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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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alla S.d.N., e di farne nel frattempo un oggetto di discussioni dirette fra Italia e Francia 73 . Gli<br />

italiani accettarono di buon grado, per ragioni essenzialmente di prestigio: <strong>in</strong> tal modo, <strong>in</strong>fatti,<br />

si dimostrava che l’atteggiamento italiano era determ<strong>in</strong>ante per la soluzione della questione<br />

<strong>siria</strong>na 74 , e l’Italia vedeva implicitamente riconosciuta la sua pretesa di avere voce <strong>in</strong> capitolo<br />

su ogni problema riguardante i paesi del Mediterraneo. L’Italia stava dunque cercando di<br />

accrescere la propria <strong>in</strong>fluenza sulle vicende politiche di Siria e Libano, e non era per nulla<br />

disposta a dis<strong>in</strong>teressarsi delle sorti del Mandato. L’atteggiamento degli italiani fece sorgere<br />

presto dei dubbi nei francesi. Il r<strong>in</strong>vio della discussione del rapporto della Commissione per i<br />

Mandati, poteva voler dire, secondo loro, due cose: o l’Italia non voleva abbandonare la<br />

propria <strong>politica</strong> <strong>siria</strong>na, oppure aspettava di riprendere la questione durante delle nuove<br />

conversazioni con la Francia, per cercare di alzare il più possibile il prezzo per la propria<br />

desistenza 75 . La prima ipotesi era quella corretta; l’Italia non era <strong>in</strong>tenzionata a cedere <strong>in</strong><br />

alcun modo sull’unità della Siria, e resp<strong>in</strong>geva qualsiasi progetto di trattato che potesse dare<br />

alla Francia una posizione dom<strong>in</strong>ante nel paese. Solo <strong>in</strong> questo modo, l’Italia avrebbe potuto<br />

approfittare del decl<strong>in</strong>o del prestigio francese nel Levante per estendere la propria <strong>in</strong>fluenza<br />

culturale ed economica, grazie anche alla riconoscenza che la Siria <strong>in</strong>dipendente avrebbe<br />

avuto per l’appoggio italiano alle rivendicazioni nazionaliste.<br />

La reticenza dell’Italia permise dunque di concludere <strong>in</strong> maniera positiva gli accordi<br />

Mussol<strong>in</strong>i-Laval, il 7 gennaio 1935, senza dover dare alcuna garanzia alla Francia riguardo<br />

alle attività di penetrazione nel Mandato. La Siria ed il Libano, <strong>in</strong>fatti, non venivano neppure<br />

menzionati negli accordi, né erano stati presi impegni sull’attività propagandistica italiana nei<br />

dom<strong>in</strong>i francesi. Si trattava però di una vittoria di poco conto: il semplice riavvic<strong>in</strong>amento<br />

franco-italiano, <strong>in</strong>fatti, mutò significativamente l’atteggiamento dei <strong>siria</strong>ni e libanesi verso<br />

l’Italia. Verso la f<strong>in</strong>e del 1934 il prestigio dell’Italia era decisamente <strong>in</strong> ascesa, grazie alla sua<br />

<strong>in</strong>transigenza verso la <strong>politica</strong> mandataria francese. De Cicco scrisse che a Beirut, prima della<br />

firma degli accordi Mussol<strong>in</strong>i <strong>–</strong> Laval, «non vi era questione, anche di secondaria importanza,<br />

vertente tra Paesi sotto Mandato e Francia su cui non venisse chiesto il parere o l’<strong>in</strong>tervento<br />

dell’Italia e quest’ufficio era nel passato la meta abituale di tutti gli oppositori del<br />

Mandato» 76 . Gli accordi italo-francesi avevano però danneggiato l’immag<strong>in</strong>e dell’Italia: «più<br />

si parla dell’amicizia tra le due Potenze lat<strong>in</strong>e, più si diffida di noi» 77 . Le diffidenze verso<br />

l’Italia non si erano ancora del tutto dileguate: si temeva che la sua <strong>politica</strong> filo-<strong>siria</strong>na celasse<br />

il proposito di conquistare territorialmente la Siria, facendone una colonia di popolamento,<br />

oppure che essa avesse l’unico scopo di «irritare e m<strong>in</strong>acciare la Francia», salvo abbandonare<br />

immediatamente la Siria al suo dest<strong>in</strong>o, nel caso si fosse giunti a un accordo italo-francese.<br />

L’accordo del 7 gennaio, al quale seguì <strong>in</strong>evitabilmente un atteggiamento di maggiore<br />

prudenza dell’Italia, sembrò confermare quest’ultimo sospetto, e fu un grave danno<br />

d’immag<strong>in</strong>e per l’Italia, nonostante le ripetute rassicurazioni date dai consoli ai leader<br />

nazionalisti 78 . La stampa di Aleppo avanzò il sospetto che l’accordo italo-francese garantisse<br />

73<br />

Massigli, membro della delegazione francese alla S.d.N., al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, G<strong>in</strong>evra 11 settembre 1934,<br />

<strong>in</strong> DDF, 1° Serie, Tome VII, 293, pp. 432-433; Massigli al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, G<strong>in</strong>evra 18 settembre 1934, Ivi,<br />

334, pp. 497-498; ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 3318 R., G<strong>in</strong>evra 19 settembre 1934, Aloisi al MAE<br />

74<br />

ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 1026/291, Aleppo 3 ottobre 1934, Rossi al MAE<br />

75<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 489, “Note pour le Sécretaire Générale. L’Italie et le mandat syrien”, 26 dicembre<br />

1934, redatta dalla Sous-direction de la Société des Nations<br />

76<br />

R.r. 1426/332 del 29 ottobre 1934 da Damasco, e Tel. del 5 marzo 1935 da Beirut, <strong>in</strong> DDI, 7° Serie, Vol. XVI,<br />

382, nota 1, p. 391<br />

77<br />

Ibidem<br />

78<br />

ASMAE, AP, Siria 13, F.2, “Situazione <strong>in</strong> Siria”, rapporto di Caruso al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

(ricevuto il 18 febbraio 1936?)<br />

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