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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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proprio dalla moglie, che voleva sposare il suo giovane amante, qu<strong>in</strong>di la sua <strong>in</strong>tegrità morale<br />

era assai dubbia 64 ; ma ciò non esclude che le lettere esistessero davvero.<br />

Tra dicembre 1930 e gennaio 1931, I francesi sostenevano di essere <strong>in</strong> possesso di una<br />

serie di documenti che dimostravano come il consolato italiano a Gerusalemme avesse<br />

concluso degli accordi con dei non meglio precisati nazionalisti «siro-arabi», ai quali erano<br />

stati promessi dei crediti importanti, da ottenere <strong>in</strong> cambio di vantaggi politici ed economici<br />

per l’Italia. Quali fossero i term<strong>in</strong>i precisi dell’accordo non era dato sapere, ma secondo i<br />

francesi esso riguardava con ogni probabilità l’opposizione al Mandato. Hajj Am<strong>in</strong> al-<br />

Husayni, presidente del Consiglio Superiore Islamico e Gran Mufti di Gerusalemme, aveva<br />

giocato un ruolo centrale nel negoziato, riguardo al quale Riyad al-Sulh a Beirut, e Fakhri al-<br />

Barudi a Damasco, erano stati tenuti costantemente <strong>in</strong>formati. L’accordo sembrava essere<br />

stato concluso con successo, sebbene da febbraio i francesi non avessero notizie certe.<br />

Appariva però s<strong>in</strong>tomatico il fatto che al-Nida’, giornale di Riyad al-Sulh, si fosse astenuto<br />

dal partecipare alla campagna di stampa contro l’azione italiana <strong>in</strong> Libia, circostanza che non<br />

si spiegava, se non <strong>in</strong> virtù dei rapporti di al-Sulh con il consolato italiano 65 .<br />

L’<strong>in</strong>izio dei rapporti fra il governo italiano e il Mufti di Gerusalemme viene solitamente<br />

fatto risalire all’<strong>in</strong>izio del 1933 66 , quando il console italiano De Angelis ebbe un colloquio<br />

con lui, a casa di un notabile musulmano, il quale aveva spontaneamente organizzato<br />

l’<strong>in</strong>contro. Ma lo stesso De Angelis, nel rapporto <strong>in</strong>viato a Mussol<strong>in</strong>i, accennava al suo<br />

proposito di «non lasciar cadere i rapporti ora riallacciati», aggiungendo: «è sempre stato mio<br />

pensiero che, nel riprendere le relazioni col Mufti, non avrebbe mai dovuto essere, <strong>in</strong> nessun<br />

caso, il Console d’Italia a recarsi per primo da lui» 67 . Dal tono del rapporto, si <strong>in</strong>tuisce che era<br />

stato il Mufti a troncare i rapporti con gli italiani, presumibilmente nel periodo delle proteste e<br />

dei boicottaggi contro le atrocità italiane <strong>in</strong> Cirenaica, nella primavera del 1931. Sembra<br />

perciò attendibile l’<strong>in</strong>formazione francese, secondo cui l’<strong>in</strong>izio dei rapporti fra gli italiani e<br />

Am<strong>in</strong> al-Husayni risaliva all’estate del 1930. A stabilirli sarebbe stato Hanna Mourkos,<br />

traduttore del consolato italiano a Gerusalemme; nello stesso periodo, durante un viaggio ad<br />

Amman, questi aveva avuto anche un colloquio con il segretario dell’emiro Abdallah,<br />

Muhammad al-Unsi. A partire da quel momento, il Comitato Siro-palest<strong>in</strong>ese presieduto da<br />

Am<strong>in</strong> al-Husayni era stato sovvenzionato dall’Italia, per opporsi ai mandati <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a e<br />

Siria. E sempre <strong>in</strong> questo periodo (il documento non specifica la data), i rappresentanti italiani<br />

a G<strong>in</strong>evra avevano preso contatto con Ihsan al-Jabiri e Shakib Arslan, i quali si erano recati <strong>in</strong><br />

viaggio a Roma. L’<strong>in</strong>contro non era andato però a buon f<strong>in</strong>e, secondo i francesi,<br />

probabilmente perché gli italiani non ritenevano utile compromettersi con «questi agitatori<br />

stabiliti a G<strong>in</strong>evra», preferendo rapporti diretti con i nazionalisti nel Levante. Sarebbe stata<br />

l’irritazione di Arslan per questo rifiuto a sp<strong>in</strong>gerlo a <strong>in</strong>traprendere la dura campagna, sulla<br />

stampa egiziana e libanese, contro il colonialismo italiano <strong>in</strong> Libia. Riyad al-Sulh, amico di<br />

Arslan e cognato di al-Jabiri, aveva dato mano libera alla campagna anti-italiana <strong>in</strong> Siria e<br />

Libano, che era sfociata <strong>in</strong> diverse manifestazioni a Beirut, Tripoli e Aleppo. Il console<br />

italiano a Gerusalemme aveva sp<strong>in</strong>to il Mufti a scrivere una lettera a Riyad al-Sulh perché<br />

facesse cessare la campagna, ma senza esito concreto. Solo dopo gli avvenimenti di Tripoli,<br />

64 Fawzi al-Ghazzi (1891-1929) era stato co-fondatore del Partito del Popolo di Shahbandar, con il quale aveva<br />

partecipato alla rivolta <strong>siria</strong>na del 1925. Fu poi tra i fondatori del Blocco Nazionale nel 1928, e presiedette alla<br />

stesura della prima costituzione <strong>siria</strong>na, rigettata dalle autorità francesi. Scampò alla condanna a morte nel 1927<br />

grazie ad un’amnistia, per essere assass<strong>in</strong>ato dalla moglie due anni dopo: S. Moubayed, Steel and Silk, cit., p.<br />

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65 CADN, Syrie-Liban, DP, 395, “Note. Relations des leaders nationalistes de Beyrouth avec leurs amis de<br />

l’extérieur et avec le Consulat d’Italie à Jérusalem”, Beirut 30 maggio 1931<br />

66 Fabei, Stefano, Una vita per la Palest<strong>in</strong>a. Storia di Hâjj Amîn al-Husaynî, Gran Mufti di Gerusalemme,<br />

Mursia, Milano 2003, p. 115; R. De Felice, Il fascismo e l’Oriente, cit., p. 29<br />

67 “Il Console Generale a Gerusalemme, De Angelis, al Capo del Governo e M<strong>in</strong>istro degli Esteri, Mussol<strong>in</strong>i”,<br />

Gerusalemme 4 maggio 1933, <strong>in</strong> DDI, 7° serie, Vol. XIII, 526, p. 587. Cfr. il Cap. 2, p. 53

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