occidentale; all’<strong>in</strong>izio degli anni Trenta, il fascismo si avviava a divenire, secondo i<br />

suoi ideologi e propagandisti, un modello non solo per il resto dell’Europa, ma per ogni<br />

civiltà avanzata sul pianeta: nasceva qu<strong>in</strong>di l’universalismo <strong>fascista</strong> 23 . La sp<strong>in</strong>ta verso il<br />

“fascismo universale” venne <strong>in</strong> massima parte da quei settori del fascismo, <strong>in</strong> particolare la<br />

generazione più giovane, i quali erano <strong>in</strong>soddisfatti per il mancato completamento della<br />

rivoluzione <strong>fascista</strong>, e premevano per una “seconda fase” rivoluzionaria. Venne così alla luce<br />

anche la necessità, per i fautori dell’universalismo, di esporre <strong>in</strong> maniera chiara l’ideologia del<br />

fascismo, aff<strong>in</strong>ché fosse possibile diffonderne i pr<strong>in</strong>cipi e la prassi <strong>politica</strong>, al di fuori dei<br />

conf<strong>in</strong>i nazionali. Il regime, negli anni Trenta, realizzò dunque una significativa mutazione<br />

dei propri caratteri orig<strong>in</strong>ari, sebbene raramente emergesse una formulazione organica e<br />

coerente dell’ideologia <strong>fascista</strong>, poiché era nella natura stessa del fascismo, irrazionalista ed<br />

anti-teorico, che essa venisse espressa <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di “dottr<strong>in</strong>a” o “mistica”, piuttosto che<br />

attraverso argomentazioni razionali. Le <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i e le rivendicazioni dei giovani fascisti<br />

<strong>in</strong>soddisfatti furono tollerate dal regime, che anzi le fece proprie, <strong>in</strong> parte, a livello ufficiale:<br />

nel 1930, Mussol<strong>in</strong>i affermò il valore universale del fascismo, ribaltando e smentendo diverse<br />

sue precedenti dichiarazioni <strong>in</strong> proposito 24 . Nel corso del decennio, mostrando egli stesso una<br />

forte <strong>in</strong>sofferenza verso la normalizzazione dell’Italia e del regime, divenne sempre più<br />

ossessionato dall’idea di completare la sua rivoluzione antropologica, la creazione<br />

dell’italiano nuovo, dell’uomo <strong>fascista</strong>. Essa passava, da un lato, attraverso il completamento<br />

dello Stato totalitario, e dall’altro attraverso una <strong>politica</strong> estera di potenza, la quale era al<br />

tempo stesso conseguenza e mezzo attraverso il quale compiere tale rivoluzione.<br />

L’imperialismo non era altro che il braccio armato dell’espansione mondiale dell’ideale<br />

<strong>fascista</strong>. Laddove essa non fosse giunta <strong>in</strong> maniera spontanea, sarebbe stata imposta con le<br />

armi.<br />

1.3 - Un imperialismo retorico?<br />

Abbiamo accennato all’importanza fondamentale del discorso pubblico per il regime di<br />

Mussol<strong>in</strong>i, sottol<strong>in</strong>eando come tale aspetto non debba trarre <strong>in</strong> <strong>in</strong>ganno, e far pensare al<br />

fascismo come a un sistema politico <strong>in</strong> cui la parola nascondeva una completa mancanza di<br />

sostanza. Sarebbe un errore ridurre le <strong>in</strong>temperanze verbali del “duce” al rango di espedienti<br />

retorici, che avrebbero avuto lo scopo pr<strong>in</strong>cipale di mobilitare il consenso delle masse italiane,<br />

oppure di forzare la mano alle altre potenze europee, per ottenere delle concessioni di modesta<br />

entità. La questione è tutt’altro che secondaria; il dibattito storiografico sulla <strong>politica</strong> estera<br />

del fascismo è ancora aperto, e le posizioni sono spesso assai divergenti. Gli storici italiani,<br />

sviluppando <strong>in</strong> particolare le tesi di Renzo de Felice, hanno messo <strong>in</strong> discussione l’immag<strong>in</strong>e<br />

tradizionale dell’Italia <strong>fascista</strong> come un fattore di destabilizzazione degli equilibri europei,<br />

sostenendo che Mussol<strong>in</strong>i non desiderava la guerra con le altre potenze, e che l’alleanza italotedesca<br />

non era una fatalità, determ<strong>in</strong>ata dall’aggressività <strong>fascista</strong> e dall’aff<strong>in</strong>ità fra i due<br />

regimi, ma fu <strong>in</strong>vece l’esito f<strong>in</strong>ale, e <strong>in</strong>desiderato, del gioco diplomatico fra le potenze<br />

europee 25 . Sia De Felice che Rosaria Quartararo hanno sostenuto che la scelta italiana di<br />

entrare <strong>in</strong> guerra a fianco della Germania fu presa solamente nella primavera del <strong>1940</strong>. La<br />

storiografia anglosassone più recente ha rigettato questa <strong>in</strong>terpretazione della <strong>politica</strong> estera<br />

del fascismo, che appare “riduzionista” e tesa a m<strong>in</strong>imizzare la m<strong>in</strong>accia alla pace europea<br />

rappresentata da Mussol<strong>in</strong>i. L’Italia <strong>fascista</strong> f<strong>in</strong>irebbe per essere rappresentata come un cane<br />

23 Si veda, <strong>in</strong> particolare, M. A. Ledeen, L’<strong>in</strong>ternazionale <strong>fascista</strong>, cit.<br />

24 R. De Felice, Mussol<strong>in</strong>i il duce. I. Gli anni del consenso, cit., pp. 307-311 e pp. 233-244<br />

25 Per le idee di De Felice sulla <strong>politica</strong> estera di Mussol<strong>in</strong>i e del regime <strong>fascista</strong>, cfr. Ivi, Cap. 4, pp. 323-533;<br />

sulla <strong>politica</strong> estera dell’Italia <strong>fascista</strong> negli anni Trenta, cfr. R. Quartararo, Roma tra Londra e Berl<strong>in</strong>o, cit.

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