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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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La conquista del potere e il consenso <strong>in</strong>terno non erano affatto sufficienti a placare le<br />

ambizioni di grandezza del fascismo; i suoi alti moventi spirituali andavano ben oltre<br />

l’ord<strong>in</strong>aria amm<strong>in</strong>istrazione della macch<strong>in</strong>a statale, per quanto “totalitaria”. Lo stato nuovo<br />

poteva anche essere l’obiettivo primario del fascismo, ma il campo <strong>in</strong> cui si misurava la<br />

perfezione e la forza del sistema totalitario era la competizione <strong>in</strong>ternazionale tra grandi<br />

potenze. L’aumento della potenza e del prestigio <strong>in</strong>ternazionale erano, come scrisse Carlo<br />

Giglio, gli scopi supremi della <strong>politica</strong> estera di uno stato, e da essi dipendeva il ruolo di un<br />

popolo nella storia 18 . Solo le grandi aspirazioni, fondate sulla mistica nazionale, facevano<br />

grande una nazione; la <strong>politica</strong> <strong>in</strong>terna, come già avevano teorizzato i nazionalisti, era una<br />

funzione di quella esterna. «Politica <strong>in</strong>terna e <strong>politica</strong> estera non sono due term<strong>in</strong>i<br />

<strong>in</strong>dipendenti, bensì <strong>in</strong>timamente collegati, con una stretta subord<strong>in</strong>azione della prima alla<br />

seconda nel raggiungimento dello scopo supremo: la potenza della Patria» 19 . A che scopo, del<br />

resto, si doveva creare uno Stato totalitario, forte e militarizzato, se non per imporre la sua<br />

potenza a livello mondiale? Il fascismo aveva fatto propria, nella sostanza, la teoria<br />

nazionalista del primato della <strong>politica</strong> estera. Come scrisse l’ex nazionalista Coppola nel<br />

1923, lo stato italiano doveva raggiungere il «massimo di discipl<strong>in</strong>a all’<strong>in</strong>terno» ed il<br />

«massimo di potenza all’esterno» 20 .<br />

Il concetto <strong>fascista</strong> di “espansione”, tuttavia, andava oltre il semplice darw<strong>in</strong>ismo sociale<br />

dei nazionalisti: non si trattava di attuare una semplice <strong>politica</strong> di potenza, ma di diffondere<br />

una nuova civiltà. L’idea imperiale era strettamente legata a quella della “nuova romanità<br />

<strong>fascista</strong>”, secondo cui il fascismo avrebbe restaurato l’universalità di Roma, mettendosi<br />

nuovamente all’avanguardia del progresso della civiltà mondiale. Sul concetto della “Terza<br />

Roma” si imperniavano sia il mito dello stato totalitario, che quello dell’imperialismo <strong>fascista</strong>,<br />

che costituivano due facce della stessa medaglia. Dopo la presa del potere, il fascismo<br />

accentuò il proprio carattere “romano”, tenendo però a sottol<strong>in</strong>eare la propria modernità: non<br />

si trattava del mito reazionario di un impossibile ritorno al passato, dal momento che il<br />

fascismo era per sua natura proiettato verso la creazione della nuova società futura 21 . Ciò che<br />

si desiderava era piuttosto il recupero spirituale della romanità, così come essa veniva <strong>in</strong>tesa<br />

dal fascismo: del senso di appartenenza e di obbedienza allo Stato, dell’ord<strong>in</strong>e gerarchico e<br />

della discipl<strong>in</strong>a militaresca, dell’idea di una missione civilizzatrice nei confronti del resto del<br />

mondo 22 . Il mito della “nuova Roma” era parte, orig<strong>in</strong>ariamente, di una visione strettamente<br />

nazionalista: il fascismo rifiutava nettamente ogni forma di <strong>in</strong>ternazionalismo, <strong>in</strong> nome del<br />

primato della “razza”, <strong>in</strong>tesa come stirpe, come spirito della nazione. Il netto rifiuto<br />

dell’<strong>in</strong>ternazionalismo comunista era uno dei capisaldi del fascismo orig<strong>in</strong>ario. Ma un mito<br />

così forte, legato all’idea dell’uomo nuovo e dello stato totalitario, portava già <strong>in</strong> sé i germi<br />

dell’universalismo, nonostante le ripetute affermazioni di Mussol<strong>in</strong>i, sul carattere<br />

esclusivamente italiano del fascismo. Poiché il modello culturale, sociale e politico <strong>fascista</strong><br />

era considerato nettamente superiore a quello democratico-liberale, e a quello comunista, la<br />

sua “esportazione” all’estero, una volta che esso avesse dimostrato <strong>in</strong>equivocabilmente la<br />

propria efficacia, era <strong>in</strong> fondo scontata. Una merce così pregiata non poteva rimanere per<br />

sempre conf<strong>in</strong>ata al mercato <strong>in</strong>terno.<br />

Il regime <strong>fascista</strong> completò il proprio consolidamento all’<strong>in</strong>circa nel momento <strong>in</strong> cui la<br />

crisi economica scuoteva dalle fondamenta l’<strong>in</strong>tero sistema capitalistico, creando la diffusa<br />

sensazione che il sistema di valori liberale e democratico si stesse avviando al tramonto.<br />

L’uomo nuovo e lo stato <strong>fascista</strong> si presentavano come la soluzione alla profonda crisi del<br />

18<br />

C. Giglio, Politica estera italiana, cit., p. 13 ss.<br />

19<br />

Ivi, p. 25<br />

20<br />

Citato <strong>in</strong> J. Petersen, “La <strong>politica</strong> estera del fascismo”, cit., p. 684<br />

21<br />

P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del fascismo, cit., pp. 69-70, e sull’idea di futuro nel fascismo le pp. 122-129<br />

22<br />

Sulla “nuova romanità” <strong>fascista</strong>, cfr. E. Gentile, Fascismo di pietra, cit., pp. 33-54; P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del<br />

fascismo, cit., pp. 70-74<br />

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