politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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a tenere una conferenza al Centro di Cultura 145 . Il console Sbrana riuscì però a conv<strong>in</strong>cerlo a<br />
creare una sezione di libri italiani nella biblioteca da lui diretta. De Tarrazi stilò l’elenco delle<br />
opere che avrebbe voluto ricevere, le più richieste dagli <strong>in</strong>tellettuali libanesi. Fra di esse<br />
comparivano anche la “storia della rivoluzione <strong>fascista</strong>” e del governo <strong>fascista</strong>, oltre ad opere<br />
di carattere generale sulla storia, la geografia, l’arte italiana, sui rapporti fra gli antichi stati<br />
italiani e il Vic<strong>in</strong>o Oriente, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le pubblicazioni degli orientalisti italiani 146 . Il M<strong>in</strong>culpop<br />
rifiutò di <strong>in</strong>viare tutte le opere richieste, perché la spesa sarebbe stata troppo elevata. Spedì<br />
<strong>in</strong>vece al consolato una serie di pubblicazioni curate dal m<strong>in</strong>istero, <strong>in</strong> buona parte<br />
propagandistiche, oppure opera di esponenti del regime 147 .<br />
6.6 - Il viaggio del “duce” <strong>in</strong> Libia nei commenti della stampa siro-libanese<br />
Anche per consolidare il prestigio che il regime <strong>fascista</strong> sembrava avere f<strong>in</strong>almente<br />
acquisito nel mondo arabo, venne organizzato il viaggio di Mussol<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Libia, nel marzo<br />
1937. Il colonialismo <strong>in</strong> Libia era un argomento che la <strong>propaganda</strong> italiana nel Vic<strong>in</strong>o Oriente<br />
avrebbe preferito evitare, per ovvi motivi, ma ciò non fu possibile. Le vecchie accuse per le<br />
atrocità commesse <strong>in</strong> Cirenaica e a Kufra, oltre che per il regime di oppressione <strong>in</strong>staurato <strong>in</strong><br />
Libia, tornavano regolarmente a comparire sulla stampa, costr<strong>in</strong>gendo gli italiani a diffondere<br />
articoli e pubblicazioni sulla loro <strong>politica</strong> coloniale, per difendersi e smentire i detrattori. In<br />
occasione della guerra <strong>in</strong> Etiopia, l’Italia fece del rispetto della religione <strong>islamica</strong> la sua<br />
bandiera, sottol<strong>in</strong>eando gli aspetti positivi della sua <strong>politica</strong> verso i sudditi musulmani, <strong>in</strong><br />
Eritrea come <strong>in</strong> Libia, anche se, soprattutto dal 1936, l’attenzione venne concentrata su quanto<br />
si stava realizzando nell’Etiopia conquistata. Con il viaggio <strong>in</strong> Libia e l’imponente<br />
organizzazione propagandistica allestita per l’occasione, per la prima volta, gli italiani<br />
passarono all’attacco, cercando di trasformare la Libia, da motivo di imbarazzo per il governo<br />
<strong>fascista</strong> nella sua <strong>politica</strong> orientale, a un argomento <strong>in</strong> suo favore. Il viaggio ebbe luogo fra il<br />
10 e il 22 marzo 1937 148 , ma, secondo un rapporto francese era stato <strong>in</strong> progetto per più di un<br />
anno 149 . La sua motivazione ufficiale era l’<strong>in</strong>augurazione della litoranea libica, che<br />
attraversava la colonia dalla frontiera egiziana a quella tunis<strong>in</strong>a; il Regime <strong>in</strong>tendeva<br />
presentarla come il simbolo dell’opera civilizzatrice dell’Italia, ma per i britannici si trattava,<br />
soprattutto, di un’opera ad uso militare 150 . Nel settembre del 1936, <strong>in</strong> previsione di un evento<br />
al quale si attribuiva grande significato, erano già com<strong>in</strong>ciati i lavori di abbellimento della<br />
colonia 151 . Secondo Blondel, ambasciatore francese a Roma, l’idea del viaggio di Mussol<strong>in</strong>i<br />
<strong>in</strong> Libia era stata di Balbo, ansioso di tornare sotto i riflettori e di riconciliarsi con il “duce”,<br />
forse nella speranza di ottenere il m<strong>in</strong>istero delle Colonie. Lo stesso carattere “filo-islamico”<br />
145 ASMAE, AP, Siria 23, Tel. 386/92, Beirut 18 gennaio 1938, il consolato al MAE, ed allegato “Rapporto sul<br />
“Centro di Cultura” di Beirut”, 15 gennaio 1938<br />
146 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 201, F. “Siria. Beirut”, Sf. “Beirut. Biblioteca nazionale”, Tel. 3233/793, Beirut<br />
28 luglio 1937, Sbrana al MAE<br />
147 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 201, F. “Siria. Beirut”, Sf. “Beirut. Biblioteca nazionale”, 913062/1748, 27<br />
ottobre 1937, Alfieri al consolato a Beirut<br />
148 A. Del Boca, Gli italiani <strong>in</strong> Libia. 2. Dal fascismo a Gheddafi, cit., pp. 280-286. Sul viaggio del “Duce” <strong>in</strong><br />
Libia, cfr. anche J. L. Wright, “Mussol<strong>in</strong>i, Lybia and the Sword of Islam”, cit.; C. Burdett, “Mussol<strong>in</strong>i’s Journey<br />
to Libya”, cit.<br />
149 CADN, Tunisie, 2140, N° 261/1, “Renseignement Lybie”, Tunisi 23 marzo 1937<br />
150 J. L. Wright, “Mussol<strong>in</strong>i, Lybia and the Sword of Islam”, cit., pp. 122-123<br />
151 LC, K Afrique, Libye, 26, N° 110, Tripoli 10 settembre 1936, il reggente del consolato a Tripoli al m<strong>in</strong>istro<br />
degli Esteri, Delbos