politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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<strong>politica</strong> estera imperiale del regime. La retorica imperiale di Mussol<strong>in</strong>i, come vedremo, cercò<br />
di mascherare la realtà di una <strong>politica</strong> aggressiva ed oppressiva, dando un’immag<strong>in</strong>e<br />
rassicurante e positiva dell’espansione mediterranea italiana. In campo <strong>in</strong>ternazionale, <strong>in</strong> un<br />
contesto di libera espressione e dibattito, questa rimozione ideologica aveva scarso successo,<br />
e ogni riferimento del “duce” alla futura espansione dell’Italia creava all’estero sospetto e<br />
allarme. Essa aveva più successo nel compattare e mobilitare l’op<strong>in</strong>ione pubblica <strong>in</strong>terna, ma<br />
non si trattava solamente di un tentativo di sfruttare argomenti di <strong>politica</strong> estera per accrescere<br />
il consenso <strong>in</strong>terno, come è stato suggerito 5 . In realtà, come aveva affermato Enrico Corrad<strong>in</strong>i<br />
prima ancora della nascita del Fascismo 6 , il fronte <strong>in</strong>terno doveva essere unito e discipl<strong>in</strong>ato,<br />
ma <strong>in</strong> funzione della lotta più importante, ovvero la competizione <strong>in</strong>ternazionale fra potenze<br />
imperiali.<br />
1.2 - La proiezione esterna dello Stato totalitario<br />
«Il segreto delle dittature di destra, e il loro vantaggio rispetto agli altri regimi, consistono<br />
[...] nell’avere una formula nazionale. L’Italia e la Germania l’hanno trovata. I tedeschi nel<br />
razzismo. Noi nell’imperialismo romano» 7 . Così scriveva nel suo diario il m<strong>in</strong>istro degli<br />
Esteri Galeazzo Ciano, nel 1937, <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui il regime <strong>fascista</strong> godeva di un<br />
vastissimo consenso <strong>in</strong>terno, ed era (f<strong>in</strong> troppo) alta la considerazione della potenza italiana <strong>in</strong><br />
campo <strong>in</strong>ternazionale. La “formula nazionale” di cui parlava il m<strong>in</strong>istro degli Esteri del<br />
fascismo era l’equivalente del mito, della componente irrazionale ed emozionale, così centrale<br />
nel sistema ideologico e politico dei regimi totalitari, e che si rivelò fondamentale per la loro<br />
capacità di affermarsi e conquistare il potere. Il ruolo del mito nella realizzazione del progetto<br />
politico totalitario non era una componente implicita dell’ideologia <strong>fascista</strong>, ma era<br />
esplicitamente esaltato per la sua capacità di dirigere il pensiero e l’azione delle masse verso<br />
l’affermazione della potenza nazionale. «La mistica nazionale è la molla di propulsione di<br />
tutti i grandi popoli. Senza di essa sono <strong>in</strong>concepibili tutte le più grandi costruzioni umane.<br />
Non il calcolo o la ragione condussero alla vittoria le legioni romane o la flotta <strong>in</strong>glese, ma<br />
l’animo, lo spirito dei combattenti e della Nazione», scriveva un giovane ed entusiasta Carlo<br />
Giglio, <strong>in</strong> un saggio sulla <strong>politica</strong> estera dell’Italia <strong>fascista</strong> 8 . Secondo Ciano, il cui ruolo nel<br />
regime, e la vic<strong>in</strong>anza anche personale con Mussol<strong>in</strong>i, non hanno bisogno di essere<br />
sottol<strong>in</strong>eati 9 , il mito imperiale era dunque, fra i tanti creati o fatti propri dal fascismo, quello<br />
più importante, su cui il regime basava, <strong>in</strong> gran parte, la sua forza ed il suo consenso.<br />
I miti costitutivi del fascismo erano molteplici e di diversa natura, ma strettamente legati<br />
tra loro nel contribuire alla def<strong>in</strong>izione di un modello ben preciso di società futura.<br />
Nonostante la scarsa sistematicità e coerenza del pensiero <strong>fascista</strong>, che nasceva dal suo<br />
carattere dichiaratamente antiteorico ed anti-ideologico 10 , molti di tali miti esistevano già f<strong>in</strong><br />
dagli albori del movimento politico di Mussol<strong>in</strong>i, all’<strong>in</strong>domani della Grande Guerra. Alcuni<br />
dei miti orig<strong>in</strong>ari vennero abbandonati, mentre ne nascevano di nuovi, soprattutto negli anni<br />
Trenta, ma <strong>in</strong> gran parte essi rimasero sostanzialmente immutati e coerenti, durante l’<strong>in</strong>tera<br />
5<br />
Cfr. Jens Petersen, “La <strong>politica</strong> estera del fascismo come problema storiografico”, <strong>in</strong> Storia Contemporanea,<br />
III, n. 4, 1972, <strong>in</strong> particolare le pp. 678-693<br />
6<br />
Ivi, pp. 682-683<br />
7<br />
Galeazzo Ciano, Diario 1937 <strong>–</strong> 1943, a cura di Renzo de Felice, Biblioteca Universale Rizzoli, ed. 1990, p. 59<br />
(20 novembre 1937)<br />
8<br />
Carlo Giglio, Politica estera italiana, CEDAM, Padova 1936, p. 26. Giglio, fervente <strong>fascista</strong> e colonialista,<br />
sarebbe diventato nel dopoguerra uno dei più importanti storici del colonialismo <strong>in</strong> Italia.<br />
9<br />
Sulla figura di Ciano, cfr. Giordano Bruno Guerri, Galeazzo Ciano. Una vita (1903-1944), Mondadori, Milano<br />
2001; Ray Moseley, Ciano, l’ombra di Mussol<strong>in</strong>i, Mondadori, Milano 2000<br />
10<br />
P. Zun<strong>in</strong>o, L’ideologia del fascismo, cit., pp. 152-154<br />
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