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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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aveva rifiutato una sovvenzione cont<strong>in</strong>uativa <strong>in</strong> denaro, chiedendo <strong>in</strong>vece un biglietto gratuito<br />

per l’Italia, che però non gli era stato concesso; aveva avuto solo una riduzione sui biglietti<br />

ferroviari 228 . Secondo Navarr<strong>in</strong>i, il suo atteggiamento verso l’Italia era cambiato dopo<br />

numerosi <strong>in</strong>viti alle feste del consolato, per lui e la sua famiglia 229 . Secondo le <strong>in</strong>formazioni<br />

francesi, non tutte verificabili, fra gli arabi che agivano come agenti italiani vi erano padre<br />

Gabriel Sabah, proprietario della tipografia maronita della città; l’archimandrita maronita<br />

Ignace Saad (Ighnatyus Sa‘ad), proprietario della rivista al-Shahba’ e professore di arabo di<br />

Navarr<strong>in</strong>i; padre Egia, proprietario e direttore della Revue des Ouvriers; Fahmi al-Haffar,<br />

proprietario di al-Jihad, e suo fratello ‘Abd al-Qadir; il proprietario di L’Eclaire du Nord,<br />

Nicolas Djandji. I fratelli Kader (?), Nicolas Djandji e Victor Kurenli avrebbero ricevuto una<br />

sovvenzione di 50 lire <strong>siria</strong>ne al mese, Ignace Saad di 20, e padre Sabah e padre Egia 10 230 .<br />

La sovvenzione ad al-Jihad, da novembre, sarebbe stata aumentata dal consolato italiano a 50<br />

lire <strong>siria</strong>ne mensili, <strong>in</strong> seguito alle lamentele del proprietario Fahmi al-Haffar 231 . In realtà,<br />

come abbiamo già visto 232 , le sovvenzioni italiane erano assai più modeste, e la spesa mensile<br />

totale del consolato ammontava a poco meno di 65 lire <strong>siria</strong>ne, con un aumento di 10 lire della<br />

sovvenzione ad al-Waqt dopo dicembre 1937. Le stime dei servizi francesi, che danno una<br />

cifra di 240 lire <strong>siria</strong>ne al mese, erano dunque di oltre tre volte superiori alla realtà. I francesi,<br />

secondo Navarr<strong>in</strong>i, avevano sparso la voce che il consolato ad Aleppo elargiva «somme<br />

favolose» per organizzare una <strong>propaganda</strong> musulmana antifrancese. Ma, come scriveva a<br />

Roma, al suo Ufficio mancavano i mezzi materiali per una simile campagna; le 7.000 Lire<br />

annue a sua disposizione ne limitavano l’attività «alla contro-<strong>propaganda</strong> comunista ed<br />

all’esaltazione e valorizzazione, attraverso la stampa, delle attività e delle opere dell’Italia<br />

Fascista <strong>in</strong> generale, e di quelle <strong>in</strong> favore dei suoi sudditi musulmani <strong>in</strong> particolare». Per il<br />

console, l’episodio dimostrava due cose: «che la <strong>politica</strong> filo-musulmana dell’Italia produce<br />

lentamente ma sicuramente i suoi frutti anche <strong>in</strong> questo estremo lembo del mondo arabo», e<br />

che i francesi cercavano, diffondendo voci che essi stessi sapevano <strong>in</strong>fondate, di «giustificare<br />

la loro sempre più profonda ostilità per tutto ciò che è italiano e <strong>fascista</strong>» 233 .<br />

Come notarono <strong>in</strong>fastiditi francesi, dopo circa un anno dal suo arrivo, non vi era un<br />

villaggio della sua giurisdizione che non fosse stato visitato da Navarr<strong>in</strong>i almeno una volta 234 .<br />

Poiché il console si era recato anche <strong>in</strong> luoghi dove non vi era alcuna comunità italiana che<br />

giustificasse la sua presenza, le autorità sospettavano che i suoi viaggi servissero a compiere<br />

attività di <strong>propaganda</strong> o di spionaggio. Nell’estate del 1937, Navarr<strong>in</strong>i compì una visita<br />

nell’alta Jazira, mentre nella regione erano <strong>in</strong> corso dei gravi disord<strong>in</strong>i a carattere<br />

<strong>in</strong>dipendentista 235 , e provocò le rimostranze ufficiali della Francia. L’Italia era sospettata di<br />

avere delle mire sulla Siria del Nord, per cui i francesi temevano che essa volesse alimentare<br />

il movimento separatista della regione, strumentalizzandolo per i propri f<strong>in</strong>i politici. E<br />

certamente, gli italiani presero <strong>in</strong> considerazione questa possibilità, cercando per lo meno di<br />

<strong>in</strong>viare dei segnali di simpatia. Come scrisse Sbrana, i cristiani della Jazira erano <strong>in</strong> stretto<br />

contatto, a Beirut, con il card<strong>in</strong>ale Tapuni, simpatizzante per l’Italia e il fascismo. Il viaggio di<br />

Navarr<strong>in</strong>i aveva suscitato reazioni favorevoli nell’entourage di Tapuni, perché faceva pensare<br />

che l’Italia si <strong>in</strong>teressava delle questioni <strong>siria</strong>ne, e che avrebbe potuto giocarvi un ruolo<br />

228 ASMAE, AP, Siria 18, F. 3, Tel. 442, Aleppo 29 marzo 1937, Navarr<strong>in</strong>i al MSP; Tel. 4258/C, Roma 4<br />

maggio 1937, il MSP al consolato ad Aleppo<br />

229 ASMAE, AP, Siria 19, Tel. 1899, Aleppo 11 dicembre 1937, Navarr<strong>in</strong>i al M<strong>in</strong>culpop<br />

230 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° (853/5?), Beirut 4 settembre 1937, il direttore della Sûreté Générale al capo<br />

del Gab<strong>in</strong>etto Politico dell’Alto Commissariato<br />

231 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 714/C.E., Aleppo 25 novembre 1937, Information n° 429<br />

232 Vedi alle pp. 189-190<br />

233 ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 1896/462, Aleppo 11 dicembre 1937, Navarr<strong>in</strong>i al MAE<br />

234 “Note sur l’activité personelle du Consul d’Italie”, Aleppo 28 luglio 1937, f.to il delegato aggiunto per il<br />

Muhafaza di Aleppo<br />

235 Cfr. P. S. Khoury, Syria and the French Mandate, cit., pp. 530-531<br />

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