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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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cui <strong>propaganda</strong> anti-italiana andava neutralizzata, soprattutto <strong>in</strong> questa occasione 156 . Lo Savio,<br />

nei giorni del viaggio del “duce”, convocò i libici di Damasco, tenendo un applaudito discorso<br />

<strong>–</strong> tradotto <strong>in</strong> arabo dal vice console Dummar <strong>–</strong> di fronte a un cent<strong>in</strong>aio di presenti (la metà<br />

secondo i francesi) 157 . Il console, dopo avere esaltato l’opera del fascismo <strong>in</strong> Libia, non<br />

trascurò gli strali contro chi osava criticare il colonialismo italiano:<br />

Ecco ciò che ha realizzato l’Italia Fascista erede della grandezza di Roma Imperiale nella terra africana<br />

abitata dai vostri fratelli. Ecco ciò che ogni uno di voi può vedere con i suoi occhi rimpatriando e non le<br />

ridicole e sciocche <strong>in</strong>venzioni che pochi, pochissimi sobillatori <strong>in</strong>aciditi dall’avversa sorte e saturi di<br />

cattiveria e di malvagità o ancora asserviti all’oro straniero spargono nel mondo musulmano per<br />

perpetuare l’odio nella speranza di ottenere una piccola gloria personale o un qualche vantaggio<br />

materiale. Tutto ciò è vano, l’Italia non ha bisogno di lodi, ma non teme i miseri denigratori, il suo<br />

dest<strong>in</strong>o imperiale si è compiuto malgrado tutto e malgrado tutti. Essa vuole vivere <strong>in</strong> pace col mondo<br />

musulmano e farà di tutto per meritare la sua leale amicizia, ma qualunque ostilità o qualunque rancore<br />

mal digerito non la farà deviare dal suo fatale camm<strong>in</strong>o di grandezza 158 .<br />

Come da istruzioni, Lo Savio aveva qu<strong>in</strong>di distribuito far<strong>in</strong>a, riso e zucchero ai «libici<br />

bisognosi di Damasco» 159 .<br />

Gli italiani, osservò De Martel, non trascurarono alcuno sforzo, per ottenere sulla stampa<br />

libanese e <strong>siria</strong>na il maggiore rilievo possibile per il viaggio di Mussol<strong>in</strong>i. Oltre all’azione<br />

ord<strong>in</strong>aria dei consoli a Beirut, Damasco e Aleppo, vi erano stati dei contatti diretti fra la<br />

stampa araba e il governo italiano, e alcuni giornali avevano ricevuto dei telegrammi durante<br />

l’<strong>in</strong>tero viaggio. Il più attivo nella <strong>propaganda</strong> filo-italiana era stato Taysir Zabiyan, legato a<br />

Shahbandar e Shakib Arslan. Mussol<strong>in</strong>i, come qualche decennio prima Guglielmo II, cercava<br />

di proporsi come alleato dei musulmani, ma il possesso della Libia, e soprattutto il ricordo<br />

della repressione, vanificavano <strong>in</strong> gran parte la sua <strong>politica</strong>. Tuttavia, gli argomenti di<br />

Mussol<strong>in</strong>i rischiavano di esercitare una certa seduzione sugli arabi, come dimostrava il caso di<br />

Taysir Zabiyan, poiché, nelle parole di De Martel, «gli orientali hanno più immag<strong>in</strong>azione che<br />

memoria» 160 . Zabiyan, durante il soggiorno <strong>in</strong> Libia, aveva consegnato a Mussol<strong>in</strong>i un<br />

esposto, contenente le richieste dei libici verso l’Italia. ‘Umar Fa’iq Shanib, dalle pag<strong>in</strong>e di<br />

Alif Ba’, protestò a nome del Comitato di difesa di Tripoli e Barqa, negando a Zabiyan il<br />

diritto di rappresentare <strong>in</strong> alcun modo la comunità libica; il direttore di al-Jazira ribatté di<br />

avere portato a Roma le stesse rivendicazioni che Bashir al-Sa‘dawi gli aveva esposto a<br />

Damasco, per cui la polemica era <strong>in</strong>utile 161 . Il battibecco sarebbe però cont<strong>in</strong>uato per qualche<br />

tempo sui giornali locali. Probabilmente, con questa mossa Taysir Zabiyan aveva voluto<br />

dimostrare che la sua amicizia verso l’Italia non era <strong>in</strong> conflitto con i valori del nazionalismo<br />

arabo. Difendendosi dalle critiche, rivendicò con orgoglio di avere dichiarato francamente, ai<br />

funzionari italiani a Roma, che il titolo di “protettore dell’Islam” non poteva essere accettato<br />

dai musulmani 162 . Ma il Comitato di Difesa non poteva di certo accettare che proprio lui si<br />

atteggiasse a difensore della causa libica.<br />

I rappresentanti consolari italiani riferirono, <strong>in</strong>variabilmente, della grande risonanza e del<br />

successo riscossi dal viaggio di Mussol<strong>in</strong>i, e dalle sue dichiarazioni. Secondo i funzionari<br />

156 ASMAI, Libia 150/35, F. “Viaggio di S.E. Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia. 1937”, Tel. senza data, il M<strong>in</strong>istero degli Esteri<br />

alle legazioni del Cairo, Gedda, Baghdad, ed ai consolati di Gerusalemme, Beirut, Aleppo e Damasco<br />

157 CADN, Syrie-Liban, AD, 1062, N° 337, Beirut 26 marzo 1937, De Martel al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />

158 ASMAI, Libia 150/35 F. “Viaggio di S.E. Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia. 1937”, Tel. 952 del 26 marzo 1937, e testo<br />

allegato del discorso del console Lo Savio<br />

159 Virg<strong>in</strong>ia Vacca, “Ricevimento nel Consolato italiano di Damasco <strong>in</strong> occasione del viaggio di Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />

Libia”, <strong>in</strong> Oriente Moderno, Maggio 1937, p. 236, da Alif Ba’ del 20 marzo 1937<br />

160 CADN, Syrie-Liban, AD, 1062, N° 337, Beirut 26 marzo 1937, De Martel al M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />

161 ASMAE, AE, B. 308, F. “Stampa 1. Siria”, Tel. 1342, Damasco 1 maggio 1937, Rassegna stampa, da Alif<br />

Ba’, 29 aprile 1937<br />

162 ASMAE, AE, B. 308 F. “Stampa 1, Siria”, Tel. 1255, Damasco 24 aprile 1937, Rassegna stampa, da al-<br />

Jazira, 20 aprile 1937

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