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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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162<br />

come “compenso” all’Italia, sancito da clausole segrete, una penetrazione nella Siria del<br />

nord 79 .<br />

Erano delle <strong>in</strong>dicazioni piuttosto chiare: la sola apparenza di una r<strong>in</strong>uncia all’opposizione<br />

verso la <strong>politica</strong> mandataria della Francia, rischiava di far perdere all’Italia tutte le posizioni<br />

che era faticosamente riuscita a conquistare. All’<strong>in</strong>izio del 1935, gli italiani si mostravano<br />

molto ottimisti sul prestigio raggiunto nel Levante, e sulle future possibilità di una<br />

penetrazione pacifica nella regione. Come si leggeva <strong>in</strong> un promemoria per Suvich: «se un<br />

giorno la Siria, paese di notevoli risorse e testa di ponte per l’espansione <strong>in</strong> Oriente, acquisterà<br />

una reale autonomia, si apriranno maggiori possibilità per la penetrazione economica e<br />

culturale <strong>in</strong> Oriente». Era necessario perciò opporsi al tentativo della Francia di trasformare,<br />

attraverso il trattato, il Mandato <strong>in</strong> un protettorato francese, tradendo così le f<strong>in</strong>alità stesse<br />

dell’istituto mandatario. Se ciò fosse avvenuto, l’Italia avrebbe dovuto r<strong>in</strong>unciare<br />

def<strong>in</strong>itivamente ai suoi diritti nel Mediterraneo orientale, sulla base degli accordi con gli ex<br />

alleati nella Grande Guerra, accettando una stabilizzazione dei rapporti di forza nella regione<br />

a suo completo svantaggio. Oltre che dal punto di vista diplomatico, ciò sarebbe stato dannoso<br />

anche per la <strong>politica</strong> orientale italiana nel suo complesso, poiché avrebbe vanificato l’<strong>in</strong>tera<br />

opera di <strong>propaganda</strong> e penetrazione culturale <strong>in</strong>trapresa negli anni precedenti:<br />

Da qualche tempo manteniamo contatti con gli esponenti del nazionalismo <strong>siria</strong>no ed arabo <strong>in</strong> genere;<br />

abbiamo a questi fatto conoscere che le l<strong>in</strong>ee direttive della <strong>politica</strong> italiana nel problema dei Mandati<br />

co<strong>in</strong>cidono sostanzialmente con le loro aspirazioni miranti ad una effettiva <strong>in</strong>dipendenza e sovranità della<br />

Siria. Questo atteggiamento italiano è stato opportunamente <strong>in</strong>quadrato <strong>in</strong> una <strong>propaganda</strong> più vasta verso<br />

tutti i popoli dell’Asia. Dalla C<strong>in</strong>a e l’India f<strong>in</strong>o ai più vic<strong>in</strong>i stati di Saudia, Irak ecc., il prestigio<br />

acquistato recentemente dall’Italia soffrirebbe notevolmente, adottandosi oggi nel problema <strong>siria</strong>no un<br />

atteggiamento contrastante a quello s<strong>in</strong>ora tenuto 80 .<br />

A beneficiare di tale colpo al prestigio italiano sarebbe stata la Germania, la quale già<br />

faceva concorrenza all’Italia attraverso un’attiva <strong>propaganda</strong> nei confronti del nazionalismo<br />

arabo. La via migliore da percorrere era quella del sostegno al nazionalismo <strong>siria</strong>no, e<br />

dell’opposizione alla <strong>politica</strong> mandataria francese, grazie alla quale l’Italia poteva<br />

guadagnarsi una posizione privilegiata nei rapporti con una futura Siria <strong>in</strong>dipendente.<br />

Gli italiani ripresero dunque, <strong>in</strong> breve tempo, la loro attività <strong>politica</strong> e propagandistica <strong>in</strong><br />

Siria e Libano. Solamente gli attacchi più diretti e violenti contro la Francia vennero sospesi,<br />

<strong>in</strong> virtù dei buoni rapporti <strong>in</strong>staurati. Già a maggio, gli italiani tornavano a sostenere le<br />

rivendicazioni dei nazionalisti <strong>siria</strong>ni alla S.d.N., <strong>in</strong> particolare per la revisione del Mandato e<br />

l’entrata della Siria nella Società 81 . Ricom<strong>in</strong>ciava anche la guerra di logoramento verso il<br />

prestigio delle autorità francesi all’<strong>in</strong>terno del mandato, attraverso palesi manifestazioni di<br />

nazionalismo italiano, e subdoli sgarbi diplomatici. Il 2 giugno 1935, ad Alessandretta, venne<br />

<strong>in</strong>augurato ufficialmente lo stadio adiacente alla scuola italiana, gestita dai Carmelitani, <strong>in</strong><br />

presenza del vice console locale e del console ad Aleppo. La manifestazione assumeva un<br />

carattere nazionale italiano, con acclamazioni al Re e al “duce”, discorsi pronunciati solo <strong>in</strong><br />

italiano, e la totale assenza di bandiere e simboli che non fossero quelli dell’Italia e del<br />

fascismo. Con una certa perfidia, essa era avvenuta nello stesso giorno <strong>in</strong> cui, ogni anno, il<br />

console francese organizzava ad Alessandretta una festa di beneficenza; <strong>in</strong>oltre, nessun<br />

rappresentante della Francia o del Governo locale era stato <strong>in</strong>vitato. Il delegato dell’Alto<br />

Commissario per il Sangiaccato scriveva che, sebbene fosse opportuna una certa liberalità<br />

verso l’alleato italiano, quest’ultimo doveva comportarsi con più discrezione ed evitare<br />

79<br />

ASMAE, AP, Libia 12, Tel. 197/61, Aleppo 14 febbraio 1935, Rossi al Sottosegretariato per la Stampa e<br />

Propaganda<br />

80<br />

Promemoria per Suvich, attribuito a Buti, <strong>in</strong> DDI, 7° Serie, Vol. XVI, 382, pp. 389-390<br />

81<br />

CADN, Syrie-Liban, DP, 629, “Compte rendu”, 2 maggio 1935

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