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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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128<br />

nazioni più <strong>in</strong>teressate alla <strong>politica</strong> <strong>siria</strong>na, e potenziali alleate del nazionalismo arabo. Nel<br />

febbraio del <strong>1932</strong>, i servizi francesi segnalavano che i due consolati erano <strong>in</strong> strette relazioni<br />

con i nazionalisti di Aleppo, e ne <strong>in</strong>coraggiavano l’attività 104 . Hananu non aveva alcuna<br />

particolare predilezione per l’Italia <strong>–</strong> le proteste nazionaliste venivano sollevate <strong>in</strong> ogni sede<br />

possibile, e presso i rappresentanti di tutte le nazioni 105 <strong>–</strong> ma essa era certamente la potenza<br />

che contrastava con più decisione la <strong>politica</strong> mandataria della Francia, alla S.d.N. e nella<br />

Commissione dei Mandati. Nel febbraio del 1933, osservavano i francesi, si erano tenuti a<br />

tarda notte numerosi <strong>in</strong>contri fra il console italiano e diversi capi “estremisti”, nell’abitazione<br />

di Ibrahim Hananu, scelta per la prossimità al consolato, e perché <strong>in</strong> una zona poco<br />

frequentata della città 106 .<br />

4.4 - I fuoriusciti libici <strong>in</strong> Siria e il Comitato di Difesa di Tripoli-Barqa<br />

L’attività di <strong>propaganda</strong> <strong>in</strong> Siria era legata, oltre che alla <strong>politica</strong> di “espansione”<br />

dell’<strong>in</strong>fluenza italiana, anche alla <strong>politica</strong> coloniale libica. Dopo l’occupazione italiana della<br />

Libia, <strong>in</strong>fatti, molti libici si erano stabiliti <strong>in</strong> esilio <strong>in</strong> questo paese, prima del crollo<br />

dell’Impero Ottomano, e diversi di loro erano divenuti funzionari nell’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

pubblica 107 . L’avvento del fascismo aveva favorito una nuova ondata di emigrazione verso la<br />

Siria, e fra questi esuli vi era Bashir al-Sa‘dawi, giunto a Beirut dopo un breve periodo ad<br />

Alessandretta, e stabilitosi qu<strong>in</strong>di def<strong>in</strong>itivamente a Damasco 108 . Bashir al-Sa‘dawi aveva<br />

fatto parte del comitato esecutivo della Repubblica Tripol<strong>in</strong>a, ed assieme al fratello Nuri era<br />

stato condannato <strong>in</strong> contumacia dal tribunale speciale di Zawiya, mentre i loro beni erano stati<br />

confiscati 109 .<br />

A Damasco venne creata nel 1925 la più importante organizzazione di fuoriusciti, che<br />

agiva <strong>in</strong>izialmente <strong>in</strong> segreto, denunciando la <strong>propaganda</strong> <strong>fascista</strong> e raccogliendo fondi per la<br />

resistenza armata, e che uscì qu<strong>in</strong>di allo scoperto nel 1928. Nell’aprile del <strong>1932</strong> l’associazione<br />

assumeva il nome di Comitato per la Difesa di Tripoli e Barqa, che avrebbe mantenuto nel<br />

corso del decennio 110 . Bashir al-Sa‘dawi, presidente del Comitato, sarebbe stato il pr<strong>in</strong>cipale<br />

autore delle denunce contro la repressione <strong>in</strong> Libia, attraverso numerosi opuscoli di<br />

<strong>propaganda</strong> ed articoli sulla stampa araba. Come scrisse egli stesso, «non potendo più servire<br />

il proprio paese con le armi, lo faceva ora con la penna» 111 . Secondo un rapporto del 1933 del<br />

console a Damasco, al-Sa‘dawi aveva a suo tempo fatto richiesta al Consolato per<br />

sottomettersi al Governo Italiano e tornare <strong>in</strong> Libia, ma <strong>–</strong> avendo subord<strong>in</strong>ato la richiesta ad<br />

alcune condizioni per sé e per altri amici, presumibilmente riguardanti la restituzione dei beni<br />

e il ritorno nelle proprie abitazioni <strong>–</strong> aveva ricevuto risposta negativa; da allora non aveva più<br />

mostrato l’<strong>in</strong>tenzione di sottomettersi ed aveva costantemente portato avanti la <strong>propaganda</strong><br />

contro l’Italia 112 . I suoi pr<strong>in</strong>cipali collaboratori erano impiegati e funzionari di governo, <strong>in</strong><br />

carica o <strong>in</strong> pensione: ‘Umar Shanib, Tariq bey (?), Muhammad Naji al-Turki, al-Hadi Ra’is,<br />

Ahmad Bajiqani <strong>–</strong> e <strong>in</strong>segnanti <strong>–</strong> Kamil Ibn Shaykh Ali ‘Ayyad, Mansur Ibn Qadara, ‘Abd al-<br />

104<br />

CADN, Syrie-Liban, DP, 395, Information n° 873, Beirut 18 febbraio <strong>1932</strong><br />

105<br />

ASMAE, AP, Siria 4, Tel. 265/65, Aleppo 20 marzo <strong>1932</strong>, Giuriati al MAE<br />

106<br />

CADN, Syrie-Liban, DP, 395, N° 381, Damasco 20 febbraio 1933, f.to il capo della Sûreté Générale <strong>in</strong> Siria<br />

107<br />

A. Bald<strong>in</strong>etti, The Orig<strong>in</strong>s of the Libyan Nation, cit., pp. 61-62<br />

108<br />

Ivi, pp. 62-63; per un profilo biografico di Sa‘dawi cfr. Ivi, pp. 78-81<br />

109<br />

ASMAE, AP, Libia 8, Tel. 320/A91, Gedda 27 maggio 1931, Sollazzo al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Grandi<br />

110<br />

A. Bald<strong>in</strong>etti, The Orig<strong>in</strong>s of the Libyan Nation, cit., p. 77 e pp. 85-86<br />

111<br />

Angelo Del Boca, A un passo dalla forca. Atrocità e <strong>in</strong>famie dell’occupazione italiana della Libia nelle<br />

memorie del patriota Mohamed Fek<strong>in</strong>i, Bald<strong>in</strong>i Castoldi Dalai, Milano 2007, p. 223<br />

112<br />

ASMAE, AP, Libia 7, Tel 106/26, Damasco 3 febbraio 1933, il console Casto Caruso al m<strong>in</strong>istro degli Esteri,<br />

Mussol<strong>in</strong>i

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