politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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italiana, generosamente sussidiata dal Governo, servisse pr<strong>in</strong>cipalmente gli scopi particolari<br />
dell’ord<strong>in</strong>e dei Carmelitani 48 .<br />
5.3 - Le nuove scuole di Damasco e Aleppo e le resistenze francesi<br />
Secondo un saggio di Piero Par<strong>in</strong>i del 1934, con l’avvento del fascismo il numero di<br />
studenti nelle scuole italiane <strong>in</strong> Siria e Libano era aumentato notevolmente. Da 1.613 alunni<br />
nel 1929-30, si era passati a 2.265 nel 1933-34 49 . In realtà, secondo gli stessi documenti<br />
italiani, tale numero era più basso; e nonostante l’apertura di nuove scuole 50 , non sembra che<br />
il numero complessivo degli studenti degli istituti italiani fosse <strong>in</strong> aumento. Un documento<br />
non datato, ma quasi certamente riferito all’anno scolastico 1934/35, <strong>in</strong>dicava <strong>in</strong> 1.883 gli<br />
alunni delle scuole italiane <strong>in</strong> Siria e Libano 51 , senza alcun <strong>in</strong>cremento rispetto alla stima di<br />
1.800-2.000 studenti, fatta da De Cicco due anni prima 52 . Le difficoltà <strong>in</strong> questo campo<br />
derivavano da una oggettiva <strong>in</strong>adeguatezza dell’organizzazione scolastica italiana, ma anche<br />
da ostacoli esterni. F<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, il tentativo di espandere l’attività scolastica italiana <strong>in</strong> Siria<br />
dovette scontrarsi con la volontà francese di limitare il più possibile le <strong>in</strong>gerenze di altri stati<br />
nei territori del Mandato. Nonostante i successi della <strong>propaganda</strong> culturale dell’Italia<br />
venissero m<strong>in</strong>imizzati, le autorità mandatarie consideravano <strong>in</strong>fatti tali attività come una<br />
m<strong>in</strong>accia immediata verso l’<strong>in</strong>fluenza della Francia 53 . Nell’agosto del <strong>1932</strong>, il decreto 129/LR<br />
modificava le regole del regime scolastico <strong>in</strong> Siria e Libano, attirando l’attenzione di De<br />
Cicco. Infatti, esso affermava esplicitamente che l’apertura di nuove scuole da parte di<br />
stranieri doveva passare attraverso una richiesta all’Alto Commissario, o al suo delegato. F<strong>in</strong>o<br />
a questo momento, approfittando della scarsa chiarezza del precedente regolamento del 1924,<br />
gli italiani non avevano mai chiesto alcuna autorizzazione per aprire delle scuole, limitandosi<br />
ad <strong>in</strong>formare l’Alto Commissario dopo l’apertura. In base all’accordo italo-francese sul<br />
Mandato del 1923, <strong>in</strong>fatti, l’Italia aveva piena libertà <strong>in</strong> campo scolastico, e la Francia non<br />
poteva ostacolare <strong>in</strong> alcun modo l’apertura di nuove scuole. Per quanto il nuovo decreto non<br />
modificasse <strong>in</strong> modo significativo il regime scolastico, De Cicco scrisse all’Alto<br />
Commissario, ed ottenne rassicurazioni sul fatto che i diritti italiani <strong>in</strong> materia scolastica non<br />
erano <strong>in</strong> discussione 54 . La questione rimase <strong>in</strong> sospeso per circa un anno, f<strong>in</strong>o a quando gli<br />
italiani non decisero di aprire due nuove scuole, ad Aleppo e Damasco. Prima dell’<strong>in</strong>izio<br />
dell’anno scolastico, nell’agosto 1934, il console a Damasco <strong>in</strong>formò il delegato dell’Alto<br />
Commissario dell’<strong>in</strong>tenzione di aprire una nuova scuola, e il delegato gli fece presente che ci<br />
si doveva attenere al decreto del <strong>1932</strong>. Caruso suggerì al M<strong>in</strong>istero che era giunto il momento<br />
di sollevare ufficialmente la questione con la Francia, e sostenere l’<strong>in</strong>applicabilità del<br />
regolamento alle scuole italiane 55 ; all’<strong>in</strong>izio di ottobre, De Cicco scrisse a Lagarde, delegato<br />
dell’Alto Commissario, esponendo le obiezioni dell’Italia, e sostenendo che la Francia poteva<br />
sorvegliare le scuole italiane <strong>in</strong> funzione dell’ord<strong>in</strong>e pubblico e della buona amm<strong>in</strong>istrazione,<br />
com’era nelle sue prerogative di potenza mandataria, ma che l’accordo italo-francese sul<br />
mandato escludeva che la loro apertura fosse subord<strong>in</strong>ata alla concessione di autorizzazioni.<br />
48<br />
ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 1096/319, Beirut 24 luglio 1934, De Cicco al MAE<br />
49<br />
Piero Par<strong>in</strong>i, “Istituzioni culturali italiane nel Levante europeo e mediterraneo”, <strong>in</strong> Tomaso Sillani, L'Italia e il<br />
Levante, La Rassegna Italiana, Roma 1934, p. 174<br />
50<br />
S. H. Longrigg, Syria and Lebanon, cit., p. 289<br />
51<br />
ASMAE, AP, Siria 12, F. 12, “Scuole italiane della Palest<strong>in</strong>a e della Siria”<br />
52<br />
ASMAE, AP, Siria 7, Tel. 1893/585, Beirut 21 novembre 1933, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />
53<br />
J. M. Dueck, The Claims of Culture at Empire’s End, cit., p. 123 ss.<br />
54<br />
ASMAE, AP, Siria 7, Tel. 323/114, Beirut 20 febbraio 1933, e Tel. 409/136, Beirut 14 marzo 1933, De Cicco<br />
al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />
55<br />
ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 1291/304, Damasco 2 ottobre 1934, Caruso al MAE<br />
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