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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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Hilmi. Gli italiani non erano entusiasti neppure di questa possibilità: come scrisse Cantalupo<br />

dal Cairo, se ‘Abbas avesse avuto la corona di Siria, ciò avrebbe consolidato la posizione<br />

francese nel Levante, e favorito <strong>in</strong>oltre il miglioramento dei rapporti franco-turchi 176 . Ma<br />

visto che ‘Abbas Hilmi, nel 1934, sembrava essere ancora un probabile candidato, gli italiani<br />

cercarono di tenersi <strong>in</strong> buoni rapporti con lui, e gli concessero il permesso di soggiornare <strong>in</strong><br />

Italia. La notizia mandò su tutte le furie Re Fu’ad d’Egitto 177 , che poco tempo prima aveva<br />

chiesto all’Italia di schierarsi apertamente contro la candidatura dell’ex Khedivè. Fu’ad, oltre<br />

ad essere generalmente preoccupato dall’idea che un altro paese arabo potesse divenire<br />

<strong>in</strong>dipendente prima del suo, non tollerava che un esponente della d<strong>in</strong>astia di Mohammed Ali<br />

prendesse il potere <strong>in</strong> uno stato arabo 178 . L’episodio mostrava come occorresse, nei rapporti<br />

con i diversi leader e governanti del Vic<strong>in</strong>o Oriente, la massima prudenza ed equilibrio. Gli<br />

italiani cont<strong>in</strong>uarono a seguire le mosse di ‘Abbas Hilmi a distanza, all’<strong>in</strong>circa f<strong>in</strong>o al 1935 179 ,<br />

quando l’ipotesi di una monarchia <strong>siria</strong>na perse def<strong>in</strong>itivamente consistenza.<br />

Rapporti più stretti e cordiali vennero stretti con un altro candidato al trono di Siria, ovvero<br />

‘Ali, ex re dell’Hijaz, fratello di Faysal e Abdallah. I contatti degli italiani con ‘Ali, <strong>in</strong> realtà,<br />

non furono allacciati <strong>in</strong> relazione alla questione del trono di Siria. Nel febbraio 1933, ‘Ali<br />

chiese, tramite il console a Baghdad, Porta, l’appoggio dell’Italia per riprendere le armi contro<br />

Ibn Saud e riconquistare l’Hijaz. Ma il MAE, considerata sia la posizione secondaria di ‘Ali<br />

all’<strong>in</strong>terno della sua famiglia, e ritenendo di non avere alcun <strong>in</strong>teresse a favorire il ritorno al<br />

trono di un Hashimita, ord<strong>in</strong>ò a Porta di non prendere impegni. Al massimo, il console<br />

avrebbe potuto esprimere, a titolo esclusivamente personale, il suo favore per le aspirazioni di<br />

‘Ali, per <strong>in</strong>coraggiare ulteriori contatti, e cont<strong>in</strong>uare ad avere notizie sulle sue <strong>in</strong>tenzioni 180 .<br />

Poco tempo dopo ‘Ali, che doveva recarsi <strong>in</strong> Europa, espresse l’<strong>in</strong>tenzione mettersi <strong>in</strong> contatto<br />

direttamente con il governo italiano, per esprimere personalmente le sue richieste. Il M<strong>in</strong>istero<br />

degli Esteri, per prudenza, scelse di evitare contatti diretti con l’ex sovrano, ma decise di<br />

affidare a Romolo Tritonj, ex console a riposo, il compito di avere dei colloqui non ufficiali<br />

con lui. In tre diverse occasioni, tra la f<strong>in</strong>e di giugno e i primi di luglio 1933, Tritonj si<br />

<strong>in</strong>contrò con ‘Ali, alla presenza del traduttore Emilio Luciano. Il MAE gli aveva ord<strong>in</strong>ato di<br />

tenersi nel vago, senza assumere impegni di alcun genere, e di sondare eventuali “disposizioni<br />

favorevoli” di ‘Ali verso l’Italia. L’ex re dell’Hijaz chiese al governo italiano un prestito di<br />

50.000 sterl<strong>in</strong>e, che avrebbe speso per acquisti <strong>in</strong> Italia, e chiese che gli venissero fornite<br />

armi. Una volta ripreso il potere, oltre a restituire il prestito, avrebbe dato concessioni e<br />

facilitazioni agli italiani 181 . La risposta del MAE, riferita ad ‘Ali da Tritonj, fu che il momento<br />

non era considerato propizio per prendere impegni di questo genere. Di recente, due rivolte<br />

contro Ibn Saud erano fallite, dimostrando che il suo regno era abbastanza solido; e d’altra<br />

parte, l’Italia era legata a Ibn Saud da un trattato d’amicizia, per cui doveva essere prudente,<br />

mentre un prestito di tale entità sarebbe stato difficile da tenere segreto. ‘Ali venne tuttavia<br />

esortato a mantenere i contatti con il console Porta a Baghdad, perché il governo italiano era<br />

disposto a riconsiderare la questione, se le circostanze fossero mutate. La questione del trono<br />

di Siria venne discussa soltanto di passaggio; ‘Ali si disse disposto ad accettare la corona, se<br />

gessa li fosse stata offerta dai <strong>siria</strong>ni, ed era conv<strong>in</strong>to che sia i francesi che i britannici fossero<br />

ben disposti verso di lui. Ma la sua priorità, affermò, era la riconquista dell’Hijaz 182 .<br />

Proprio nel corso del 1933, la sua candidatura al trono di Siria sembrò divenire più forte. A<br />

maggio, sulla stampa araba si vociferava che l’imm<strong>in</strong>ente viaggio di Faysal <strong>in</strong> Europa dovesse<br />

176 ASMAE, AP, Siria 3, Tel. 209/81, Cairo 20 gennaio <strong>1932</strong>, Cantalupo al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Grandi<br />

177 ASMAE, AP, Siria 9, Tel. 334/124, Cairo 27 gennaio 1934, Pagliano al MAE<br />

178 ASMAE, AP, Siria 3, Tel. 44/12, Cairo 5 gennaio <strong>1932</strong>, Cantalupo al MAE<br />

179 ASMAE, AP, Siria 12, F.2, “Habbas Hilmi ex Kedive d’Egitto”<br />

180 ASMAE, AP, Siria 7, Tel. 607 r/26, Roma 6 aprile 1933, il MAE a Porta<br />

181 ASMAE, AP, Siria 7, Rapporto di Romolo Tritonj al m<strong>in</strong>istro degli Esteri Mussol<strong>in</strong>i, Roma 5 luglio 1933<br />

182 Ibidem<br />

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