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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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1933 era stato diffuso fra gli studenti un opuscolo, che pubblicizzava forti agevolazioni<br />

economiche per il viaggio <strong>in</strong> Italia, e la concessione gratuita del visto, a coloro che avessero<br />

deciso di studiare all’Università di Perugia 40 . Dopo il congresso di dicembre e la creazione<br />

della Federazione degli Studenti Asiatici, con sede a Roma, erano all’<strong>in</strong>circa 500 gli studenti<br />

musulmani <strong>in</strong> Italia, gran parte dei quali ricevevano l’<strong>in</strong>segnamento gratuitamente 41 . A<br />

giugno, De Martel segnalava la diffusione all’<strong>in</strong>terno dei territori del Mandato dell’organo di<br />

stampa della Federazione, La Jeune Asie, che conteneva duri attacchi all’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

francese 42 . Le agevolazioni economiche erano la pr<strong>in</strong>cipale motivazione che sp<strong>in</strong>geva gli<br />

studenti arabi a recarsi nelle scuole italiane, e non necessariamente essi venivano attratti<br />

ideologicamente dal fascismo, o venivano allontanati dall’orbita culturale francese. È assai<br />

probabile che, a parità di condizioni, la gran parte di loro avrebbe preferito studiare <strong>in</strong> Francia<br />

piuttosto che <strong>in</strong> Italia, come lascia <strong>in</strong>tuire l’esempio di uno studente <strong>siria</strong>no della scuola di<br />

belle arti a Roma, che aveva scritto all’ispettore degli studenti <strong>siria</strong>ni e libanesi <strong>in</strong> Francia,<br />

chiedendo agevolazioni simili a quelle che aveva dal governo italiano, per potere proseguire<br />

gli studi a Parigi 43 . I risultati della <strong>politica</strong> italiana di facilitazioni allo studio furono limitati.<br />

Secondo i francesi, nel 1938 gli studenti orientali a Roma, <strong>in</strong> massima parte <strong>siria</strong>ni, erano ben<br />

pochi. Una parte di essi aveva acquisito la cittad<strong>in</strong>anza italiana, e lavorava per il M<strong>in</strong>culpop<br />

alle trasmissioni di Radio Bari. Essi erano stati attirati dalle facilitazioni materiali offerte dal<br />

regime: gli studenti stranieri non pagavano per le scuole, avevano l’alloggio a prezzi<br />

convenienti, tariffe ridotte sui treni ed anche borse di studio, nel quadro della <strong>propaganda</strong><br />

universitaria che mirava ad attirare più stranieri possibile <strong>–</strong> e conquistarli al fascismo 44 .<br />

Secondo un rapporto di De Cicco del novembre 1933, le scuole italiane nei territori del<br />

Mandato erano 14, con 1.800-2.000 alunni. A Beirut e Damasco, le scuole maschili e<br />

femm<strong>in</strong>ili erano gestite dai religiosi dell’Associazione Italiana Missionari, mentre a Tripoli,<br />

Bsharri, al-Qubayat e Alessandretta erano affidate ai padri Carmelitani. Oramai tutti i figli<br />

degli italiani le frequentavano, salvo sporadiche eccezioni; e nonostante il fatto che si trattasse<br />

di scuole confessionali, vi erano anche numerosi iscritti musulmani. Mentre le scuole di<br />

Damasco e Beirut erano <strong>in</strong> ottime condizioni, gli edifici scolastici di Tripoli erano vecchi e<br />

fatiscenti, e ancor peggiore era la situazione di Alessandretta. Si trattava di un serio problema<br />

poiché, secondo la teoria piuttosto razzista di De Cicco, «per gli <strong>in</strong>digeni una “bella scuola”<br />

conta più di una “buona scuola”», e «l’<strong>in</strong>digeno, alla ricerca costante per natura del m<strong>in</strong>imo<br />

dispendio di forze fisiche e mentali, si ferma alla impressione visiva e da quella giudica». Ma<br />

soprattutto, bisognava rimediare alla mancanza di qualsiasi scuola italiana ad Aleppo, dove la<br />

comunità italiana era numerosa ed <strong>in</strong>fluente, anche grazie ad una lunga tradizione<br />

commerciale, e la l<strong>in</strong>gua italiana era più conosciuta che altrove. Data la situazione di<br />

Alessandretta e Aleppo, l’Italia era praticamente tagliata fuori da qualsiasi <strong>in</strong>fluenza nel nord<br />

della Siria, proprio l’area che più la <strong>in</strong>teressava per le possibilità di «espansione futura». Il<br />

legame fra la penetrazione culturale e l’espansionismo economico-territoriale era dichiarato<br />

esplicitamente: «è nella Siria del Nord che si trova tutta la ricchezza terriera non sfruttata e<br />

che nessuno, forse, oltre all’Italia potrà sfruttare». Poiché il trattato con la Francia e<br />

l’<strong>in</strong>dipendenza della Siria sembrano imm<strong>in</strong>enti, secondo De Cicco «bisogna, a scanso di<br />

sorprese, profittare subito di tutti i vantaggi che ci concede la Carta del Mandato per costituire<br />

tutte quelle posizioni che potranno comunque esserci utili nell’avvenire». Il console,<br />

40<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 457, N° 275, Beirut 18 agosto 1933, il delegato generale dell’Alto Commissario a<br />

Beirut al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Paul-Boncour<br />

41<br />

CADN, Syrie-Liban, DP, 672, Remarques sur l’activité de l’Italie en pays musulmans, Beirut 11 aprile 1934<br />

42<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 457, N° 400, Beirut 22 giugno 1934, De Martel al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Barthou<br />

43<br />

LC, E-Levant, Syrie-Liban, 457, N° 1303, Parigi 28 dicembre 1937, “Extrait d’une lettre addressée à M. René<br />

François, Inspecteur des Etudiants Syriens et Libanais à Paris, par un étudiant syrien à l’Ecole des Beaux-arts, à<br />

Rome”<br />

44<br />

LC, K-Afrique, QG, 205, N° 146, 29 marzo 1938, (l’ambasciatore francese a Roma?) al m<strong>in</strong>istro degli Esteri,<br />

Paul-Boncour<br />

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