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politica islamica e propaganda fascista in siria e libano (1932 – 1940)

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confessioni. Attorno ad esso si coagulava il sentimento nazionale libanese, poiché, <strong>in</strong><br />

particolare nella Grande Guerra, la sua figura era stata l’unica su cui la popolazione poté<br />

contare per trovare conforto morale e materiale. ‘Arida era dest<strong>in</strong>ato però, secondo il console<br />

italiano, a deludere le aspettative dei libanesi, perché non aveva la forza di opporsi alle<br />

autorità francesi o libanesi 59 . In realtà, nel giro di pochi anni, il nuovo Patriarca, al di là dei<br />

suoi <strong>in</strong>negabili difetti e della sua debolezza 60 , avrebbe dimostrato, se non altro, una<br />

determ<strong>in</strong>azione ben maggiore di quella che gli attribuiva De Cicco.<br />

4.3 - I primi rapporti con il nazionalismo <strong>siria</strong>no e Shakib Arslan<br />

Nonostante l’impegno profuso nell’organizzazione delle attività della comunità italiana a<br />

Beirut, e nel tentativo di <strong>in</strong>sidiare l’egemonia culturale e <strong>politica</strong> della Francia sui cristiani del<br />

Levante, i marg<strong>in</strong>i di manovra dell’Italia <strong>in</strong> Libano erano assai esigui. La creazione del<br />

“Grande Libano” era stata, scriveva Cataluccio nel 1939, il «capolavoro della diplomazia<br />

francese nel Levante» 61 ; coloro che ne avevano promosso la nascita, la comunità maronita<br />

<strong>in</strong>nanzitutto, erano consapevoli che la sopravvivenza della nazione libanese dipendeva<br />

fortemente dalla presenza e dalla protezione della Francia. Quest’ultima si era così assicurata<br />

una presenza stabile e duratura nel Levante, <strong>in</strong>debolendo allo stesso tempo la Siria, e<br />

allontanando la possibilità di una sua <strong>in</strong>dipendenza <strong>in</strong> tempi brevi. Gli italiani com<strong>in</strong>ciarono<br />

dunque a cercare sostegno fra gli scontenti del Libano, cioè tra i fautori dell’unità <strong>siria</strong>na, i<br />

nazionalisti arabi <strong>–</strong> <strong>in</strong> larga parte musulmani sunniti <strong>–</strong> seguendo <strong>in</strong> pratica una <strong>politica</strong><br />

unitaria per la Siria e per il Libano, e facendosi promotori di una Siria unitaria, forte, e<br />

soprattutto <strong>in</strong>dipendente dall’<strong>in</strong>fluenza francese.<br />

Nonostante la “<strong>politica</strong> <strong>islamica</strong>” del fascismo venisse varata, <strong>in</strong> maniera ufficiale, con il<br />

discorso di Mussol<strong>in</strong>i al Congresso degli Studenti Asiatici di Roma alla f<strong>in</strong>e del 1933, già a<br />

partire dalla f<strong>in</strong>e degli anni Venti vi erano stati diversi contatti segreti con i nazionalisti arabi,<br />

sebbene senza alcun esito concreto. Per l’esattezza, erano stati i nazionalisti <strong>siria</strong>ni, dopo la<br />

def<strong>in</strong>itiva soppressione della rivolta del 1925-27, a prendere contatto <strong>in</strong> diverse occasioni con<br />

gli italiani, chiedendo il loro appoggio. Gli italiani avevano mostrato <strong>in</strong>teresse, ma era<br />

prevalsa la prudenza. Nonostante uno stato di «ribellione endemica» nel Levante fosse<br />

considerato positivo per gli <strong>in</strong>teressi dell’Italia nella regione, e nel luglio 1928 i consolati<br />

italiani <strong>in</strong> Siria avessero avuto ord<strong>in</strong>e di favorire, con discrezione, l’attività nazionalista e il<br />

malcontento popolare verso la Francia, Mussol<strong>in</strong>i rifiutò di fornire aiuti concreti ai<br />

nazionalisti, anche se raccomandò di non recidere i contatti 62 . Nel 1929, i francesi avevano<br />

raccolto delle <strong>in</strong>formazioni a proposito di contatti avvenuti fra i nazionalisti del Blocco e il<br />

consolato italiano a Beirut. A quanto pare, la vedova di Fawzi al-Ghazi era <strong>in</strong> possesso di<br />

alcune lettere, nelle quali il console De Cicco aveva suggerito ai nazionalisti di chiedere la<br />

cessione del Mandato dalla Francia all’Italia, promettendo che l’Italia non avrebbe mai<br />

dimenticato chi lavorava al suo servizio. I nazionalisti, dopo avere saputo che la donna<br />

<strong>in</strong>tendeva consegnare le lettere ai francesi per ottenerne <strong>in</strong> cambio qualche favore, avevano<br />

<strong>in</strong>caricato Hasan Effendi Ghazzawi di aiutarla, e di cercare di ottenere <strong>in</strong> cambio le lettere<br />

compromettenti 63 . Difficile dire se queste voci erano attendibili; al-Ghazi era stato avvelenato<br />

59 ASMAE, AP, Siria 4, Tel. (66/31?), Beirut 26 gennaio <strong>1932</strong>, De Cicco al m<strong>in</strong>istro degli Esteri, Grandi<br />

60 Cfr. M. Zamir, Lebanon’s Quest, cit., p. 121<br />

61 F. Cataluccio, Storia del nazionalismo arabo, cit., p. 173<br />

62 G. Carocci, La <strong>politica</strong> estera dell’Italia <strong>fascista</strong>, cit., p. 204<br />

63 CADN, Syrie-Liban, DP, 395, “Notes secrètes”, Beirut 30 novembre 1929<br />

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