politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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Il console si lanciava qu<strong>in</strong>di nella spiegazione della “fatalità storica” della successione<br />
dell’Italia alla Francia, <strong>in</strong> base a una serie di cliché tipicamente fascisti: l’<strong>in</strong>debita <strong>in</strong>trusione<br />
dell’Inghilterra “non mediterranea” nel “mare nostrum”, l’aff<strong>in</strong>ità fra la mentalità araba e<br />
quella “greco-lat<strong>in</strong>a”, la religione cristiana (per quanto riguardava il Libano), e la vic<strong>in</strong>anza<br />
geografica dell’Italia con l’Oriente. La graduale «azione di penetrazione e di espansione»<br />
andava portata avanti <strong>in</strong> quattro campi: il primo era quello della stampa e <strong>propaganda</strong>, che<br />
doveva permettere di far conoscere la «forza creatrice morale e materiale» dell’Italia <strong>fascista</strong><br />
ai <strong>siria</strong>ni, e contrastare le voci ostili diffuse dai francesi. Vi erano poi l’attività scolastica e<br />
culturale, quella economica, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la navigazione e il turismo. Concludeva qu<strong>in</strong>di<br />
enfaticamente:<br />
Oltre c<strong>in</strong>que anni di vita vissuta <strong>in</strong> questo paese con uno studio appassionato ed attento di tutte le sue<br />
svariate possibilità, mi danno il diritto di affermare che la Siria rappresenta come una “terra promessa”<br />
per l’Italia per una espansione <strong>politica</strong> e morale, economica, umana.<br />
Non bisogna perderla.<br />
S<strong>in</strong>o ad oggi abbiamo lavorato qui con mezzi limitatissimi e con una visione non ben chiara e non ben<br />
determ<strong>in</strong>ata delle precise f<strong>in</strong>alità che si volevano raggiungere. Nè poteva essere altrimenti, perché la<br />
situazione generale era ancora <strong>in</strong>certa ed il nostro momento non era ancora giunto. Agire prima poteva<br />
significare forzare gli eventi senza forse riuscire a piegarli e poteva determ<strong>in</strong>are una reazione contraria.<br />
Oggi la situazione è limpida e l’ora è la migliore per noi.<br />
L’Italia può tutto osare <strong>in</strong> Siria e tutto ottenere perché la Siria cerca oggi il suo nuovo padrone che la<br />
salvi 211 .<br />
Secondo De Cicco, l’attività propagandistica, da quella scolastica alle conferenze, f<strong>in</strong>o alle<br />
proiezioni c<strong>in</strong>ematografiche, doveva essere estesa anche al di fuori di Beirut, a Damasco,<br />
Aleppo e Tripoli, dove essa era stata, f<strong>in</strong>ora, meno capillare. Tale attività non era per nulla<br />
cont<strong>in</strong>gente e legata alle frizioni con la Francia, ma anzi era «una realtà <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o» che<br />
aveva superato le <strong>in</strong>iziali difficoltà, il cui progredire «non è più che un problema di costanza e<br />
mezzi. Si può e si deve ora battere <strong>in</strong> pieno, con un più ampio respiro, senza preoccupazioni,<br />
senza timidezze. Se si vuole scendere al paragone guerriero, si può dire che dal prudente<br />
aggiramento tattico si deve oggi passare all’attacco frontale, aperto e ord<strong>in</strong>ato». La «pesante<br />
secolare penetrazione culturale francese» non era un ostacolo <strong>in</strong>sormontabile, perché, come<br />
voleva l’ortodossia <strong>fascista</strong>, «la cultura francese com<strong>in</strong>cia a cadere a brandelli perché è<br />
rimasta statica, vecchia, perché non ha saputo e non sa r<strong>in</strong>novarsi. Queste popolazioni giovani<br />
che si affacciano alla vita moderna con un formidabile ardore di desideri e di passioni, non<br />
trovano più un’eco spirituale nella cultura francese. Battono contro una cosa morta chiusa <strong>in</strong><br />
una tomba sorda». Viceversa, l’Italia nuova esercitava già un potente fasc<strong>in</strong>o verso le<br />
popolazioni locali: «il giorno <strong>in</strong> cui l’Italia forzerà i toni della sua azione e si farà conoscere <strong>in</strong><br />
tutto lo splendore della sua r<strong>in</strong>ascita, quel giorno qualsiasi resistenza del vecchio mondo sarà<br />
<strong>in</strong>utile e vana contro l’irrompere fresco delle nostre giovani forze» 212 .<br />
Nel maggio 1934 il console tornava sull’argomento, approfittando di un articolo apparso su<br />
La Syrie, nel quale veniva rilevato che la l<strong>in</strong>gua e il pensiero francese stavano perdendo<br />
diffusione, soprattutto tra i giovani. In particolare, a causa della la forte <strong>in</strong>fluenza<br />
dell’Università Americana a Beirut, questi ultimi parlavano quasi tutti <strong>in</strong>glese, ed erano<br />
imbevuti di cultura anglo-sassone; un fatto del quale i britannici approfittavano, nel Vic<strong>in</strong>o<br />
Oriente, pur non avendovi alcun merito. Ciò confermava la sua idea di una “lotta per la<br />
successione”, nella quale l’Italia era favorita, non solo per le note argomentazioni storiche e<br />
morali, ma perché essa «si presenta come la nazione più adatta a succedere alla Francia anche<br />
e soprattutto perché è la sola capace di offrire a popoli che si riaffacciano alla vita un’idea ed<br />
211 ASMAE, AP, Siria 10, Tel. 1825/556, Beirut 8 novembre 1933, De Cicco al MAE<br />
212 ASMAE, AP, Siria 7, Tel. 1893/585, Beirut 21 novembre 1933, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />
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