politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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timori <strong>in</strong> proposito) 69 . A giugno, Meyrier scriveva a Parigi che, nonostante non vi fossero<br />
prove certe a riguardo, diverse <strong>in</strong>formazioni portavano a sospettare che gli italiani non si<br />
limitassero più alla <strong>propaganda</strong> culturale, ma che svolgessero un’opera <strong>politica</strong> occulta al f<strong>in</strong>e<br />
di alimentare uno stato di agitazione nel Mandato contro la Francia 70 . Secondo tali<br />
<strong>in</strong>formazioni, che appaiono largamente esagerate, gli italiani stavano f<strong>in</strong>anziando il partito<br />
degli “<strong>in</strong>dipendenti” <strong>in</strong> Siria (vale a dire, probabilmente, i nazionalisti <strong>in</strong>transigenti del gruppo<br />
al-Istiqlal di Shukri al-Quwwatli 71 ), e Riyad al-Sulh <strong>in</strong> Libano, oltre a mandare denaro <strong>in</strong><br />
Palest<strong>in</strong>a a sostegno degli <strong>in</strong>sorti. La nom<strong>in</strong>a di Bashir al-Sa‘dawi a membro del comitato<br />
direttorio del Blocco Nazionalista a Damasco fece sospettare ai francesi che pers<strong>in</strong>o lui si<br />
fosse venduto agli italiani, «seguendo l’esempio di Shahbandar» 72 . In realtà al-Sa‘dawi non<br />
era entrato <strong>in</strong> alcun rapporto con gli italiani, e ancor meno Shahbandar, che ebbe per la prima<br />
volta dei contatti con loro, peraltro senza esiti concreti, soltanto nel 1938 73 . Secondo la Sûreté<br />
Generale, nel Jebel Druso il giovane ‘Ali al-Atrash lavorava per gli italiani, sotto la facciata<br />
delle rivendicazioni nazionali. Ad Aleppo, si sospettava che ‘Abd al-Rahman al-Kayyali fosse<br />
passato dalla parte dell’Italia, poiché aveva sorprendentemente partecipato alle celebrazioni<br />
per la vittoria <strong>in</strong> Etiopia, dopo che i nazionalisti avevano attaccato l’Italia durante tutto il<br />
conflitto. La famiglia al-Jabiri <strong>–</strong> il cui capo, Ihsan, si trovava a G<strong>in</strong>evra <strong>–</strong> era tutta filoitaliana.<br />
A Beirut, padre Aklé (‘Aql?) lavorava per gli italiani, attraverso la fondazione di<br />
gruppi sportivi e di scout cristiani. Per quanto riguardava gli ambienti musulmani, Nella<br />
regione di Saida (Sidone), la famiglia al-Sulh promuoveva una agitazione permanente che<br />
sfruttava qualsiasi ragione di malcontento. Khazim al-Sulh, cug<strong>in</strong>o di Riyad al-Sulh e noto<br />
(secondo i francesi) per essere un agente italiano, stava fondando un partito della gioventù<br />
araba a Saida, assieme a ‘Adil ‘Usayran, <strong>in</strong> opposizione alla l<strong>in</strong>ea cauta del Blocco <strong>–</strong> che non<br />
voleva pregiudicare le trattative con la Francia <strong>–</strong> e per favorire agitazioni pro-Palest<strong>in</strong>a nel<br />
Libano del sud. Lo stesso Riyad al-Sulh, dal canto suo, aveva maneggiato una grande somma<br />
di denaro (25.000 franchi) mentre era <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a, la cui fonte era sconosciuta. Nella regione<br />
drusa dello Shuf, aveva preso piede un movimento “nazionale popolare <strong>siria</strong>no” che poteva<br />
essere messo <strong>in</strong> relazione con l’attività di Shakib Arslan. Inf<strong>in</strong>e, anche nell’alto clero maronita<br />
vi erano elementi acquisiti alla causa italiana, come il vescovo Shadid. Tutto ciò sembrava<br />
<strong>in</strong>dicare l’esistenza un disegno complessivo da parte dell’Italia 74 .<br />
Scriveva il delegato Meyrier, nel settembre 1937, che mentre durante la guerra d’Etiopia<br />
l’<strong>in</strong>tero mondo arabo si era schierato contro Mussol<strong>in</strong>i, ora i suoi successi, la sua audacia,<br />
nonché il denaro generosamente distribuito, avevano avuto il loro effetto. Negli stati sotto<br />
mandato francese o <strong>in</strong>glese, vi era chi com<strong>in</strong>ciava a pensare che si poteva trarre vantaggio<br />
dalle offerte italiane per sbarazzarsi delle potenze mandatarie. «I più <strong>in</strong>telligenti sanno quanto<br />
il loro paese perderebbe nello scambio, e con quale peso peserebbe su di loro il regime<br />
<strong>fascista</strong>», affermava, «ma è proprio ai più <strong>in</strong>telligenti che i servizi della <strong>propaganda</strong> italiana<br />
accordano le più larghe prebende». Gli italiani si erano serviti anche dell’antisemitismo,<br />
poiché attraverso l’uso di «procedure barbare» verso gli ebrei della Tripolitania, Mussol<strong>in</strong>i si<br />
faceva applaudire dai musulmani (il riferimento era probabilmente alla fustigazione pubblica<br />
69 MAEF, E-Levant, Syrie-Liban, 529, N° 613, Beirut 12 giugno 1936, il delegato dell’Alto Commissario,<br />
Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Delbos<br />
70 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 603, Beirut 5 giugno 1936, il delegato generale, Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli<br />
Esteri, Delbos<br />
71 Gli Istiqlalisti erano una formazione <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>e esterna al Blocco Nazionale, ma al-Quwwatli entrò a far parte<br />
del consiglio di quest’ultimo nel novembre <strong>1932</strong>, svolgendo da questo momento <strong>in</strong> poi un’opposizione <strong>in</strong>terna<br />
rispetto alla l<strong>in</strong>ea moderata di Jamil Mardam; cfr. P. S. Khoury, Syria and the French Mandate, cit., pp. 383-384<br />
72 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 852/CP, Damasco 5 giugno 1936, il delegato dell’Alto Commissario presso<br />
lo Stato di Siria al delegato generale, Meyrier<br />
73 Vedi il Cap.7, p. 244<br />
74 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 603, Beirut 5 giugno 1936, il delegato generale, Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli<br />
Esteri, Delbos; e N° 5094, “Activitè italienne”, Beirut 5 giugno 1936, rapporto della Sûreté Générale