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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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famiglia maronita 119 , e il solo appartenente all’élite libanese apertamente schierato con<br />

l’Italia. Per i francesi, al-Bilad non era <strong>in</strong>dirizzato a un pubblico particolarmente colto; la sua<br />

<strong>propaganda</strong> filo-italiana, piuttosto che attraverso gli articoli, si svolgeva pr<strong>in</strong>cipalmente con la<br />

pubblicazione di fotografie di buona qualità, che illustravano di solito l’opera di<br />

“civilizzazione” del fascismo 120 . Non è chiaro il momento <strong>in</strong> cui gli italiani com<strong>in</strong>ciarono a<br />

sovvenzionare regolarmente il giornale. Secondo un rapporto francese, che non <strong>in</strong>dica date<br />

precise, <strong>in</strong>izialmente gli italiani non riuscivano a trovare un giornale di cui fare il proprio<br />

portavoce <strong>in</strong> Libano, o perché le somme offerte non erano sufficienti, o per i timori di<br />

ritorsioni da parte delle autorità. Alla f<strong>in</strong>e, erano riusciti a “comprare” il direttore di al-Bilad,<br />

<strong>in</strong> difficoltà dopo che si era separato dal suo socio, Musa Namur. Al-Bilad era un foglio di<br />

relativa importanza, con una tiratura di non più di 1.000 copie; <strong>in</strong> cambio del pagamento delle<br />

spese per la carta e la stampa, il consolato italiano vi faceva pubblicare degli articoli di<br />

<strong>propaganda</strong> non troppo duri, e i bollett<strong>in</strong>i della Stefani 121 . Ciò sarebbe avvenuto,<br />

presumibilmente, nel corso della guerra d’Etiopia: <strong>in</strong> base ad un altro documento francese,<br />

<strong>in</strong>fatti, gli italiani si erano accontentati, prima della guerra, dell’appoggio di fogli tutto<br />

sommato secondari, come al-Rasid, al-Bayraq e al-Ahwal, e solo dopo lo scoppio del<br />

conflitto erano stati visti sfilare negli uffici del consolato i direttori di L’Orient, al-Bilad, e al-<br />

Ahrar 122 . In base ai documenti italiani, al-Bilad, nonostante il suo atteggiamento filo-italiano<br />

non ricevette <strong>in</strong>vece alcuna sovvenzione f<strong>in</strong>o a diverso tempo dopo la f<strong>in</strong>e della guerra<br />

d’Etiopia 123 . Il direttore di al-Bilad era però una vecchia conoscenza degli italiani: già nel<br />

1911, sembra che essi avessero sostenuto un suo giornale <strong>in</strong> Egitto, al-Akhbar, con 150<br />

abbonamenti, f<strong>in</strong>o a che esso non venne soppresso nel 1912 124 . È qu<strong>in</strong>di probabile che al-<br />

Khaz<strong>in</strong> fosse un conv<strong>in</strong>to simpatizzante degli italiani, e che, pur non ricevendo sovvenzioni<br />

regolari, sapesse di poter contare sulla loro riconoscenza nel caso si fosse trovato <strong>in</strong> difficoltà,<br />

come poi effettivamente avvenne <strong>in</strong> seguito 125 .<br />

Nel settembre 1935 un altro giornalista di Beirut, Munib al-Sulh, si era presentato al<br />

M<strong>in</strong>istero degli Esteri a Roma, di ritorno da un viaggio <strong>in</strong> Germania. Munib al-Sulh scriveva<br />

su al-Nida’, giornale ostile all’Italia, diretto da suo cug<strong>in</strong>o Kazim al-Sulh. Affermò, a titolo<br />

strettamente personale, di voler riprendere dei buoni rapporti con l’Italia, e di essere<br />

<strong>in</strong>tenzionato a fondare, assieme ad alcuni soci, un nuovo giornale con una l<strong>in</strong>ea ad essa<br />

favorevole, chiamato “al Harrie” (presumibilmente al-Hurriya, “la libertà”), nonché un<br />

settimanale illustrato. Disse di non desiderare aiuti f<strong>in</strong>anziari, ma lasciò capire che avrebbe<br />

gradito la sottoscrizione di abbonamenti, o il pagamento di <strong>in</strong>serzioni pubblicitarie, da parte<br />

dell’Italia. Chiese <strong>in</strong>oltre delle pubblicazioni sull’Italia <strong>fascista</strong>, che vennero <strong>in</strong>viate al<br />

consolato a Beirut 126 . Non sembra però, <strong>in</strong> base ai documenti italiani e francesi, che Munib al-<br />

Sulh abbia mai fondato la sua rivista.<br />

La presa di posizione di Shakib Arslan <strong>in</strong> favore dell’Italia, nella questione etiopica,<br />

suscitò grande scalpore. L’emiro si era riavvic<strong>in</strong>ato all’Italia da circa un anno ormai, ma<br />

approvare l’aggressione di una potenza europea ad una nazione africana voleva dire mettere <strong>in</strong><br />

119 Cfr. K. M. Firro, Invent<strong>in</strong>g Lebanon, cit., p. 116<br />

120 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 855, Beirut 28 agosto 1936, il delegato generale, Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli<br />

Esteri, Delbos<br />

121 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 920, Beirut 4 febbraio 1938, nota “Propagande italienne au Liban”<br />

122 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, N° 855, Beirut 28 agosto 1936, il delegato generale, Meyrier, al m<strong>in</strong>istro degli<br />

Esteri, Delbos<br />

123 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B.198, F. “Siria 1936”, Sf. “Al-Bilad di Beirut”, Tel. 968624/1155, Roma 24<br />

settembre 1936, “Appunto per la Direzione Generale per il Servizio della Stampa Estera” f.to Adolfo<br />

Alessandr<strong>in</strong>i, e allegato “Appunto per il Direttore Generale della Propaganda”, f.to dr. (Amatesi?), Regia<br />

Università<br />

124 A. Bald<strong>in</strong>etti, Orientalismo e colonialismo, cit., p. 141<br />

125 Vedi il Cap. 6, pp. 185-186, e il Cap. 7, p. 231<br />

126 ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B.198, F. “Siria 1935”, Sf. “Al-Harrie. Mounib el-Solh”, Tel. 967435/1111, 6<br />

settembre 1935, Alfieri al consolato a Beirut

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