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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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176<br />

console Rossi, non era altro che una reazione francese al nuovo atteggiamento positivo dei<br />

nazionalisti verso l’Italia 176 . Di fronte al consolato italiano ad Aleppo ebbe luogo qualche<br />

manifestazione di simpatia per l’Italia e Mussol<strong>in</strong>i 177 , mentre il consolato a Beirut ricevette<br />

alcune note di protesta da parte dei <strong>siria</strong>ni 178 .<br />

I francesi sospettavano probabilmente un co<strong>in</strong>volgimento italiano o britannico nella rivolta;<br />

delle voci di questo genere circolavano <strong>in</strong>fatti ad Aleppo 179 . Dai documenti d’archivio, appare<br />

chiaramente che nessuno dei rappresentanti italiani era co<strong>in</strong>volto direttamente nei disord<strong>in</strong>i,<br />

né li aveva <strong>in</strong>coraggiati apertamente (secondo Rosaria Quartararo, tuttavia, essi furono<br />

fomentati da alcuni agenti del SIM) 180 . Lo Savio, appena giunto a Damasco, attribuì<br />

all’improvvisa stretta repressiva francese la responsabilità degli eventi, e avanzò l’ardita<br />

ipotesi che la Francia stessa alimentasse i dissidi, per «giustificare la sua funzione di tutrice<br />

permanente col pretesto di garantire l’ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>stabile che essa stessa favorisce» 181 . D’altra<br />

parte, gli italiani avevano fatto tutto il possibile per rivolgere i <strong>siria</strong>ni contro la Francia, e<br />

furono ben felici della nuova situazione. Radio Bari si affrettò a diramate una nota di protesta<br />

degli studenti <strong>siria</strong>ni <strong>in</strong> Italia, che venne ripresa dalla stampa araba nazionalista 182 . Secondo<br />

gli italiani, Gran Bretagna e Francia pagavano il giusto prezzo per avere ipocritamente<br />

sostenuto il diritto all’<strong>in</strong>dipendenza di un popolo “barbaro” e arretrato come quello etiopico:<br />

gli arabi, ben più evoluti, rivendicavano logicamente per sé ciò che si voleva concedere agli<br />

abiss<strong>in</strong>i. Come osservò compiaciuto il console Rossi, l’Etiopia scomparve dalle cronache<br />

locali, mentre sulla stampa si notava «il risveglio dell’italofilia <strong>siria</strong>na». Una nuova lettera di<br />

Arslan, che <strong>in</strong>vitava alla neutralità araba nel conflitto, venne largamente diffusa e<br />

commentata, mentre i giornali nazionalisti <strong>in</strong>tensificarono i rapporti con il consolato italiano.<br />

«È nelle difficoltà che si riconoscono gli amici», disse uno di loro a Rossi, il quale dovette<br />

smentire la notizia, apparsa sull’onda dell’entusiasmo, che egli aveva arr<strong>in</strong>gato una folla di<br />

studenti che manifestavano la loro simpatia all’Italia davanti al consolato. L’unica eccezione<br />

era al-Taqaddum, il più importante foglio di Aleppo, e che era ritenuto dal console al soldo<br />

degli <strong>in</strong>glesi 183 . Nel frattempo, anche una parte della comunità cristiana, spaventata dai<br />

disord<strong>in</strong>i nazionalisti e sfiduciata dall’<strong>in</strong>capacità francese a garantire l’ord<strong>in</strong>e, si volse<br />

all’Italia. Alcuni religiosi avevano lasciato <strong>in</strong>tendere che i cristiani, <strong>in</strong> particolare gli armeni,<br />

erano ben disposti a passare sotto la protezione italiana, <strong>in</strong> caso di cessazione del mandato<br />

francese 184 . Da Damasco, Lo Savio dip<strong>in</strong>geva un quadro simile. I nazionalisti sembravano<br />

f<strong>in</strong>almente <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>i a lasciar perdere la solidarietà anticoloniale, e a modificare il loro<br />

atteggiamento sulla base di considerazioni pratiche. Solo alcuni giornali <strong>–</strong> pagati dagli <strong>in</strong>glesi,<br />

naturalmente <strong>–</strong> cont<strong>in</strong>uavano a <strong>in</strong>sistere nella loro ostilità all’Italia. Il momento sembrava<br />

propizio, per conv<strong>in</strong>cere i nazionalisti <strong>siria</strong>ni ad assumere una posizione più decisamente<br />

favorevole rispetto al conflitto italo-etiopico. In cambio, l’Italia avrebbe potuto garantire loro<br />

un deciso sostegno alla S.d.N., su rivendicazioni di carattere economico (che avrebbero urtato<br />

<strong>in</strong> misura limitata la suscettibilità francese, rispetto a quelle politiche) 185 . In aprile, i<br />

quotidiani nazionalisti al-Qabas e al-Ayyam avevano smesso di commentare le notizie<br />

sull’Etiopia, assumendo secondo Lo Savio «un tono che può def<strong>in</strong>irsi di rassegnata<br />

176<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 94/26, Aleppo 21 gennaio 1936, Rossi al MAE<br />

177<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 285/61, Aleppo 11 febbraio 1936, Rossi al MAE; Tel.208358/C, Roma 3<br />

marzo 1936<br />

178<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 352/120, Beirut 3 marzo 1936, De Cicco al MAE<br />

179<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 154/35, Aleppo 28 gennaio 1936, Rossi al MAE<br />

180<br />

R. Quartararo, Roma tra Londra e Berl<strong>in</strong>o, cit., Vol. 1, p. 344<br />

181<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 186/39, Damasco 27 gennaio 1936, Lo Savio al MAE<br />

182<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 393/89, Aleppo 25 febbraio 1936, Rossi al MAE<br />

183<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 207371/C, Roma 29 febbraio 1936<br />

184<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.1, Tel. 210895/C, Roma (31?) marzo 1936<br />

185<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.2, Tel. 276/50, Damasco 1 febbraio 1936, Lo Savio al m<strong>in</strong>istro degli Esteri,<br />

Mussol<strong>in</strong>i

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