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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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tempo agli <strong>in</strong>carichi governativi, mentre il prof. Midani aveva il difetto di <strong>in</strong>segnare come se<br />

si trovasse all’università, senza curarsi del fatto che gli alunni studiassero o meno 129 .<br />

Insomma, la scuola sembrava soprattutto uno strumento per elargire stipendi e legare qualche<br />

nome prestigioso all’Italia, piuttosto che un serio tentativo di promuovere l’espansione<br />

culturale italiana.<br />

Vi era poi, come già accennato, il problema di soddisfare le aspettative degli studenti<br />

iscritti, <strong>in</strong> particolare di coloro che avevano term<strong>in</strong>ato i corsi, o stavano per farlo. Alcuni di<br />

loro scrissero una lettera a Lo Savio, chiedendo conto delle promesse che erano state fatte<br />

loro, per sp<strong>in</strong>gerli a iscriversi all’istituto:<br />

Ci siamo iscritti a questa Scuola Italiana per il solo scopo di apprendere la l<strong>in</strong>gua italiana e per le<br />

promesse che ci furono fatte cioè di farci seguire un corso speciale che ci avesse permesso di ottenere la<br />

licenza <strong>in</strong> due anni, dopo i quali sarebbe stato pensiero di questo spettabile Consolato e della Direzione<br />

darci gli appoggi necessari per ottenere impieghi nelle varie amm<strong>in</strong>istrazioni italiane esistenti o nascenti e<br />

facilitare agli studiosi il proseguimento degli studi superiori <strong>in</strong> Italia mediante delle concessioni varie<br />

secondo i meriti e le possibilità 130 .<br />

Il direttore della scuola, che non conosceva gli accordi presi dal predecessore, aveva dato<br />

agli alunni vaghe rassicurazioni, sufficienti a riportare molti studenti a frequentare<br />

regolarmente, dopo che nei mesi precedenti molti avevano “defezionato”. Per quanto<br />

riguardava la promessa di impieghi, su consiglio del console, il direttore Sesta aveva scaricato<br />

la responsabilità nientemeno che sul regime delle sanzioni, il quale aveva ostacolato l’attività<br />

italiana, e aveva promesso il massimo impegno per soddisfare le esigenze degli alunni.<br />

Tuttavia, per sbloccare la situazione, sarebbe stato opportuno trasformare la scuola<br />

commerciale <strong>in</strong> un istituto superiore tecnico, da affiancare al g<strong>in</strong>nasio-liceo locale, così da<br />

dare la possibilità agli studenti che avevano una preparazione adeguata di conseguire un titolo<br />

di studio che permettesse loro l’ammissione nelle università italiane 131 . L’idea di riformare la<br />

scuola commerciale era già stata proposta da Lo Savio, poco dopo il suo arrivo a Damasco. A<br />

suo avviso gli scopi della scuola, «una delle tante nostre attività di <strong>propaganda</strong> di italianità e<br />

di cultura <strong>in</strong>tese nel senso più spiccatamente <strong>fascista</strong>», erano pr<strong>in</strong>cipalmente due: «1°)<br />

preparare una gioventù <strong>siria</strong>na imbevuta di cultura <strong>in</strong>segnata con metodo italiano. 2°) educare<br />

secondo i pr<strong>in</strong>cipi dell’idea <strong>fascista</strong> pretendendo l’assoluta discipl<strong>in</strong>a, il rispetto per le<br />

gerarchie e l’osservanza dei regolamenti, pur rispettando ed anzi rafforzando i propri ideali<br />

nazionali dei giovani». Data l’esiguità della locale comunità italiana, la scuola era rivolta<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente ai <strong>siria</strong>ni, <strong>in</strong> particolare alla maggioranza musulmana. Purtroppo, se<br />

<strong>in</strong>izialmente molti iscritti provenivano dalle classi sociali migliori, essi avevano <strong>in</strong> gran parte<br />

abbandonato l’istituto perché la qualità dell’<strong>in</strong>segnamento non sembrava garantire loro un<br />

impiego adeguato al loro livello sociale, una volta term<strong>in</strong>ati gli studi. Erano rimasti «gli<br />

elementi meno abbienti i quali rappresentano un po’ lo scarto della popolazione scolastica», e<br />

l’attività educativa era resa difficile dalla loro disparità, dalle differenze di età, e dallo spirito<br />

di <strong>in</strong>discipl<strong>in</strong>a diffusosi con le lotte nazionali. Allo scopo di «trasformare, educare, preparare<br />

una gioventù <strong>siria</strong>na che potesse <strong>in</strong> seguito mantenere quei legami culturali e spirituali <strong>in</strong>iziati<br />

nella nostra scuola sviluppando così una nostra penetrazione attraverso gli elementi stessi del<br />

paese», bisognava riformare l’istituto, creando una «scuola italiana per <strong>siria</strong>ni», <strong>in</strong> cui gli<br />

alunni fossero parte di organizzazioni sportive, <strong>in</strong>quadrate nelle associazioni del Regime, e<br />

dove le materie tecniche fossero <strong>in</strong>segnate <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba, per facilitare l’apprendimento.<br />

Doveva essere creata una “scuola commerciale superiore”, che rilasciasse un diploma<br />

pienamente valido, magari mantenendo la scuola attuale, che avrebbe preso la forma di una<br />

129 ASMAE, AP, Siria 15, “R. Scuola commerciale italiana <strong>in</strong> Damasco. Anno scolastico 1935-36. Relazione<br />

f<strong>in</strong>ale”, f.to Sesta. L’identificazione di questi professori è <strong>in</strong>certa.<br />

130 ASMAE, AP, Siria 15, Damasco 21 marzo 1936, lettera firmata da diversi studenti<br />

131 ASMAE, AP, Siria 15, Damasco 2 aprile 1936, il direttore, B. A. Sesta, al console a Damasco

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