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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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console italiano 196 : e non era certo casuale il fatto che egli fosse <strong>in</strong>segnante presso la Scuola<br />

Commerciale italiana 197 . Caruso, come dimostra un rapporto del mese di aprile, si recò<br />

effettivamente a Parigi, e prese «discreti contatti» con la Delegazione. Lo scopo del suo<br />

viaggio non era solamente di raccogliere <strong>in</strong>formazioni sulle trattative <strong>in</strong> corso, ma anche di<br />

cercare di <strong>in</strong>fluenzarle <strong>in</strong> senso favorevole all’Italia: vale a dire, o verso la completa<br />

<strong>in</strong>dipendenza <strong>siria</strong>na, oppure verso il puro e semplice fallimento. Per evitare sospetti da parte<br />

dei francesi, Caruso era passato prima dalla Svizzera, prendendo contatto con la Delegazione<br />

Siro-Palest<strong>in</strong>ese. Il 4 e 5 aprile aveva discusso delle trattative <strong>in</strong> corso a Parigi con Shakib<br />

Arslan, ricavando l’impressione che questi non fosse perfettamente <strong>in</strong>formato sul loro<br />

andamento. Arslan disse di avere rifiutato di far parte della Delegazione, perché non voleva<br />

essere co<strong>in</strong>volto nelle decisioni che sarebbero state prese a Parigi. Caruso si recò qu<strong>in</strong>di nella<br />

capitale francese, dove <strong>in</strong>contrò Adnan al-Atasi <strong>in</strong> un ristorante di periferia. Questi gli disse<br />

che le trattative non erano neppure com<strong>in</strong>ciate, <strong>in</strong> attesa delle elezioni politiche <strong>in</strong> Francia. I<br />

francesi avevano però messo le mani avanti: ai delegati avevano detto che difficilmente<br />

avrebbero potuto fare tutte le concessioni che desideravano, per via delle obiezioni che<br />

avrebbe certamente sollevato l’Italia. Caruso disse ad Adnan al-Atasi che l’Italia desiderava<br />

solamente la nascita di uno stato <strong>in</strong>dipendente, forte e suo amico, grazie al quale avrebbe<br />

rafforzato la sua posizione <strong>politica</strong> nel Mediterraneo. Sostenne qu<strong>in</strong>di che, <strong>in</strong> base a<br />

«<strong>in</strong>formazioni precise» avute dal Governo, la Francia stava solo cercando di guadagnare<br />

tempo con i <strong>siria</strong>ni, e mirava solo a «stabilirsi <strong>in</strong> Siria <strong>in</strong> modo più sicuro», ponendo f<strong>in</strong>e al<br />

Mandato per sottrarsi ai v<strong>in</strong>coli <strong>in</strong>ternazionali, ed elim<strong>in</strong>are così ogni possibilità di <strong>in</strong>tervento<br />

da parte dell’Italia o di altre nazioni. Inf<strong>in</strong>e, osservò che una Siria mutilata della sua fascia<br />

costiera, anche se <strong>in</strong>dipendente, sarebbe stata sempre alla mercé della Francia, militarmente<br />

ed economicamente. Caruso si mise poi d’accordo con Adnan al-Atasi, per organizzare degli<br />

eventuali futuri <strong>in</strong>contri con suo padre Hashim. Gli chiese, <strong>in</strong>oltre, che il loro colloquio fosse<br />

tenuto nascosto agli altri membri della Delegazione 198 . Ma l’ex console italiano a Damasco<br />

non aveva la possibilità di <strong>in</strong>fluenzare le trattative, <strong>in</strong> alcun modo. Non ebbe contatti diretti<br />

con Hashim al-Atasi: riuscì solo ad esporgli, tramite il figlio, le «vedute del R. Governo» <strong>in</strong><br />

merito alla cessazione del mandato <strong>in</strong> Siria, le quali, a suo dire, «trovarono presso Achem<br />

Atassi la migliore accoglienza». Quando però Adnan al-Atasi lasciò Parigi per tornare <strong>in</strong><br />

Siria, Caruso non riuscì più a comunicare con il padre, neppure attraverso un <strong>in</strong>termediario.<br />

Per evitare che le autorità francesi si accorgessero della sua presenza, tornò dunque a G<strong>in</strong>evra,<br />

per cercare di ottenere <strong>in</strong>formazioni sulle trattative da Shakib Arslan. L’emiro, notò con<br />

disappunto Caruso, era piuttosto ottimista, poiché la delegazione del Blocco aveva ottenuto<br />

grandi promesse da parte dei socialisti francesi. Arslan disse di nutrire forti speranze<br />

sull’atteggiamento del Primo M<strong>in</strong>istro Léon Blum, nonostante questi fosse ebreo.<br />

«L’<strong>in</strong>transigenza dei nazionalisti <strong>siria</strong>ni, per lo meno di quelli che trovansi attualmente a<br />

Parigi», scrisse Caruso, «è <strong>in</strong> un momento di rilassatezza». Caruso si fece promettere da<br />

Arslan che la Delegazione, prima di firmare il trattato, avrebbe chiesto un parere al governo<br />

italiano; e anche che, nel caso <strong>in</strong> cui si fosse giunti a un accordo franco-<strong>siria</strong>no, la<br />

Delegazione avrebbe fatto <strong>in</strong> modo di lasciare aperta la possibilità di concludere «un accordo<br />

siro-italiano contemporaneo o immediatamente susseguente» 199 . Entrambe le promesse non<br />

furono mantenute.<br />

196<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.2, “Relazione a S.E. il Sottosegretario di Stato”, Roma 28 marzo 1936, f.to<br />

Guarnaschelli<br />

197<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.2, Tel. 2541/R., Damasco 20 marzo 1936, Lo Savio al MAE<br />

198<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.3, “Segreto”, Roma 10 aprile 1936, non firmato, ma certamente di Caruso, che parla<br />

del periodo <strong>in</strong> cui fu console a Damasco<br />

199<br />

ASMAE, AP, Siria 13, “Segreto”, 28 maggio 1936. Anche questo rapporto non è firmato, ma si tratta senza<br />

alcun dubbio del seguito di quello citato nella nota precedente.<br />

179

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