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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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xenofobi, che sfruttavano i pregiudizi antioccidentali della popolazione per i loro scopi<br />

politici 197 . Questa visione cambiò solo quando apparve chiaro che il Blocco Nazionale<br />

costituiva l’unica forza <strong>politica</strong> <strong>in</strong> grado di riscuotere un consenso maggioritario.<br />

Secondo Caruso, console a Damasco, la Francia aveva un vero <strong>in</strong>teresse soltanto per il<br />

Libano, la parte più sviluppata della regione; «il resto della Siria si potrebbe dire dest<strong>in</strong>ato alla<br />

<strong>politica</strong> passiva, se non dell’abbandono, ciò che è confermato dal fatto che molto si è parlato,<br />

specialmente nel 1927, 1928, della possibilità che la Francia r<strong>in</strong>unciasse alla sua funzione di<br />

tutela sulla Siria e dai tentativi fatti lo scorso anno [1933] per giungere alla stipula di un<br />

accordo per por term<strong>in</strong>e al Mandato». Il «peso morto» <strong>siria</strong>no non poteva essere però<br />

semplicemente abbandonato, poiché esso poteva costituire un pericolo per la sicurezza del<br />

Libano, e se fosse caduto sotto l’<strong>in</strong>fluenza di una diversa potenza straniera, si sarebbero<br />

alterati gli equilibri politici del Vic<strong>in</strong>o Oriente. Ecco perché la Francia aveva cercato <strong>in</strong> ogni<br />

modo di frammentare la Siria <strong>in</strong> tanti piccoli stati, possibilmente <strong>in</strong> lotta fra loro; tuttavia,<br />

questa <strong>politica</strong> non aveva dato, per ora, risultati significativi 198 .<br />

Nel 1933 l’Italia aveva ormai preso atto che la cessione del Mandato, o di una parte di<br />

esso, era impraticabile, non solo per l’<strong>in</strong>transigenza francese, ma a causa dell’opposizione<br />

della popolazione e dei leader locali. Inoltre, non era più possibile neppure chiedere il rispetto<br />

della lettera del Mandato e la sua cont<strong>in</strong>uazione, una posizione ormai superata dalle trattative<br />

franco-<strong>siria</strong>ne, e che avrebbe pregiudicato irrimediabilmente i rapporti dell’Italia con il<br />

mondo arabo. L’unica strada percorribile, qu<strong>in</strong>di, era il sostegno alle rivendicazioni<br />

nazionaliste più avanzate, allo scopo di impedire che la Francia mantenesse delle posizioni di<br />

vantaggio nel Levante. Gli <strong>in</strong>teressi politici dell’Italia e del nazionalismo <strong>siria</strong>no venivano<br />

dunque a co<strong>in</strong>cidere.<br />

Gli arabi si rivelavano sempre più un soggetto politico attivo, di cui si doveva<br />

<strong>in</strong>evitabilmente tener conto nel portare avanti una <strong>politica</strong> mediterranea. Questa situazione<br />

poneva l’Italia di fronte a nuove opportunità, ma anche a nuovi rischi. Gli arabi potevano<br />

essere oggetto di una <strong>propaganda</strong> <strong>politica</strong> e ideologica di nuovo tipo, allo scopo di realizzare<br />

un’alleanza <strong>in</strong> vista di obiettivi comuni, mentre f<strong>in</strong>o a questo momento si era cercato perlopiù<br />

di <strong>in</strong>graziarsi la popolazione musulmana attraverso istituzioni benefiche, scuole ed ospedali,<br />

senza mai co<strong>in</strong>volgerla <strong>in</strong> questioni politiche. Tuttavia, un mutamento di strategia di questo<br />

genere poneva gli italiani di fronte a numerose <strong>in</strong>cognite; vi era il rischio di <strong>in</strong>coraggiare gli<br />

arabi a liberarsi def<strong>in</strong>itivamente di ogni forma di presenza europea, il che contrastava con gli<br />

obiettivi della <strong>politica</strong> estera <strong>fascista</strong>. Mussol<strong>in</strong>i era molto cauto <strong>in</strong> tal senso, e si era già<br />

espresso contro l’<strong>in</strong>coraggiamento al nazionalismo egiziano nel 1926, per timore che ciò<br />

m<strong>in</strong>acciasse la stabilità della Libia, e la <strong>politica</strong> italiana nel mondo musulmano 199 .<br />

Anche la diffusione dell’<strong>in</strong>teresse per il fascismo nel mondo musulmano, un fenomeno<br />

apparentemente spontaneo 200 , non provocava il genu<strong>in</strong>o entusiasmo dei rappresentanti italiani:<br />

cosa sarebbe successo, <strong>in</strong>fatti, se gli arabi fossero divenuti ultra-nazionalisti? Nell’ottobre<br />

1933, il console a Beirut, De Cicco, manifestava chiaramente i suoi timori <strong>in</strong> tal senso.<br />

Mussol<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>formato riguardo ad un articolo, comparso su al-Jamiʻa al-Islamiyya di Giaffa,<br />

nel quale si parlava della diffusione delle idee fasciste nell’Oriente arabo, aveva chiesto<br />

ragguagli ai consolati di Damasco, Beirut e Aleppo. De Cicco rispose smentendo che alcun<br />

movimento nazionalista a Damasco avesse ord<strong>in</strong>ato lo studio dell’ord<strong>in</strong>amento <strong>fascista</strong>, e<br />

tanto meno che fosse stata decisa la fondazione di un partito <strong>fascista</strong>. D’altra parte, era<br />

<strong>in</strong>negabile che molti giovani, impegnati <strong>in</strong> <strong>politica</strong>, erano attratti dalle idee del movimento<br />

<strong>fascista</strong> e cercavano «di studiarlo, di capirlo, di adattarlo alle necessità del loro paese». La<br />

197 ASMAE, AP, Siria 3, Tel. 1076/302, Beirut 27 settembre <strong>1932</strong>, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

198 ASMAE, AP, Siria 9, Tel. 676/164, Damasco 23 maggio 1934, Caruso al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

199 N. Arielli, Fascist Italy and the Middle East, cit., p. 24<br />

200 Lo notava con soddisfazione, ad esempio, Ettore Rossi nel saggio “Il Fascismo nel Vic<strong>in</strong>o Oriente”, <strong>in</strong><br />

Gerarchia, Ottobre <strong>1932</strong>, pp. 843-847<br />

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