politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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degli ebrei che non avevano voluto aprire i negozi il sabato) 75 . Diverse personalità erano state<br />
guadagnate al fascismo, e se ne facevano portavoce. Oltre a Shakib Arslan, si faceva il nome<br />
di ‘Adil al-‘Azma, alto funzionario del M<strong>in</strong>istero dell’Interno e confidente di Sa‘dallah al-<br />
Jabiri, e di suo fratello Nabih al-‘Azma, pr<strong>in</strong>cipale organizzatore del congresso panarabo di<br />
Bludan 76 . Quest’ultimo, a sua volta, aveva relazioni con Shakib Arslan, Ihsan al-Jabiri e con il<br />
Mufti al-Husayni 77 . Si trattava, <strong>in</strong> sostanza, degli Istiqlalisti, pr<strong>in</strong>cipali promotori del<br />
congresso panarabo e animati <strong>–</strong> secondo Meyrier <strong>–</strong> soprattutto da un odio cieco verso la<br />
Francia e verso la Gran Bretagna, colpevole di favorire il sionismo. Il governo <strong>siria</strong>no attuale<br />
di Jamil Mardam non era a rischio di essere <strong>in</strong>fluenzato da Roma, fatta eccezione per Shukri<br />
al-Quwwatli; ma i francesi temevano che se esso fosse caduto, un nuovo gab<strong>in</strong>etto estremista<br />
avrebbe accolto di buon grado, appoggiato, e favorito anche ufficialmente l’azione italiana,<br />
che alimentava i sentimenti panarabi e le ambizioni di una conquista violenta<br />
dell’<strong>in</strong>dipendenza 78 .<br />
I francesi sovrastimavano largamente l’estensione dell’<strong>in</strong>fluenza dell’Italia sugli esponenti<br />
politici <strong>siria</strong>ni e libanesi; praticamente, tendevano a considerare come agenti italiani tutti<br />
coloro che avevano un atteggiamento antifrancese, compreso Shahbandar. È <strong>in</strong>negabile che i<br />
rappresentanti italiani cercarono di stabilire rapporti con numerosi esponenti nazionalisti<br />
musulmani <strong>in</strong> Siria e Libano. È anche praticamente certo che alcuni di essi ricevettero del<br />
denaro italiano, <strong>in</strong> alcune occasioni, anche i documenti non sono del tutto chiari, <strong>in</strong> proposito.<br />
Ad esempio, nel 1935 il consolato a Damasco ottenne un fondo 20.000 lire per le “spese<br />
riservate”, con lo scopo di migliorare l’atteggiamento dei nazionalisti verso l’Italia 79 .<br />
Teoricamente, anche i f<strong>in</strong>anziamenti alla stampa erano un modo di <strong>in</strong>fluenzare la <strong>politica</strong>; ma<br />
gli italiani non riuscirono <strong>in</strong> Siria ad ottenere l’appoggio di nessun giornale legato al Blocco,<br />
anche se ottennero, per qualche tempo, un atteggiamento benevolo e la pubblicazione di<br />
qualche articolo su al-Ayyam. Per una serie di motivi, l’<strong>in</strong>fluenza italiana sulla <strong>politica</strong> locale<br />
rimase assai scarsa <strong>in</strong> Siria, ed ancor più nel Libano, dove essa era limitata agli ambienti<br />
maroniti. Gli italiani non ritenevano possibile alcuna <strong>in</strong>iziativa violenta contro la Francia, e di<br />
conseguenza non potevano fare molto più che alimentare discretamente il malcontento,<br />
attraverso piccole sovvenzioni alla stampa, e occasionali contatti dei suoi rappresentanti con i<br />
nazionalisti. Si trattava di un’attività assai blanda, poco concreta ed <strong>in</strong>cisiva, che aveva più<br />
che altro lo scopo di orientare favorevolmente le personalità più importanti, nella speranza<br />
che, <strong>in</strong> futuro, la Siria e il Libano <strong>in</strong>dipendenti avrebbero stretto dei rapporti preferenziali con<br />
l’Italia. Gli sforzi italiani f<strong>in</strong>ivano così per esaurirsi <strong>in</strong> sterili dichiarazioni e manifestazioni di<br />
amicizia e simpatia, del tutto simboliche. A febbraio 1937, Sbrana scriveva a Guarnaschelli<br />
esaltandosi per il «pieno successo» del suo «lavoro di “penetrazione” nel “mondo politico e di<br />
governo libanesi”». La ragione di tale euforia era che il Presidente della Repubblica, Emile<br />
Eddé, aveva accettato di presenziare al ballo pro-opere assistenziali del Fascio di Beirut, un<br />
evento che <strong>–</strong> riteneva il console <strong>–</strong> avrebbe giovato all’immag<strong>in</strong>e dell’Italia fra i maroniti ed i<br />
musulmani. Altri piccoli “successi” erano, <strong>in</strong> ambito cattolico, l’avere ottenuto che il Delegato<br />
Apostolico francese celebrasse la messa consolare italiana, e che un padre gesuita francese,<br />
f<strong>in</strong>o ad allora <strong>in</strong> ottimi rapporti con l’Alto Commissario, tenesse una conferenza sulla<br />
conciliazione 80 . Tale risultato era stato favorito dal Card<strong>in</strong>ale Tapuni, che aveva persuaso i<br />
due religiosi 81 .<br />
75<br />
CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 874, Beirut 15 settembre 1937, il delegato generale dell’Alto Commissario,<br />
Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />
76<br />
Ibidem<br />
77<br />
CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 836/s, Damasco 1 settembre 1937, “Information” della Sûreté Générale<br />
78<br />
CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 874, Beirut 15 settembre 1937, il delegato generale dell’Alto Commissario,<br />
Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />
79<br />
Vedi il Cap. 5, p. 166<br />
80<br />
ASMAE, AP, Siria 16, Lettera manoscritta di Sbrana a Guarnaschelli, 8 febbraio 1937<br />
81<br />
ASMAE, AP, Siria 16, Tel. 475/135, Beirut 2 febbraio 1937, Sbrana al MAE<br />
193