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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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manifestazioni di aperto nazionalismo che, verosimilmente, non sarebbero state accettate se<br />

fossero venute da parte delle scuole francesi <strong>in</strong> Tripolitania, Cirenaica o Rodi 82 .<br />

5.5 - “Gli affari sono affari”. Le sovvenzioni alla stampa f<strong>in</strong>o alla guerra d’Etiopia<br />

La stampa siro-libanese, durante i primi tempi dell’azione propagandistica italiana, era<br />

rimasta <strong>in</strong> gran parte scettica, quando non apertamente ostile, alle avance dell’Italia. Senza<br />

mezzi term<strong>in</strong>i, alla f<strong>in</strong>e del 1933, De Cicco def<strong>in</strong>iva la situazione italiana rispetto alla stampa<br />

«pessima, nel complesso». La generale ostilità della stampa <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua francese ed araba si<br />

esprimeva non tanto con attacchi aperti, quanto attraverso una sorta di «congiura del silenzio»<br />

su quanto di buono il Regime andava realizzando, sia <strong>in</strong> <strong>politica</strong> <strong>in</strong>terna che estera. Ma ciò<br />

non era colpa del sentimento popolare, che, a suo dire, era anzi favorevole, bensì del fatto che<br />

l’agenzia Havas aveva il monopolio dei servizi <strong>in</strong>formativi per la stampa locale. Il notiziario<br />

Havas, già di per sé ostile, veniva poi ulteriormente censurato dal Bureau de Presse, il quale<br />

faceva pressioni sui giornali che pubblicavano, troppo ,spesso notizie favorevoli all’Italia.<br />

Poiché la stampa dipendeva, per la propria sopravvivenza, da sussidi, abbonamenti e<br />

pubblicità, ed era esposta alle rappresaglie delle autorità, i giornalisti preferivano tacere anche<br />

quando simpatizzavano per l’Italia: «gli affari sono affari, anche <strong>in</strong> materia di Stampa e qui<br />

più che altrove!». La soluzione, del resto, era ovvia: «basta, a nostra volta, sussidiare la<br />

Stampa, avere dei giornali legati a noi da <strong>in</strong>teressi concreti, materiali». In caso contrario, si<br />

rischiava di perdere anche il timido appoggio avuto f<strong>in</strong>ora da pochi fogli, come al-Rasid, al-<br />

Bayraq e L’Alliance Libanaise. L’entità del fondo necessario dipendeva dall’importanza che<br />

il governo <strong>in</strong>tendeva dare all’appoggio della stampa; l’ideale sarebbe stato sussidiare i<br />

giornali non solo a Beirut, ma anche a Damasco, Aleppo e Tripoli, per “<strong>in</strong>formare” <strong>in</strong> maniera<br />

esatta l’op<strong>in</strong>ione pubblica di tutto il Mandato sull’Italia e la sua <strong>politica</strong> estera 83 .<br />

I tentativi di str<strong>in</strong>gere rapporti con la stampa araba locale erano stati, f<strong>in</strong>o a quel momento,<br />

timidi e sporadici. Probabilmente, lo scarso <strong>in</strong>teresse italiano per la stampa araba era dovuto<br />

anche allo sviluppo limitato di quest’ultima, al di fuori di Beirut. Nel maggio 1934, Caruso<br />

def<strong>in</strong>iva la stampa <strong>siria</strong>na praticamente <strong>in</strong>esistente, con pochi giornali «o venduti o<br />

rigidamente controllati», senza contare che essa era soggetta a lunghe e frequenti<br />

sospensioni 84 . La prima <strong>in</strong>iziativa italiana risaliva all’agosto <strong>1932</strong>, quando il consolato a<br />

Beirut aveva chiesto un sussidio di 5-6.000 Lire annue, per sostenere una rivista araba che<br />

stava per vedere la luce 85 . Buti diede un parere favorevole; vista «l’<strong>in</strong>tonazione della stampa<br />

<strong>siria</strong>na» perlopiù sfavorevole all’Italia, giudicava opportuno sovvenzionare una rivista che<br />

pubblicasse notizie ed articoli «utili alla esatta conoscenza dell’Italia <strong>in</strong> Siria» 86 . L’Ufficio<br />

Stampa concesse una somma di 3.000 Lire, perché fosse consegnata a un certo Muhammad<br />

Khayr al-D<strong>in</strong>, che <strong>in</strong>tendeva fondare una rivista italofila a Damasco. Ma Caruso decise,<br />

d’accordo con De Cicco, di utilizzare il fondo <strong>in</strong> maniera più sicura, per concedere piccoli<br />

sussidi ai giornali già esistenti. L’<strong>in</strong>iziativa permise di ottenere la pubblicazione del discorso<br />

del “duce” agli studenti orientali alla f<strong>in</strong>e del 1933, e di altre notizie riguardanti l’Italia.<br />

Questi sussidi avevano avuto un impatto molto positivo sull’atteggiamento della stampa:<br />

«basta, <strong>in</strong> fondo, l’idea stessa che mostrandosi più cortesi e più condiscendenti potranno nei<br />

82 CADN, Syrie-Liban, DP, 629, “Propagande italienne dans le Sandjak d’Alexandrette”, Alessandretta 7 giugno<br />

1937, f.to dal delegato aggiunto dell’Alto Commissario per il Sangiaccato di Alessandretta<br />

83 ASMAE, AP, Siria 7, Tel. 1939/601, Beirut 5 dicembre 1933, De Cicco al MAE<br />

84 ASMAE, AP, Siria 9, Tel. 676/164, Damasco 23 maggio 1934, Caruso al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

85 ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 5266/825, Roma 14 settembre <strong>1932</strong>, “Promemoria per la Direzione E.L.A. Uff.<br />

IV”, f.to Polverelli (Ufficio Stampa del MAE). Il nome della rivista non è specificato, e il rapporto 981/277 del<br />

29 agosto del console a Beirut cui si fa riferimento non è stato r<strong>in</strong>tracciato.<br />

86 ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 228407/1713, 20 settembre <strong>1932</strong>, “Promemoria per l’Ufficio Stampa”, f.to Buti<br />

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