politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Sono certo che quasi giornalmente nell’<strong>in</strong>contrare alcune di queste camicie di ferro, siete vivamente<br />
impressionati dalla loro divisa; la giov<strong>in</strong>ezza è simbolo della forza essa ha il dovere di portare <strong>in</strong>nanzi le<br />
questioni nazionali; l’avvenire è per essa. Ma non dobbiamo m<strong>in</strong>imamente pensare e credere che esse<br />
siano uno strumento del dispotico fascismo. [...]<br />
Il fascismo avanza guidato da un ideale fisso e limitato.<br />
Il fascismo riserva l’avvenire delle nazioni e l’amm<strong>in</strong>istrazione dei governi ad un numero fisso di<br />
persone; esso si oppone alla libertà privata, distruggendo le vaste speranze popolari.<br />
[...]<br />
Noi giovani siamo nazionalisti ma non fascisti. Abbiamo accettato a suo tempo la guida del defunto<br />
condottiero Ibrahim Hanano, perché egli era popolare, come anche accettiamo a seguire il blocco<br />
nazionale perché ha il carattere, lo spirito e le speranze popolari; noi siamo col blocco attualmente ma<br />
siamo contro di lui se cercherà di sottometterci disgraziatamente ai pr<strong>in</strong>cipii fascisti e di legarci la nostra<br />
libertà [sic]. Senza le speranze e la libertà non v’è progresso; col fascismo le speranze sono distrutte e la<br />
libertà muore 106 .<br />
Attraverso quello che appariva come un monito verso il Blocco, perché non cercasse di<br />
imporre il suo controllo sulle “camicie di ferro”, al-Kayyali esprimeva dunque un’idea<br />
tutt’altro che lus<strong>in</strong>ghiera del fascismo. Certamente, le prese di distanza dal fascismo e dal<br />
nazismo erano motivate <strong>in</strong> una certa misura dalla necessità di non irritare le autorità francesi,<br />
e di evitare che prendessero provvedimenti repressivi contro il movimento; ma esse andavano<br />
ben oltre le semplici considerazioni di prudenza. Lo dimostra, per esempio, un articolo sulle<br />
“camicie di ferro” comparso su Les Echos de Syrie nel 1937, e “ispirato”, <strong>in</strong> questo caso, dal<br />
console Lo Savio 107 . Nonostante la paternità italiana, anch’esso sottol<strong>in</strong>eava che i giovani<br />
<strong>siria</strong>ni mantenevano un proprio spirito e una propria orig<strong>in</strong>alità: «le nostre camicie-di-ferro<br />
che non sono fasciste hanno adottato del fascismo le forme esteriori, l’addestramento e<br />
soprattutto lo spirito patriottico». Ma le rassicurazioni, sia verso le autorità francesi che verso<br />
i lettori, f<strong>in</strong>ivano qui; e com<strong>in</strong>ciava l’elenco delle analogie. Come le camicie nere, quelle<br />
<strong>siria</strong>ne volevano affermare la volontà della nazione di far rispettare i propri diritti, ed erano<br />
espressione di un movimento politico che, grazie alla propria organizzazione e tenacia, aveva<br />
ottenuto la maggioranza parlamentare e il controllo del governo. Mancava solo un dittatore<br />
per completare il parallelo, e forse esso era già «<strong>in</strong> germe» da qualche parte. La dittatura,<br />
veniva spiegato, era una forma eccezionale e temporanea di governo, dettata da circostanze<br />
nazionali speciali; essa poi, esaurito il suo compito costruttivo, diveniva regime; questo era<br />
avvenuto <strong>in</strong> Italia 108 . La differenza di tono rispetto agli articoli citati prima è evidente, e si<br />
spiega col fatto che l’op<strong>in</strong>ione pubblica era <strong>in</strong> larga parte orientata verso i pr<strong>in</strong>cipi liberaldemocratici,<br />
piuttosto che verso quelli fascisti. Mentre l’articolo “ispirato” dal consolato<br />
italiano glorificava il sistema dittatoriale, pur negando blandamente l’associazione tra<br />
“camicie di ferro” e fascismo, quelli di al-Sha‘b e di al-Kayyali esprimevano una netta<br />
preferenza per la democrazia. La gran parte degli <strong>in</strong>tellettuali, e dei politici nazionalisti,<br />
educati nelle scuole francesi o anglosassoni, non avevano alcuna simpatia ideologica per il<br />
fascismo. Gli italiani potevano forse porre le basi di una futura collaborazione con la Siria,<br />
che si fondasse su obiettivi politici comuni, ma di certo non era possibile un’alleanza con il<br />
nazionalismo araba sulla base dell’aff<strong>in</strong>ità ideologica.<br />
106 ASMAE, AP, Siria 15, Tel. 1843, Aleppo 14 novembre 1936, da al-Shabab, 4 novembre<br />
107 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B. 199, F. “1937. Invio materiale vario <strong>in</strong> Siria”, Tel. 1168, Damasco 17 aprile<br />
1937, Lo Savio al MSP, ritaglio allegato, da Les Echos de Syrie, 14 aprile 1937<br />
108 Ibidem