politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Come si vede, il movimento, <strong>in</strong>izialmente simpatico, rischia, per la mancanza di una forza discipl<strong>in</strong>atrice,<br />
e <strong>in</strong> genere per l’immaturità <strong>politica</strong> del paese <strong>in</strong> cui esso si è svolto, di degenerare <strong>in</strong> forme che, se<br />
copiano le esteriorità dell’organizzazione <strong>fascista</strong>, sono sostanzialmente anarcoidi o bolsceviche e<br />
dest<strong>in</strong>ate perciò ad ostacolare il regolare andamento scolastico.<br />
Poiché la scuola italiana non poteva «andare contro corrente», rischiando di perdere<br />
simpatie ed iscritti, il direttore si era dichiarato per pr<strong>in</strong>cipio amico della gioventù e delle sue<br />
rivendicazioni, ma aveva avvertito gli studenti che, nella sua scuola, non si tollerava altra<br />
autorità al di fuori del capo dell’istituto 125 .<br />
I problemi della scuola commerciale non derivavano solamente da fattori esterni. Gli<br />
studenti <strong>siria</strong>ni avevano un atteggiamento di «altezzosità pretenziosa e arrogante», provocato<br />
dal fatto che gli italiani, nel momento <strong>in</strong> cui era stata aperta la scuola commerciale, erano<br />
sembrati «quasi imploranti da loro la grazia del loro iscriversi alla nostra scuola». In<br />
particolare, era stato garantito loro che avrebbero potuto fare un viaggio <strong>in</strong> Italia, e che<br />
avrebbero ottenuto un impiego una volta conclusi i corsi. Sesta, al momento delle iscrizioni<br />
per il secondo anno di funzionamento della scuola, per evitare <strong>in</strong>convenienti, aveva messo <strong>in</strong><br />
chiaro che il viaggio <strong>in</strong> Italia costituiva un premio riservato <strong>in</strong> genere agli italiani, e che «solo<br />
raramente, <strong>in</strong> riconoscimento di specialissimi meriti, può essere esteso anche a qualche<br />
<strong>siria</strong>no, purché egli, per la sua devozione al nostro paese, per la sua perfetta conoscenza della<br />
nostra l<strong>in</strong>gua e per il suo profondo senso di discipl<strong>in</strong>a, possa, <strong>in</strong> certo modo, considerarsi<br />
assimilabile agli alunni di nazionalità italiana». Aveva fugato anche le illusioni degli studenti<br />
sulla garanzia di un impiego, al term<strong>in</strong>e degli studi. Il risultato era stato un calo delle<br />
iscrizioni, da 70 dell’anno precedente a 58. In questo modo erano stati elim<strong>in</strong>ati però i<br />
“profittatori”, e paradossalmente, alla f<strong>in</strong>e dell’anno era rimasto un numero superiore di<br />
alunni, 50 contro i 40 dell’anno precedente, nel quale la scuola era stata abbandonata dal 40%<br />
circa degli studenti 126 . Se il numero delle iscrizioni, <strong>in</strong> futuro, fosse calato, significava che la<br />
scuola così com’era non era vitale; ma allora si sarebbe dovuto migliorarla, e non «tornare<br />
alle promesse e contrattazioni» precedenti. I problemi dell’istituto erano molteplici: il suo<br />
ord<strong>in</strong>amento didattico prevedeva molte ore <strong>in</strong> meno di <strong>in</strong>segnamenti tecnici rispetto alla<br />
concorrente diretta, la Scuola Commerciale governativa, tanto che la stessa qualifica di<br />
“commerciale” appariva discutibile. Un altro problema era costituito dal corpo <strong>in</strong>segnante; gli<br />
italiani avevano <strong>in</strong>fatti soprattutto degli elementi locali rappresentativi, capaci di fare<br />
<strong>propaganda</strong> per la scuola, e di attirare studenti <strong>siria</strong>ni. Ma la visibilità degli <strong>in</strong>segnanti non<br />
co<strong>in</strong>cideva sempre con la qualità del loro lavoro. Fra di loro vi era il figlio del leader del<br />
partito nazionalista Hashim al-Atasi, Adnan 127 , la cui presenza era <strong>in</strong>dubbiamente utile dal<br />
punto di vista politico. Pur di dargli un posto, gli era stato però affidato «l’<strong>in</strong>segnamento di<br />
una materia che egli conosce poco (la storia) e quello di una materia che egli non conosce<br />
affatto (la geografia)», mentre la sua formazione era giuridica. Il professor Maaruf (Ma‘ruf al-<br />
Arna’ut) era direttore di un giornale (il Fata’ al-‘Arab 128 ) che difendeva spesso gli <strong>in</strong>teressi<br />
italiani, ed era bene averlo amico; ma passava il tempo a chiacchierare con gli alunni, non<br />
sapeva <strong>in</strong>segnare né mantenere la discipl<strong>in</strong>a, e faceva frequenti assenze e ritardi, perché<br />
troppo occupato con l’attività giornalistica. Era bollato come il «vero elemento di<br />
dissolvimento della scuola». Altri tre <strong>in</strong>segnanti erano anche docenti universitari; due di loro<br />
<strong>–</strong> Hatem e Yanivi <strong>–</strong> sarebbero stati capaci, se non avessero dedicato la gran parte del loro<br />
125<br />
ASMAE, AP, Siria 15, Damasco 2 aprile 1936, il direttore, B.A. Sesta, alla Direzione Generale delle Scuole<br />
Italiane all’Estero, Roma<br />
126<br />
ASMAE, AP, Siria 15, “R. Scuola commerciale italiana <strong>in</strong> Damasco. Anno scolastico 1935-36. Relazione<br />
f<strong>in</strong>ale”, f.to Sesta<br />
127<br />
Su Adnan Atassi vedi anche il Cap. 5, pp. 178-179<br />
128<br />
Il nome del giornale non è citato nella relazione, e neppure il nome completo del professor “Maaruf”; ma il<br />
riferimento è certamente a Ma‘ruf al-Arna’ut, uno dei proprietari del Fata’ al-‘Arab, che era appunto uno dei<br />
fogli di Damasco più vic<strong>in</strong>i all’Italia: CADN, Syrie-Liban, DP, 445, “La presse au Liban et en Syrie. Decembre<br />
<strong>1940</strong>”, p. 51<br />
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