politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Ad Aleppo, secondo il console Rossi, all’<strong>in</strong>izio del 1934 era ancora largamente diffusa<br />
l’immag<strong>in</strong>e “imperialista” dell’Italia, pronta a fare della Siria una preda di guerra, ma essa<br />
com<strong>in</strong>ciava «ad essere fuori moda», dopo l’appoggio italiano alle aspirazioni <strong>siria</strong>ne e la<br />
“pacificazione” della Cirenaica. I portavoce del partito nazionalista gli avevano fatto capire<br />
che contavano solo sull’Italia per ottenere ascolto alle loro richieste, sebbene le logge<br />
massoniche <strong>–</strong> di cui facevano parte molti nazionalisti <strong>–</strong> lavorassero contro l’Italia e la<br />
Germania 28 . Ad ottobre, i nazionalisti della città erano considerati «ormai nettamente<br />
orizzontati verso l’Italia» 29 . Il console Rossi <strong>in</strong>tratteneva rapporti con diverse personalità<br />
musulmane, <strong>in</strong> particolare Ibrahim Hananu; il dr. ‘Abd al-Rahman al-Kayyali si era recato <strong>in</strong><br />
due occasioni al consolato, la prima per r<strong>in</strong>graziare Mussol<strong>in</strong>i dopo il discorso agli studenti<br />
orientali, e la seconda per depositare una protesta contro gli avvenimenti di Palest<strong>in</strong>a del<br />
1933. Secondo i francesi, tuttavia, gli stessi due esponenti del cosiddetto “estremismo”<br />
avevano avuto contatti ancora più frequenti con il consolato turco 30 ; segno che l’Italia era<br />
considerata solo uno dei possibili alleati, per il nazionalismo <strong>siria</strong>no. A novembre, Rossi<br />
segnalò la ripresa della <strong>propaganda</strong> contro l’Italia, che si sarebbe svolta «oralmente» negli<br />
ambienti musulmani. Secondo il console, all’orig<strong>in</strong>e della campagna vi sarebbe stata la<br />
Francia, che <strong>in</strong> questo modo cercava di rispondere alle voci di un accordo fra l’Italia e i<br />
nazionalisti <strong>siria</strong>ni, per porre f<strong>in</strong>e al suo mandato. Domandò perciò al Sottosegretariato per la<br />
Stampa e Propaganda dei materiali <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua araba, da far pubblicare alla stampa favorevole<br />
agli italiani, per controbattere a questa campagna 31 . Ciano si rivolse a Lessona, chiedendogli<br />
l’<strong>in</strong>vio di materiale sulle condizioni di vita degli arabi <strong>in</strong> Libia 32 . Per tutto il decennio, questo<br />
fu uno schema ricorrente: non appena l’attività dell’Italia nel mondo arabo appariva troppo<br />
<strong>in</strong>vadente, veniva scatenata sulla stampa una campagna contro il colonialismo italiano <strong>in</strong><br />
Libia, con il probabile beneplacito della Francia e della Gran Bretagna. Gli italiani<br />
rispondevano con articoli ed opuscoli che illustravano le opere compiute <strong>in</strong> colonia a<br />
beneficio dei musulmani; ma il solo fatto di porre al centro dell’attenzione il dom<strong>in</strong>io italiano<br />
su un paese arabo, costituiva già una vittoria per i detrattori dell’Italia.<br />
Gli sforzi propagandistici compiuti dall’Italia <strong>fascista</strong> nei paesi arabi f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>izio del<br />
1935 non vanno sopravvalutati. Gran parte dell’attività dei consoli e degli agenti italiani era di<br />
tipo “<strong>in</strong>diretto”, mirava cioè a consolidare e migliorare la condizione delle comunità di<br />
emigrati italiani, facendone un veicolo dell’immag<strong>in</strong>e e del prestigio del nuovo regime<br />
<strong>fascista</strong>. La popolazione del Levante doveva rimanere impressionata dalla compattezza degli<br />
italiani, dalla loro completa adesione agli ideali del fascismo, e dalla fedeltà assoluta a<br />
Mussol<strong>in</strong>i. La “<strong>propaganda</strong> culturale”, e quella <strong>in</strong>direttamente svolta attraverso gli ospedali o<br />
le opere di beneficenza, potevano giovare al prestigio dell’Italia, ma non erano di certo<br />
sufficienti a creare le basi di un sostegno politico. Poco o nulla era stato ottenuto dai primi<br />
tentativi di crearsi una sfera d’<strong>in</strong>fluenza fra le m<strong>in</strong>oranze cristiane, ed ancor meno dai primi<br />
contatti con esponenti del nazionalismo arabo. Se si esclude l’<strong>in</strong>izio delle trasmissioni di<br />
Radio Bari, i tentativi di <strong>in</strong>fluenzare l’op<strong>in</strong>ione pubblica attraverso i media erano stati<br />
sporadici e <strong>in</strong>sufficienti. La stampa libanese e <strong>siria</strong>na era <strong>in</strong> larga parte ostile all’Italia,<br />
considerata di gran lunga la più rapace ed oppressiva fra le potenze coloniali; e la sola ipotesi<br />
di una cessione del mandato all’Italia scatenava delle violente campagne di protesta. La<br />
<strong>propaganda</strong> c<strong>in</strong>ematografica era anch’essa a uno stadio embrionale. Sebbene i rappresentanti<br />
italiani considerassero le proiezioni di film e c<strong>in</strong>egiornali come il mezzo più promettente per<br />
<strong>in</strong>fluenzare sia gli italiani che gli stranieri, esse avvenivano <strong>in</strong> base a <strong>in</strong>iziative discont<strong>in</strong>ue, e<br />
28<br />
ASMAE, AP, Siria 9, Tel. 541/149, Aleppo 18 maggio 1934, Rossi al m<strong>in</strong>istro degli Esteri<br />
29<br />
DDI, 7° Serie, Vol. XVI, 382, Nota 1, Tel. 1426/332 del console a Damasco, Caruso, 29 ottobre 1934<br />
30<br />
CADN, Syrie-Liban, DP, 629, Information n° 739 della Sûreté Générale, Beirut 27 febbraio 1934<br />
31<br />
ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B.198, F. “Siria 1934”, Tel. 1145/320, Aleppo 2 novembre 1934, Rossi al<br />
Sottosegretariato per la Stampa e Propaganda<br />
32<br />
ACS, M<strong>in</strong>culpop, DGPE, B.198, F. “Siria 1934”, Tel. 902912/17, Roma 16 novembre 1934, Ciano a Lessona<br />
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