politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)
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quotidiani di Beirut; al-Nida’ e al-Ahwal accusarono <strong>in</strong>nanzitutto quei libanesi che si<br />
prestavano a fare da strumento per la <strong>propaganda</strong> straniera, mentre al-Nahar osservò che<br />
l’Italia, dopo anni di sforzi, com<strong>in</strong>ciava a raccogliere qualche frutto dalla sua attività 154 . Il<br />
Lisan al-Hal si lamentò dell’<strong>in</strong>differenza della Francia, dichiarando tuttavia che la<br />
<strong>propaganda</strong> italiana non sarebbe mai riuscita ad ottenere la cessione del Mandato:<br />
evidentemente, nonostante tutte le smentite e rassicurazioni, questo era considerato ancora<br />
l’obiettivo fondamentale dell’Italia nel Levante 155 . L’immag<strong>in</strong>e dell’Italia <strong>fascista</strong> pagava<br />
anche il prezzo della cont<strong>in</strong>ua retorica sulle “braccia <strong>in</strong> eccesso” del paese, e della sua pretesa<br />
necessità di accedere a vasti territori da colonizzare e mettere a frutto. Secondo l’Alif Ba’ di<br />
Damasco, <strong>in</strong>fatti, un Mandato italiano avrebbe avuto come prima conseguenza l’arrivo <strong>in</strong><br />
Siria di flotte di immigranti proletari. Mentre non un solo lavoratore francese si era trasferito<br />
nel Levante f<strong>in</strong>o a quel momento, l’Italia aveva come unico scopo quello di esportare<br />
cent<strong>in</strong>aia di migliaia di persone nei paesi che conquistava, che avrebbero fatto concorrenza<br />
agli <strong>in</strong>digeni, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e li avrebbero sopravanzati numericamente. Secondo i francesi, tale era<br />
l’impopolarità della <strong>propaganda</strong> italiana che al-Bashir, organo dei gesuiti, aveva ritenuto<br />
opportuno dichiarare apertamente la completa estraneità del clero 156 .<br />
4.6 - La f<strong>in</strong>e del mandato: i timori italiani<br />
F<strong>in</strong>o al <strong>1932</strong>-1933, gli italiani si mostrarono <strong>in</strong>certi sulla l<strong>in</strong>ea da seguire rispetto al<br />
mandato e all’<strong>in</strong>dipendenza <strong>siria</strong>na: tale ambiguità era certamente dovuta al fatto che non si<br />
voleva abbandonare del tutto la possibilità di ottenere qualche compenso nel Levante. Il<br />
Governo di Roma rispose <strong>in</strong> maniera elusiva e balbettante, alle richieste dei nazionalisti di un<br />
sostegno più deciso alla loro causa, tra il 1928 ed il 1930 157 . L’eloquenza delle reazioni della<br />
stampa locale costr<strong>in</strong>se <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e gli italiani a lasciar cadere ogni aspirazione territoriale<br />
immediata, e a pensare ad una diversa strategia di penetrazione nel Levante. Così Mussol<strong>in</strong>i si<br />
trasformò <strong>in</strong> un sostenitore del nazionalismo <strong>siria</strong>no, e della causa dell’<strong>in</strong>dipendenza araba.<br />
F<strong>in</strong>o a quel momento, l’attività <strong>fascista</strong> nel Mandato era stata rivolta soprattutto a consolidare<br />
ed <strong>in</strong>quadrare la comunità italiana, per consolidare il prestigio del paese all’estero, mentre<br />
contemporaneamente si cercava di stabilire degli <strong>in</strong>teressi economici, e dei legami che<br />
potessero costituire la base per la futura rivendicazione di una zona di <strong>in</strong>fluenza o di altri<br />
privilegi. La logica che stava dietro a questa <strong>politica</strong> era eurocentrica e coloniale, dal<br />
momento che il Levante era considerato nulla più che un oggetto di contesa con la Francia.<br />
L’Italia aveva mal digerito la creazione dei mandati, giustamente conv<strong>in</strong>ta che sotto la<br />
facciata di un istituto imparziale, gestito per conto della S.d.N. e nell’<strong>in</strong>teresse primario dei<br />
popoli ad esso sottomessi, si nascondesse una nuova forma di colonialismo, e il tentativo di<br />
creare sfere di <strong>in</strong>fluenza permanenti, nel Vic<strong>in</strong>o Oriente, a vantaggio di Francia e Gran<br />
Bretagna. Ovviamente, l’opposizione dell’Italia non era rivolta tanto verso il mantenimento<br />
del controllo europeo nella regione, ma piuttosto contro la sua esclusione da tale controllo.<br />
F<strong>in</strong>o al pr<strong>in</strong>cipio degli anni Trenta, la <strong>politica</strong> italiana consistette dunque nell’esigere il<br />
rigoroso rispetto dei limiti dell’istituto del Mandato, denunciando ogni violazione del<br />
pr<strong>in</strong>cipio di uguaglianza fra i membri della S.d.N. per quanto riguardava, <strong>in</strong> particolare,<br />
154 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 527, N° 279, Beirut 18 agosto 1933, “Presse libanaise et syrienne du 6 au 12 Août<br />
1933”, il delegato generale dell’Alto Commissario al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Paul-Boncour<br />
155 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 527, N° 264, Beirut 25 agosto 1933, “Presse libanaise et syrienne du 6 au 13 Août<br />
1933”, il delegato generale dell’Alto Commissario al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Paul-Boncour<br />
156 LC, E-Levant, Syrie-Liban, 527, N° 293, Beirut 1 settembre 1933, “Presse libanaise et syrienne du 20 au 26<br />
Août 1933”, il delegato generale dell’Alto Commissario al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Paul-Boncour<br />
157 N. Arielli, Fascist Italy and the Middle East, cit., p. 24<br />
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