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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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130<br />

quotidiani arabi della Tunisia 120 . Ma per il console a Beirut, De Cicco, l’importanza del<br />

Comitato era assai scarsa. Esso si limitava a pubblicare qualche opuscolo e articolo antiitaliano<br />

di tanto <strong>in</strong> tanto, «per dar prova che esiste», e faceva distribuire i suoi libelli alla<br />

Mecca nel corso dei pellegr<strong>in</strong>aggi, durante i quali però «ogni anno i buoni pellegr<strong>in</strong>i sono<br />

rallegrati da una <strong>propaganda</strong> che non riguarda solo l’Italia ma tutte le Potenze che hanno<br />

sudditi musulmani nelle loro colonie» 121 . Secondo il console, al-Sa‘dawi non era altro che un<br />

piccolo truffatore di cui non sarebbe stato difficile comprare il silenzio. Secondo una sua<br />

sprezzante relazione, l’attività del «nucleo di fuoriusciti» libici a Damasco era svolta<br />

«pr<strong>in</strong>cipalmente se non unicamente dal Sadaui stesso». Al-Sa‘dawi si trovava <strong>in</strong> condizioni<br />

f<strong>in</strong>anziarie «tristissime» e viveva di espedienti e piccole truffe. «Una sua fonte di vita è<br />

proprio la sua attività antitaliana. Di tempo <strong>in</strong> tempo partecipa a riunioni e congressi islamici,<br />

redige opuscoli diffamatori che vengono di preferenza spediti alla Mecca <strong>in</strong> occasione di<br />

pellegr<strong>in</strong>aggi, scrive articoli per giornali di second’ord<strong>in</strong>e dell’uno o dell’altro paese<br />

d’Oriente e riesce, così, ad avere qualche soldo». Le autorità francesi ne tolleravano l’attività<br />

ma probabilmente non lo sussidiavano; i suoi <strong>in</strong>troiti venivano <strong>in</strong>vece dai vari «comitati di<br />

agitazione <strong>islamica</strong>». De Cicco considerava «il fenomeno el Sadaui» di relativa importanza,<br />

ma non di meno lo si sarebbe potuto elim<strong>in</strong>are con facilità, se si voleva. Innanzitutto, lo si<br />

poteva isolare dalla comunità libica, «cercando di raggruppare ed assistere i libici di<br />

Damasco», molti dei quali avevano passaporto italiano e potevano essere acquisiti «con un pò<br />

di <strong>propaganda</strong> e di opportuna assistenza». In secondo luogo, «el Sadaui, se lo si vuole, lo si<br />

compra. E se non si vuol comprarlo lo si rov<strong>in</strong>a moralmente». Data la sua propensione alle<br />

piccole truffe, il console pensava di trovare una persona di fiducia che si lasciasse «truffare o<br />

scroccare del denaro» per poi mandarlo <strong>in</strong> galera, o tenerlo <strong>in</strong> pugno con tale m<strong>in</strong>accia. De<br />

Cicco mostrava il massimo disprezzo per al-Sa‘dawi ed i personaggi come lui, def<strong>in</strong>endoli<br />

«piccoli ricattatori [...] <strong>in</strong> cerca dei soldi per sbarcare il lunario. Ma il cui veleno opera pur<br />

sempre sulle masse e nuoce» 122 . Tuttavia, al-Sa‘dawi avrebbe mostrato di essere un avversario<br />

più duro, e di statura morale più elevata, di quanto non pensasse De Cicco.<br />

Bernardo Barbiell<strong>in</strong>i Amidei, ex direttore de L’Avvenire Arabo, durante un viaggio di<br />

studio nel Levante compiuto attorno alla metà del 1933, raccolse delle <strong>in</strong>formazioni meno<br />

<strong>in</strong>generose. Secondo la sua relazione, al-Sa‘dawi riceveva saltuariamente sussidi dai francesi,<br />

che avevano anche assunto suo fratello come impiegato governativo; ma soprattutto era<br />

mantenuto dall’ex primo m<strong>in</strong>istro Ahmad Nami Bey, dall’attuale primo m<strong>in</strong>istro Taj al-D<strong>in</strong>, e<br />

da «Said Abd el Kader» 123 . I primi due, politici locali, avevano bisogno «di essere fatti<br />

oggetto di tempo <strong>in</strong> tempo, a qualche dimostrazione di simpatia», ma allo stesso tempo<br />

volevano mantenere un atteggiamento leale verso la Francia, e trovavano dunque «comodo<br />

farsi fare dimostrazione a spese dell’Italia. Così, siccome il Bascir Sadaui per la sua<br />

corporatura, per la sua <strong>in</strong>dole pseud[o] fanatica; per la sua <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione a stare sempre nei suk<br />

e nei caffé, si presta a questa funzione di capo agitatore, gli danno dei sussidi di tempo <strong>in</strong><br />

tempo perché tenga viva nei libici fuoriusciti la speranza di un ritorno trionfale <strong>in</strong> patria» 124 .<br />

Barbiell<strong>in</strong>i Amidei aveva <strong>in</strong>contrato personalmente Taj al-D<strong>in</strong>, desideroso di prendere contatti<br />

con gli italiani a seguito delle voci ricorrenti sulla cessione del mandato, e gli aveva chiesto<br />

che <strong>in</strong>tervenisse per far tacere al-Sa‘dawi. Taj al-D<strong>in</strong> si era mostrato disponibile, ma aveva<br />

chiesto <strong>in</strong> cambio che fosse sistemata la posizione dei libici <strong>in</strong> Siria senza passaporto 125 .<br />

120 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 912-124, Tunisi 18 gennaio 1933, Bombieri al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

121 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 177/71, Beirut 31 gennaio 1933, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

122 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 962/311, Beirut 14 giugno 1933, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i<br />

123 Il riferimento non è chiaro. Potrebbe trattarsi di ‘Abd al-Qadir al-Azm, membro di una delle famiglie più<br />

importanti di Damasco, ex m<strong>in</strong>istro delle F<strong>in</strong>anze nel governo di Ahmad Nami e <strong>in</strong>segnante nell’Università di<br />

Damasco: cfr. S. Moubayed, Steel and Silk, cit., pp. 247-428<br />

124 ASMAE, AP, Libia 7, Tel. 223907/491, Roma 8 agosto 1933, e Riservata <strong>in</strong> allegato<br />

125 Ibidem

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